Migliaia di morti in Siria preoccupano le Nazioni Unite che però tardano ad agire.
Lunedì 30 Gennaio 2012 12:00
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L'incremento delle violenze in Siria nell'ultima settimana preoccupa la comunità internazionale. Le truppe di Bashar al-Assad hanno lanciato l'offensiva per riprendere il controllo dei sobborghi di Damasco a soli tre chilometri dalla capitale. La città è sotto assedio, ma la superiorità dell'esercito siriano sull'opposizione è stata finora sufficiente a sedare una rivolta nata quasi un anno fa nel remoto villaggio di Daraa, ed ora diffusa in quasi tutto il paese.
L'uso di artiglieria e carri armati nelle aree urbane ha esacerbato le proteste e incoraggiato l'uso delle armi da parte dei gruppi di opposizione.
Sabato la Lega Araba ha sospeso la sua missione di osservatore, ritenendo i rischi troppo alti. Le Nazioni Unite non sono riuscite a tenere il conto del numero delle vittime del conflitto per l'impossibilità di verificare i dati, ma fonti mediche parlano di almeno 5000 morti negli ultimi giorni.
Il regime di Bashar al-Assad ha deciso di resistere fino alla fine, nonostante le pressioni della Lega Araba, che chiede apertamente le dimissioni del presidente e la creazione di un governo di unità nazionale.
Governo e opposizione comunicano di volta in volta il numero dei propri morti. Un portavoce dell'opposizione ha stimato che almeno 100 persone sono rimaste uccise solo tra mercoledì e sabato della scorsa settimana, il governo, nel frattempo, ha fatto sapere che sabato sono stati sepolti 28 soldati e che altri 16 militari appartenenti alle forze di sicurezza sono rimasti uccisi domenica.
L'esercito, della famiglia Assad, dopo mesi di battaglia, comincia a mostrare segni di stanchezza.
Il compito di reprimere la rivolta è stato affidato ai 10.000 soldati della Guardia Repubblicana, e alla Quarta Divisione meccanizzata, con circa 20.000 soldati, entrambi comandati da Maher al-Assad , fratello del presidente, e composti esclusivamente da alawiti .
Esclusa dai combattimenti la maggioranza dei 300.000 soldati delle forze armate siriane che appartengono all'etnia sunnita.
Il segretario generale della Lega Araba, Nabil Elaraby, nella sua missione a New York ha cercato di convincere il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite della necessità di emettere una risoluzione basata sul piano di pace della Lega araba; nessuno però è a favore, di un intervento militare in Siria, per cui una risoluzione di condanna di Bashar Assad non avrebbe alcuna forza reale.
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