7 - 14 - 21 - 28 di Rezza-Mastrella sarà in scena alla Galleria Toledo fino a Domenica 21
Venerdì 19 Novembre 2010 10:27
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E' con questa immagine del sette elevato in potenza che si presenta l'ultimo spettacolo della collaudata coppia Rezza-Mastrella alla Galleria Toledo di Napoli.
Lo storico spazio di Via Concezione a Montecalvario, nel cuore dei Quartieri Spagnoli, aperto alle più ardite sperimentazioni teatrali, musicali e cinematografiche, presenta una prima di tutto rispetto puntando sulle acrobazie ritmiche, verbali e facciali di Antonio Rezza. Questo inimitabile e funambolico artista attraversa da più di un ventennio teatro, cinema ed arti figurative in uno straordinario sodalizio con Flavia Mastrella che inventa, per lui e per il piacere dell'occhio, tridimensionali macchine di una civiltà numerica in declino e suggestivi oggetti scenici.
Sul fondo nero del palcoscenico esplodono i bianchi ed i rossi di stoffe arrotolate e pronte a fasciare corpi e volti di maschere sceniche diverse e dialetticamente conflittuali.
Rezza, di volta in volta, introduce la testa nei tagli dei tessuti colorati creando, con la sua inimitabile mimica facciale, personaggi di una storia frantumata e comicamente allucinata.
Lo svitato paranoico che appare nella prima scena dondolando sull'altalena tra smorfie e ghigni grotteschi sollecita già il numeroso pubblico di giovani fans della prima alla facile risata.
E' il trionfo del tragicomico che si manifesta attraverso monologhi (e talvolta dialoghi) surreali che prorompono tra reti, corde ed oggetti tridimensionali che si presentano con forme e volumi triangolari rivolti verso l'alto. Ma l'uomo che si muove sulla scena non guarda verso il cielo alla ricerca di un Dio che non c' è.  Anzi, talvolta, urla e strepita su una pedana oscillante con ritmo sempre più ossessivo, la sua condizione di alienato e sfruttato sulla terra. E la parola surreale e la mimica paradossale di un guitto sciolgono il dramma esistenziale dell' uomo contemporaneo in una sempre più incalzante comica del quotidiano.
Anche la bestemmia non ha nulla di blasfemo: la leggerezza è la cifra stilistica di un linguaggio di scena che procede fino all'esplosione del paradosso finale (in questo ritroviamo gli stilemi dei testi di Alessandro Bergonzoni e dei suoi surreali giochi di parole).
Antonio Rezza è uno straordinario animale da palcoscenico che introduce gradualmente in scena un alter-ego più giovane ed avvenente (il bravo Ivan Bellavista) che non ha il dono della parola ma un'esplosiva carica erotica esibita (in nudità ) con veloci e trasversali corse sul palco. E con il celeberrimo richiamo manzoniano "Si racconta che il principe di Sassonia" (Condé) ...l la scena finale dell'inseguimento del capriolo (Ivan) da parte del satiro cacciatore (Antonio) assume ritmi sempre più incalzanti e teatralmente suggestivi, con la compiaciuta esibizione di nudi maschili in una fiabesca rappresentazione di giocosa sessualità .
Uno spettacolo magnetico che, pur con qualche momento di stanca, riesce a catturare lo spettatore per oltre un'ora di rappresentazione.
Attilio Bonadies
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