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I Promessi Sposi alla prova di Giovanni Testori


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I promessi sposi alla prova

I Promessi Sposi alla prova di Giovanni Testori della Compagnia Sandro Lombardi e Federico Tiezzi, nella sua lunga tournéè italiana, è stato rappresentato al
Teatro Mercadante di Napoli dal 12 al 23 gennaio. Prossime tappe Cortona, Ravenna, Genova, Bologna, Roma.  

Sulla parte superiore di una scena grigia a due livelli dove campeggia un perentorio VIETATO FUMARE e, lateralmente, una modesta USCITA D'EMERGENZA si stagliano sagome grigie di attori seduti attorno ad un tavolo.
L'atmosfera è quella di un uggioso teatro di periferia dove una compagnia di guitti - piuttosto sgangherata nei mezzi e con un saccente capocomico tuttofare - si accinge ad una sfida immane: " Quel ramo del lago di Como "... Fin dalle prime battute "in prova" di un acerbo Renzo, si comprende che si tratta del tentativo di messinscena del capolavoro manzoniano, nella versione teatrale di Testori.
La Compagnia Sandro Lombardi e Federico Tiezzi (già Carrozzone e poi Magazzini Criminali), in produzione col Teatro Stabile della Toscana e di Torino, con "I Promesi Sposi alla prova" vuole pronunciare una parola sommessa nel frastuono retorico e finto delle celebrazioni dei centocinquanta anni dell'Unità d'Italia.


I Promessi Sposa alla prova Perciò è il grigio la tonalità predominante che contrassegna uno spettacolo che sta percorrendo lo stivale, sotto il cielo plumbeo di una stagione così poco disponibile al senso del bello ed alla promozione dell'arte.
La lingua manzoniana -sceneggiata da Testori- si pone perciò, nell'idea drammaturgica Lombardi-Tiezzi, come uno straordinario controcanto culturale al progressivo disfacimento morale ed artistico del nostro paese e della storia nazionale da parte del legoberlusconismo dominante.
Sono perciò i nuclei fondamentali manzoniani quali il male, la pietà, la morte, la Provvidenza, la Grazia che si incrociano e si frappongono con le esperienze esistenziali di attori "in prova" con gli autori (Manzoni e Testori), i personaggi, le discussioni sulla messinscena, le gelosie dei ruoli e le miserie del quotidiano.
Il richiamo immediato è a Pirandello dei "Sei personaggi...", ma sopratutto de "I giganti della montagna" nella splendida messinscena (2007) della Compagnia. Non casualmente, però, lampi di intensa teatralità esplodono in alcuni quadri squisitamente manzoniani come l' Addio ai monti e la scena della barca, l'apparizione e sparizione in una botola della Monaca di Monza, l' assalto ai forni, la discesa dall'alto nel palazzo di Don Rodrigo di un gigantesco dipinto con un'enorme cornice rosso-sangue che racchiude l'immagine, in mezzobusto, di un signorotto del Seicento e l'impugnatura di una grande spada.
Meno efficaci risultano, anche nella messinscena, le sequenze testoriane di attualizzazione e di irruzione del quotidiano nell'allestimento del testo che, in un quarto di secolo, appaiono piuttosto datate nell'inevitabile confronto con la modernità della lingua e dei personaggi del capolavoro manzoniano.
Oltretutto anche gli spettatori sono stati messi "alla prova", per oltre due ore di spettacolo, con inevitabili momenti di soporifera stanchezza, nonostante la qualità della messinscena e la bravura degli interpreti.
Una particolare nota -al femminile- alla Lucia (Debora Zuin) dell'Addio ai monti ed alla splendida e seducente Monaca di Monza (Iaia Forte). Marion D'Amburgo - indimenticabile nella giovanile(1973) Donna stanca incontra il sole- è una saggia e convincente Agnese.
Esemplare la nuda scenografia di Pier Paolo Bisleri, efficaci le luci di Gianni Pollini.


Attilio Bonadies

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