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Cultura e spettacolo

“Uno sguardo più in là†- Un libro per riflettere sul rispetto delle culture altri, fuori e dentro il nostro Paese

Giovedì 07 Ottobre 2010 10:22


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Uno sguardo più in là, il libro di Francesca Bellino Nel volume “Uno guardo più in là†Francesca Bellino raccoglie parte delle sue cronache di viaggio in luoghi caratterizzati da esperienze di pluralità culturale, etnica e religiosa tra Oriente e Occidente inaugurando la collana “I reportage di 4ARTS†pubblicata in coedizione da Aram e Betmultimedia (13 euro).

Le minoranze cristiane in India e in Siria, i russi di New York, i berberi di Matmata, gli ebrei di Buenos Aires, i tangueros norvegesi, la festa delle luci in Thailandia, la battaglia del vino in Spagna, il ramadÄn a Tunisi, l’aborto selettivo in Cina, India e Pakistan, esplorazioni estreme sul Monte Sinai, fino alla scoperta dell’America di Ennio Morricone, alla Pisa di Keith Haring, alla Potenza di Vito Riviello, ai paesaggi sardi visti dal treno “suonante†di Paolo Fresu, alle storie dell’ashram di Cisternino, dei Templari in Basilicata e del presente globalizzato di quartieri italiani come San Salvario a Torino e l’Esquilino a Roma sono alcuni dei temi trattati nel libro.

“Si viaggia per varcare nuove frontiere, per poggiare lo sguardo più in là e per lasciarsi cambiare dagli incontri e si scrive per restituire al mondo meraviglia o sdegno, stupore o indignazione. Il tutto in un processo infinito: non si smette mai di viaggiare†scrive l’autrice che in ogni viaggio ascolta, conosce, ricostruisce filologicamente e traduce –nell’accezione più nobile dell'arte della traduzione- i territori in cui s'addentra, così da renderli comprensibili senza “tradirli†con un metodo che esclude ogni prospettiva convenzionale e ogni visione frontale.

“Nei suoi reportage narrativi la scrittrice non rifà il verso alla letteratura ma ne utilizza sapientemente alcuni peculiari strumenti: la conoscenza attraverso una prospettiva 'altra', spesso a partire da un dettaglio minimo; l'uso 'poetico' d'una scrittura che, muovendo dall'asciuttezza del dato di cronaca, ne ridisegna la complessità, la densità, conferendogli vita, voce, forma anche attraverso un'attenta e paziente operazione di accordatura tra l'oggetto stesso e la parola che deve esprimerlo; infine la costruzione di efficaci dialoghi con la gente del luogo, che oltre a vivacizzare il racconto e passare preziose indicazioni senza la mediazione autoriale, rafforzano l'idea-guida di questa raccolta, che la conoscenza avviene attraverso l'ascolto dell'Altroâ€. Daniela Carmosino

 

Al Giffoni Film Festival il cortometraggio 'Il pallone rosso' tratto da un racconto di Alfonso Gatto

Mercoledì 28 Luglio 2010 09:49

Cortometraggio il pallone rosso Martedì 27 luglio, nell’ambito del Giffoni Film Festival - sezione Verso sud – è stato proiettato il corto (14’, 38’’) Il pallone rosso, liberamente tratto da Il bambino Golia di Alfonso Gatto. Il video è stato girato a Salerno, prevalentemente nei luoghi gattiani del Centro Storico ed è stato interpretato da ragazzi che lo abitano. Sceneggiatura e regia di Attilio Bonadies e Mario Guarini direttore della fotografia Davide Scannapieco, montaggio di Luca De Marco sulle splendide musiche di Fiumanò Domenico Violi.
Riceviamo e volentieri pubblichiamo la nota del critico teatrale di InscenaOnline Francesco Tozza.


Sognava di volare, Alfonso Gatto:

il volo della poesia, per sfuggire alla realtà?

“Nasciamo dalla nostra memoria, stupiti, […] a distinguere le cose nel lento sguardo, a ritrovarle insistentemente prima di poterle chiamare con un nomeâ€: sembra una dichiarazione di poetica cinematografica, gettata lì a sottolineare la prevalenza dello sguardo (filmico) sulla parola (poetica); sono, invece, frasi di un poeta (Alfonso Gatto) che, comunque, prestò il volto e la sua penna alla decima musa, e alla poesia – alla letteratura in genere – riconobbe la straordinaria capacità ritentiva della memoria, il suo perenne affondo nella “matrice del ricordoâ€, per immobilizzare  il flusso vitale (o almeno tentare di farlo), sottraendolo all’indistinzione preformale; ottenendone, tuttavia, solo relitti di gesti e parole, atomi di un tutto in perenne dispersione.

