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Motovedetta italiana regalata a Gheddafi ha sparato su un peschereccio italiano di Mazara del Vallo


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Ariete mitragliato Golfo della Sirte. Mar Mediterraneo. Una motovedetta libica, con a bordo militari italiani la cui identità resta ancora un'incognita, spara su Ariete, un peschereccio proveniente da  Mazara del Vallo e con a bordo dieci uomini dell''equipaggio oltre al comandante. Era in acque internazionali.

Il capitano della nave da pesca, Gaspare Marrone, ha ottenuto un riconoscimento da parte dell'Onu per aver salvato la vita a molti emigranti naufragati in quel tratto di mare.

L' Ariete è iscritta al compartimento marittimo di Mazara del Vallo come peschereccio d'altura di 32 metri di profondità.

L'agguato sarebbe avvenuto intorno alle 22 di domenica, a circa 30 miglia dalle coste libiche, al confine con la Tunisia, nel Golfo della Sirte.

Il comandante racconta: "Al momento in cui è avvenuto il tentativo di abbordaggio eravamo in navigazione e non stavamo pescando. Non avevano alcun diritto di fermarci, eppure l'hanno fatto ci hanno intimato - prosegue Gasparre- ma io, sapendo quello che ci aspettava, ho preferito proseguire spingendo i motori al massimo...allora hanno aperto il fuoco, continuando a sparare a intervalli di circa un quarto d'ora venti minuti". Il comandante continua a raccontare il terrore provato inseguiti per  ben 5 ore da quei colpi di mitraglia: "È stato un inferno: i proiettili rimbalzavano dal ponte fino alla sala macchine. Il mio timore era che colpissero qualcuno dell'equipaggio, per questo ci siamo messi tutti a terra, pregando che nessuno di noi venisse colpito...Ed hanno continuato ad inseguito fin quasi dentro le nostre acque territoriali. Solo all'alba, quando eravamo in vista di Lampedusa, ci siamo sentiti in salvo". A testimonianza dell'aggressione subita oltre alle voci dei "sopravvissuti c'è la fiancata sinistra e la cabina del peschereccio forata da una trentina di proiettili ". A questo punto parlano i marinai : "Hanno sparato all'impazzata. Solo per un caso non hanno provocato l'esplosione di alcune bombole di gas che erano in coperta", sottolinea Alessandro Novara.  Tameur Chaabane, pescatore tunisino imbarcato sull'"Ariete" dice: "I libici sono degli incoscienti, perché sparare all'altezza della cabina di comando significa volere uccidere".

Nel racconto dell'inaudita offensiva Gaspare Marrone ed i suoi marinai avanzano poi il sospetto che a sparargli sia stata proprio una delle sei motovedette "regalate" a Gheddafi. "Non posso esserne certo - racconta - ma era del tutto simile a quelle utilizzate dalla nostra Guardia di finanza e dalla Capitaneria di porto".

La procura della Repubblica di Agrigento ha aperto un'inchiesta: tentato omicidio plurimo. I Ris dei carabinieri hanno infatti analizzato i fori di entrata dei proiettili confermando che i militari della motovedetta italiana battente bandiera libica hanno sparato ad altezza d'uomo. E tra questi militari, c'erano appunto esponenti della Guardia di Finanza italiana perchè l'imbarcazione è proprio una delle sei appartenenti alla nostra flotta della GdF che il governo italiano ha consegnato alla Libia  nell'ambito dell'accordo per contrastare l'immigrazione clandestina; ma l'accordo prevede che per un periodo determinato di tempo i nostri militari svolgano sulle motovedette la funzione di osservatori e consulenti tecnici. Come in questo caso !

Il vicepresidente del Senato, Emma Bonino nonchè ex commissario europeo per la pesca, spiega quanto previsto dall'accordo firmato con la Libia due anni fa dal parlamento italiano. " Il trattato di Bengasi consisteva nell'impegno da parte della Libia nel ben circoscrivere le proprie frontiere nel mar Mediterraneo consistenti nella distanza dalla terraferma di 12 miglia, poi ci sono le acque internazionali. Una zona a quanto pare, però, che la Libia, nonostante le norme del diritto marittimo internazionale, continua a considerare di propria esclusiva competenza"

" La Libia -dice ancora la Bonino- è un partner a cui abbiamo dato delle motovedette che però sparano su imbarcazioni italiane. Il peschereccio per di pù non stava neanche pescando -rimarca la Bonino- ma è chiaro che volevano mitragliare chiunque sospettato di salvare gente in mare e questa credo davvero sia la parte oscura, ma ampiamente prevedibile di questo sciaguratissimo trattato"

" Il trattato però -afferma ancora l'ex commissario europeo- non solo impegna le due parti ossia Libia e Italia a non commettere azioni ostili l'una contro l'altra, in caso in cui l'una o l'altra si trovi nel tratto di mare non proprio, ma in questo caso l'Ariete non era neanche nella fascia di mare di competenza libica, bensì in acque internazionali, perchè ben oltre le 12 miglia.

"Il problema -dice il vicepresidente del Senato Emma Bonino- è piuttosto nel conflitto d'interesse tra le pretese libiche ed il diritto internazionale, ed almeno il trattato di Bengasi prevedeva quanto meno la soluzione di questa disputa". E' noto inoltre a parte l'offensiva su chi salverebbe gente in mare,  che da anni le autorità libiche rivendicano la loro giurisdizione sul Golfo della Sirte, sequestrando le imbarcazioni mazaresi sorprese a pescare in quel tratto di mare.

Anche Pier Ferdinando Casini ha voluto dire la sua sul gravissimo episodio che vede una corresponsabilità dei militari italiani "prestati a Gheddafi: "Chiediamo che il Governo riferisca subito in Parlamento sul caso Libia. Siamo indignati: abbiamo subito le beffe e oggi anche il danno" dice Casini. Il Ministro degli Esteri F. Frattini in proposito riferirà domani, come potrà.

Non ha usato mezzi termini invece Luigi De Magistris, eurodeputato Idv, che afferma con franchezza: "Se il governo italiano accoglie un dittatore come Gheddafi tra onori e celebrazioni, non ci si può stupire se poi questo stesso dittatore si sente autorizzato a considerare il Mediterraneo come una dependance personale dove poter agire indisturbato violando il diritto internazionale".

Il Trattato di Bengasi per quanto controverso avrebbe dovuto comunque essere un accordo di amicizia partenariato e cooperazione di cui l'accaduto di domenica 12 settembre ha dimostrato l'oggettivo fallimento non smentito neppure dalle scuse della Libia rese note da Ministro Maroni al pubblico di Canale 5 stamattina.

Il Ministro dell'Interno, costretto dalla gravità dell'episodio, ad avviare una commissione d'inchiesta sull'accaduto, durante una trasmissione televisiva dell'emittente mediaset ha detto: "Quello che è successo l'altroieri sera è un fatto che non doveva accadere e la Libia si è scusata...Io  immagino -ha perseverato Maroni- che abbiano scambiato il peschereccio per una nave con clandestini...".

ddc

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