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Dopo la sconfitta Silvio Berlusconi pensa al rilancio del Pdl e dichiara: sono un combattente nato.


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Sconfitta elettorale di Silvio Berlusconi alle amministrative “Abbiamo perso, è evidente”, con queste laconiche parole, Silvio Berlusconi ammette l'amara e innegabile sconfitta, forse messa in preventivo negli ultimi giorni quando scaricava l'eventuale fallimento sui deboli candidati, ora prevede un futuro tetro per Milano e Napoli, quasi un ritorno al medioevo. Il Pdl adesso è in difficoltà, Bondi ha aperto ufficialmente la crisi rimettendo il suo mandato da coordinatore del partito, “Valutati i risultati elettorali intendo rimettere il mio mandato di coordinatore nelle mani del presidente Berlusconi”.

Il Presidente del Consiglio, invece, non pensa alle proprie dimissioni, lui non ha colpe, non ha rimorsi, ma vuole il rilancio del partito da lui fondato, un rilancio che ha come protagonisti, se stesso e Angelino Alfano, l'ultimo baluardo, il fedelissimo.

Berlusconi, che aveva messo la faccia in queste elezioni, che ne aveva fatto una questione politica ora dice: “Abbiamo perso a Napoli, a Milano e in altre due città, guardando da vicino una per una le situazioni vengono fuori ragioni che non hanno niente a che vedere con l’attività dell’esecutivo”.

Il premier vuole rivoluzionare il partito “un processo che era già avviato, un lavoro sul Popolo delle libertà di cui mi occupo direttamente, perché vogliamo rilanciarlo alla grande”, e intanto brama l'appoggio della Lega, che non ha preso bene la sconfitta, chiama Bossi, lo rassicura e poi dice ai suoi che “Non è il momento di dividerci. Non possiamo dare soddisfazione ai nostri avversari, alla sinistra e agli estremisti. Dobbiamo mostrare di che pasta siamo... Ogni volta che perdo, triplico le forze. Sono un combattente nato”.

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