La letteratura, qui, parte svantaggiata: la scrittura è stabile e stabilizza; “la parola, che è sempre generale, ha sempre già mancato la cosa nominata†– sottolineava acutamente Blanchot, senza nulla togliere all’infinito intrattenimento che essa offre, all’insensato gioco di scrivere. Il cinema, forse, ha dalla sua qualcosa in più: la possibilità di un confronto più immediato, di un rapporto fattivo con il reale, senza ridondanze o ingorghi lessicali, con una sintassi più sobria, che – in apparenza almeno – rinuncia a  riprodurre una visione interiore. Non a caso la scrittura di Gatto si è lasciata caratterizzare da una progressiva (anche se non continua o rettilinea) scarnificazione prosastica, un abbandono del livello lirico a favore del narrativo, un’immersione nei generi misti e – se si tengono presenti i suoi manoscritti – il continuo ricorso a sforbiciature, furiosi tagli, colpi di penna blu, preceduti da categorici “No†che l’avvicinano al montaggio cinematografico, di cui è nota la concisione stilistica rispetto ai materiali di partenza (ma anche la molteplicità delle costruzioni possibili rispetto ad essi).

La scrittura (non soltanto quella del poeta salernitano, ovviamente) prende atto, così, anche dei suoi limiti, del suo inutile, oltre che impossibile, inseguimento della vita (“o si vive o si scrive†– ripeteva giustamente Pirandello!), dell’eccessivo credito che si finisce col dare alla propria energia creativa nel presentarla come fonte di verità. Non resta che porgerla come viaggio verso il mistero, avventura di una memoria immaginaria, sogno di un volo verso un’altra realtà, indeterminata e comunque tutta da ricostruire, sempre. Solo la poesia (questa volta sì) e l’arte in genere possono offrircela; proprio come il palloncino rosso del piccolo Golia (Mattia): desiderio inespresso e inappagato di un imprescindibile altrove, che lo schermo della finzione artistica (in questo caso - sulle belle musiche di Fiumanò Domenico Violi - seduttivamente offerto ai nostri occhi da Attilio Bonadies e Mario Guarini ed il loro appassionato team di collaboratori e interpreti) rende per pochi minuti possibile, addirittura visibile (potenza del cinema!), in un cielo che resta comunque “senza risposteâ€.

Francesco Tozza
Critico teatrale di InscenaOnline

IL VIDEO DI PRESENTAZIONE DEL CORTOMETRAGGIO

Martedì 27 luglio, nell’ambito del Giffoni Film Festival - sezione Verso sud – è stato proiettato il corto (14’, 38’’) Il pallone rosso, liberamente tratto da Il bambino Golia di Alfonso Gatto. Il video è stato girato a Salerno, prevalentemente nei luoghi gattiani del Centro Storico ed è stato interpretato da ragazzi che lo abitano. Sceneggiatura e regia di Attilio Bonadies e Mario Guarini. 

Sognava di volare, Alfonso Gatto:

il volo della poesia, per sfuggire alla realtà? 

“Nasciamo dalla nostra memoria, stupiti, […] a distinguere le cose nel lento sguardo, a ritrovarle insistentemente prima di poterle chiamare con un nomeâ€: sembra una dichiarazione di poetica cinematografica, gettata lì a sottolineare la prevalenza dello sguardo (filmico) sulla parola (poetica); sono, invece, frasi di un poeta (Alfonso Gatto) che, comunque, prestò il volto e la sua penna alla decima musa, e alla poesia – alla letteratura in genere – riconobbe la straordinaria capacità ritentiva della memoria, il suo perenne affondo nella “matrice del ricordoâ€, per immobilizzare  il flusso vitale (o almeno tentare di farlo), sottraendolo all’indistinzione preformale; ottenendone, tuttavia, solo relitti di gesti e parole, atomi di un tutto in perenne dispersione. La letteratura, qui, parte svantaggiata: la scrittura è stabile e stabilizza; “la parola, che è sempre generale, ha sempre già mancato la cosa nominata†– sottolineava acutamente Blanchot, senza nulla togliere all’infinito intrattenimento che essa offre, all’insensato gioco di scrivere. Il cinema, forse, ha dalla sua qualcosa in più: la possibilità di un confronto più immediato, di un rapporto fattivo con il reale, senza ridondanze o ingorghi lessicali, con una sintassi più sobria, che – in apparenza almeno – rinuncia a  riprodurre una visione interiore. Non a caso la scrittura di Gatto si è lasciata caratterizzare da una progressiva (anche se non continua o rettilinea) scarnificazione prosastica, un abbandono del livello lirico a favore del narrativo, un’immersione nei generi misti e – se si tengono presenti i suoi manoscritti – il continuo ricorso a sforbiciature, furiosi tagli, colpi di penna blu, preceduti da categorici “No†che l’avvicinano al montaggio cinematografico, di cui è nota la concisione stilistica rispetto ai materiali di partenza (ma anche la molteplicità delle costruzioni possibili rispetto ad essi). La scrittura (non soltanto quella del poeta salernitano, ovviamente) prende atto, così, anche dei suoi limiti, del suo inutile, oltre che impossibile, inseguimento della vita (“o si vive o si scrive†– ripeteva giustamente Pirandello!), dell’eccessivo credito che si finisce col dare alla propria energia creativa nel presentarla come fonte di verità. Non resta che porgerla come viaggio verso il mistero, avventura di una memoria immaginaria, sogno di un volo verso un’altra realtà, indeterminata e comunque tutta da ricostruire, sempre. Solo la poesia (questa volta sì) e l’arte in genere possono offrircela; proprio come il palloncino rosso del piccolo Golia (Mattia): desiderio inespresso e inappagato di un imprescindibile altrove, che lo schermo della finzione artistica (in questo caso seduttivamente offerto ai nostri occhi da Attilio Bonadies e Mario Guarini ed il loro appassionato team di collaboratori e interpreti) rende per pochi minuti possibile, addirittura visibile (potenza del cinema!), in un cielo che resta comunque “senza risposteâ€.

