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Sette tele per sette giorni, mostra di Giovanni Tesauro al Catalogo


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Giovanni Tesauro al Catalogo di Salerno La mostra sette tele per sette giorni sarà visitabile alla Galleria Il Catalogo di Salerno Via A.M.De Luca 14 fino al 3 dicembre.

Sette tele per sette giorni è il titolo dell'ultima mostra del giovane e geniale pittore Giovanni Tesauro alla galleria "Il Catalogo" di Lelio Schiavone ed Antonio Adiletta a Salerno.
Il Catalogo - apro una parentesi per i giovani lettori che non hanno vissuto gli ultimi decenni del secolo scorso - non è una semplice galleria d'arte di una splendida città di mare del Sud, ma un pezzo della cultura del Novecento.
Alfonso Gatto, in pieno 1968, in mezzo alle rivolte studentesche, a pochi passi dal centralissimo Corso, sollecita il giovane amico Lelio ad aprire "una piccola galleria bianca e pulita" che ospiterà artisti quali Cagli, Maccari, Scatizzi, Guttuso, De Pisis, l'amico Mario Carotenuto e letterati come Carlo Bo, Vasco Pratolini, Carlo Betocchi, Mario Luzi, Vittorio Sereni, Michele Prisco, Alessandro Parronchi e poi personalità come Giorgio Amendola, Aldo Falivene e, recentemente, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in visita a Salerno ed alla Cittadella del Cinema di Giffoni.
Un Catalogo di amici, come dirà Gatto " Lelio è l'amicizia che accorre al suo sentirsi chiamata. Perché egli è veramente Antonio Bruno Alfonso dentro di sé..." In effetti "l'amicizia non è una parola sacra" chiede  solo " l'indirizzo dell' "essere". Ed è giusto che l'essere sia, fra tanto "parere" di colore e di segni, in una galleria d'arte".
Perciò Giovanni Tesauro, chiamato a suo tempo  da un Antonio Adiletta attento ai talenti emergenti, è entrato a pieno titolo 
nella galleria degli artisti del Catalogo in virtù  di una straordinaria carica esistenziale che esplode dalla visionaria rappresentazione dei suoi paesaggi urbani...

Dal Pincio, olio su tela In sette tele per sette giorni, la protagonista  è Roma, la città eterna rappresentata dall'alto dei suoi colli in altrettante sequenze cinematografiche di intenso vigore cromatico e penetrante dinamismo vitale. Perché il cinema è entrato prepotentemente, già dall'infanzia, nell'immaginario del bambino Tesauro in quella Giffoni in cui abitava, patria dell'omonimo famosissimo Festival dei ragazzi.
Ed un critico prestigioso quale Valerio Caprara ha acutamente evidenziato, nell'introduzione ad una recente (2009) mostra di Tesauro ispirata ad alcuni film americani, la potenza cinematografica delle inquadrature pittoriche dei suoi dipinti.
E così le fotografie scattate dall'artista dai colli romani sono le modelle che progressivamente raccontano un paesaggio urbano multicolore ed avvincente: neri, azzurri, rossi, grigi, arancioni distesi di scatto sulla superficie dei dipinti. Ne consegue una realtà esistenziale che prorompe, con temperata veemenza ed arcana drammaticità dalle sette tele, in una straordinaria sintesi tra forma e colore e che rappresentano la cifra stilistica più significativa di un artista raffinato e passionale in grado di sublimarsi attraverso perfette armonie compositive.
"Scelgo un'idea e ci gioco, diventando un fanciullo alato e bendato, sono un corpo di carne dentro un corpo fatto di colore e la materia diviene solo questo, puro e semplice colore" scrive di sé e della sua pittura l'artista. Ma quanto - mi racconta Tesauro - rimane, in controluce, di quel giovane studente di Liceo Artistico in gita d'istruzione a Venezia così folgorato dalla bellezza dei palazzi sul Canal Grande da riportarne sui fogli, con ritmi frenetici fra lo stupore di compagni e professori,  decine di schizzi nei pochi minuti di traversata?
Certamente molto e l'amore per le grandi architetture urbane delle città d'arte (ha studiato all'Accademia di Firenze dove ha vissuto ed operato per alcuni anni) e delle metropoli americane - in particolare New York- è uno dei modi più personali ed umanamente significativi per raccontare se stessi ed il mondo.
Sette tele per sette giorni meriterebbe di essere un evento-mostra nella città eterna in uno dei luoghi simbolo più significativi della capitale.
E' l'auspicio che formuliamo per un artista di grande talento.

Attilio Bonadies


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