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Femminismo islamico


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Presentato presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Salerno il libro di Renata Pepicelli, dal titolo Femminismo Islamico, edito da Carocci Editore.

L'autrice sottolinea quanto e come  il femminismo islamico sia ben diverso e lontano dal femminismo conosciuto da noi europei,  quello cioè delle lotte femministe degli anni Settanta. Il femminismo nella cultura islamica ha una storia molto lunga, risale alla fine dell'800 e si sviluppa lungo tutto il novecento nel mondo arabo e poi islamico. Ma questo è solo un punto di partenza. L'Islam conosce diverse forme di femminismo, quello secolare appena descritto, quello definito islamico e un terzo detto di critica di genere. Ma il primo punto da ricordare è che il termine femminismo non trova riscontro nella lingua araba; ancor più lo stesso termine femminismo viene rigettato dal mondo femminile arabo, poiché strettamente collegato al mondo occidentale nella sua accezione più negativa.

Analizzando questi diversi tipi di movimenti femminili, scopriamo che il primo, quello secolare si forma e si rafforza in un dato periodo storico che è quello della decolonizzazione, della formazione degli stati arabi. Le donne arabe che vi partecipano ricercano un'uguaglianza di genere attraverso il grande tema dei diritti umani; questa forma di femminismo dialoga con il mondo occidentale e condivide le lotte del femminismo europeo. Il secondo tipo di femminismo, che assume il nome di islamico, trova il suo fondamento nella religione. Esso parte dal Corano, da una sua attenta rilettura, dal tentativo di portare alla luce la vera essenza delle scritture coraniche. Dal tentativo di dimostrare che nel Corano non vi è una discriminazione della donna e una superiorità dell'uomo. E che l'attuale stato di inferiorità della donna nella società islamica non sia altro che la conseguenza di una interpretazione unilaterale, patriarcale, del testo del Corano. Così analizzando la vita del Profeta Maometto si scopre che egli amava le proprie mogli e le figlie, che le rispettava, le considerava. Mai nel Corano, il Profeta picchia o maltratta le donne. La conseguenza è che se il Profeta trattava bene le sue donne anche l'uomo musulmano, che emula il Profeta, dovrà trattarle bene. Come ha ricordato il prof. Rossi il tema dell'interpretazione dei testi sacri non è solo legato al mondo islamico, ma anche al contesto giudaico-cristiano. Diversi sono gli esempi di traduzione interpretativa o di casi in cui passi dei testi sacri vengono eliminati perché considerati inadatti. Un esempio è il passo in cui l'uomo, in ebraico ish, riconosce la donna in quanto eguale, sangue del suo sangue, dandole il nome di ishà. Nella traduzione italiana l'uomo la chiama donna e già in questo, sottolinea Rossi, vi è una inesatta traduzione che allontana dal significato originario, che è quello del riconoscersi nell'altro in quanto uguali, a partire dal nome.

Il femminismo islamico, quindi, ha l'obiettivo di ottenere il cambiamento della società, l'uguaglianza di genere dall'interno, attraverso una rilettura corretta del Corano. Lo sforzo che compiono le donne arabe è quello di divenire competenti, di studiare teologia. Esiste poi un terzo movimento denominato critica di genere che si trova all'interno di gruppi islamisti. Si tratta di gruppi femminili che fanno parte di movimenti di militanza islamica. Qui le donne ricoprono cariche e ruoli di rappresentanza. Queste donne non sono femministe, né si definiscono tali; il loro obiettivo è raggiungere la realizzazione dell'obiettivo perseguito dal movimento politico di cui fanno parte. Ma anche così, indirettamente, svolgono un ruolo importante nel processo di trasformazione della società islamica.

Ora come sottolineato dall'autrice le schematizzazioni se, da un lato, aiutano a comprendere i fenomeni, dall'altro, risultano riduttive rispetto al fenomeno stesso. Ciò che è emerso dal dibattito è l'esistenza di un sentimento vissuto dal mondo femminile di ricerca di uguaglianza, un movimento che spinge verso una trasformazione della società musulmana dall'interno. Non vi è al momento nel contesto islamico un'azione di rottura, che invece era stata propria se vogliamo del mondo femminista degli anni Settanta. Il femminismo islamico vanta già oggi, ha ricordato il Prof. Reale, dei successi; tra questi la riforma del Codice di famiglia del Marocco del 2004, considerato uno dei Codici più all'avanguardia nel contesto internazionale.

In definitiva, ci ricorda l'autrice, così come l'Islam annovera al suo interno tanti Islam, anche il movimento femminista islamico conta al suo interno tante sfaccettature diverse. Ciò che oggi unisce le donne musulmane è il desiderio trasversale di cambiamento e, dall'altro, gli strumenti che esse hanno adottato in questa loro lotta per l'uguaglianza: internet e la lingua inglese. Attraverso il web le femministe si incontrano, scambiano esperienze, diffondono le loro idee, creando così, attraverso un sistema di comunicazione diretto, universale e immediato, una nuova comunità trasnazionale islamica.


beatrice benocci

beatrice.benocci@libero.it

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