                                                                    Francesco Tozza

                                                     Critico teatrale di ()        
 

Giorgia e Gianna: due "Amiche per la vita"

Domenica 25 Luglio 2010 13:27

Gianna Nannini e Giorgia Era il 21 giugno 2009. Erano alle prove dello show di beneficienza organizzato da Live Nation a S. Siro (MIlano): Gianna Nannini e Giorgia si  incontrarono su quel palco con altre decine di cantanti, tutte donne, chiamate e volute dalla Pausini, per una raccolta fondi (tramite la sola  vendita dei biglietti) destinati ai terremotati abruzzesi. I fondi, infatti, raccolti dalle "Amiche per L'Abruzzo" sono serviti: alla ricostruzione della scuola De Amicis dell’Aquila e all’organizzazione «Aiutiamoli a vivere» di don V. Della Sala...Ma quel giorno pero' nacque di piu' : l'empatia, l'amicizia profonda e l'intesa artistica tra Giorga e Gianna. Da li', dalla vera amicizia tra due donne, nasce  in G. Nannini l'ispirazione per il brano "Salvami": un duetto tra le due cantanti che rappresenta " un dialogo tra due amiche, una che soffre e l'altra che la conforta e le dà consigli...". La canzone che adesso sentiamo spesso... non solo e' un inno alla solidarita' e all'amicizia tra donne, quella vera, pulita, franca..., ma una sferzata di energia e positivita'...

Ky News




 

AGEROLA WORLD MUSIC FESTIVAL 2010

Mercoledì 21 Luglio 2010 13:07

agerola world music festival        THE WORLD MUSIC FESTIVAL


Tre giorni di musica, prodotti tipici e cultura ad Agerola (NA) per questa fine di luglio. Si parte venerdì 23 luglio con la festa del pane e della tradizione agerolese e la musica di: Gruppo Folk Città di Agerola - Megaridea - Paranza Vibes.

Si prosegue sabato 24 con un'escursione tra borghi e campi organizzata da Fie Agerola, un pomeriggio dedicato alla conoscenza della musica folk e una serata musicale in compagnia di La Zurda - Funky Puschertz.

Mentre domenica 25 gli amanti del trekking, sempre accompagnati dagli esperti escursionisti di FIE Agerola, potranno percorrere l'antica mulattiera Agerola - Positano. Chiude la tre giorni di musica Enzo Avitabile e i Bottari di Portico...



Eugenio Bennato l'anno scorso in concerto...

Per informazioni:

www.agerolawmf.it

www.proagerola.it

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Napoli Teatro Festival Rivoluzione e utopia

Lunedì 05 Luglio 2010 19:15

La repubblica di un solo giornoNapoli Teatro Festival

Rivoluzione e utopia

 Nell'incanto del Real Albergo dei poveri,"teatro d'eccezione" recuperato, per più di una rappresentazione, dal Teatro Festival come uno dei gioielli secenteschi più belli in assoluto, è andata in scena "la repubblica di un solo giorno" di Marco Baliani e Ugo Riccarelli e con la regia di Baliani.
Lo spettacolo (intenso e civilissimo) rientra nel progetto Fratelli di Storia dello stesso Baliani prodotto dal Teatro di Roma, in occasione del 150° anniversario dell'Unità d'Italia.
Il sogno di un'intera generazione di patrioti dura un solo giorno (18 luglio 1848) e muore con gran parte dei suoi giovani protagonisti (Mameli, Dandolo, Manara, Morosini) nelle strade di Roma riconquistate dalle truppe francesi. E'l'utopia  rivoluzionaria della Repubblica Romana  che fece nascere in Campidoglio la Costituzione Repubblicana, primo modello italiano per l'intero Occidente.
Una barricata innalzata al centro del palcoscenico è l'emblema della rivoluzione improvvisata e trascinante che coinvolge anche il popolo e spaventa i potenti. Tutto è in movimento ed il contagio rivoluzionario trascina verso un caos di esplosioni vitali e di urla liberatorie.
Sono lampi teatrali, come le sequenze delle battaglie e dei combattenti caduti in un susseguirsi di scontri e di pause, di volti e di voci, di storie e di canti di un'intensa coralità epica e drammatica.
Convincenti ed affiatati gli attori, lodevole il progetto da esportare nei feudi "padani" leghisti.

Attilio Bonadies 

 

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