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Aiuti italiani al popolo yemenita: la Primavera araba e le dimissioni del Presidente Saleh


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Aiuti italiani al popolo yemenita: la Primavera araba e le dimissioni del Presidente Saleh Sabato 24 marzo, come da nota del Ministero degli Affari Esteri, è giunto a Sana'a un volo umanitario della Cooperazione italiana con a bordo 35 tonnellate di aiuti, tra cui medicinali, generi alimentari e coperte,  per rispondereai bisogni umanitari più urgenti della popolazione yemenita.

L’Ambasciata d’Italia a Sana’a ha proceduto, anche avvalendosi della collaborazione offerta dall’ Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, alla distribuzione in loco prestando particolare attenzione alle gruppi più vulnerabili della popolazione quali donne e bambini.

L’operazione, del valore di circa 130.000 euro, rappresenta un concreto gesto di aiuto da parte dell’Italia allo Yemen in cui persiste una grave crisi umanitaria che fa registrare, secondo quanto stimato dalle Nazioni Unite, 465.000 sfollati interni, 216.000 rifugiati.

Va ricordato che nel corso dell'ultimo anno, in concomitanza con l'emergere della Primavera araba, lo Yemen ha conosciuto proteste e scontri di piazza. Il Presidente Saleh, in carica da ben 32 anni, è stato chiamato dalla popolazione alle dimissioni. Le proteste hanno preso il via il 16 febbraio 2011. Il governo yemenita ha risposto alle proteste, da un lato, con una durissima repressione, dall'altro, con la promessa di riforme economiche e di miglioramento della qualità della vita; ma nulla ha convinto i dimostranti. 

Con il passare dei mesi e l'aumento delle violenze sui cittadini yemeniti Saleh è stato invitato alle dimissioni anche da parte della Comunità internazionale. In particolare sia gli Stati Uniti sia l'Arabia Saudita, entrambi interessati alla stabilità della regione, si sono detti favorevoli ad un cambiamento democratico e pacifico.

La decisione americana non è stata facile. E solo dopo un silenzio lunghissimo gli Stati Uniti hanno lasciato intendere che non avrebbero sostenuto il Presidente Saleh. La ragione va ricercata nella costante collaborazione fornita dal governo yemenita alla lotta a Al-Qaeda, che proprio in questa regione ha alcune basi di addestramento.

La stessa Arabia Saudita, che nel corso del 2011 ha versato decine di miliardi di dollari nel Bahrein e nell'Oman con l'intento di sostenere i due governi nel processo di transizione determinato dalla Primavera araba, è sembrata non intenzionata ad aiutare lo Yemen, dimostrando così di non credere possibile il permanere di Saleh alla guida del paese.

Così lo Yemen, da sempre il paese più povero della regione, si è trovato nel volgere di pochi mesi sull'orlo dell'abisso. Il governo ha perso il controllo di numerose aree e l'economia è giunta al collasso: le riforme volute dal governo per contrastare le manifestazioni di piazza hanno costretto la Banca Centrale Yemenita a emettere più denaro del dovuto con la conseguente svalutazione della valuta yemenita; la produzione petrolifera si è dimezzata sempre a causa delle proteste e i prezzi dei beni di prima necessità solo saliti alle stelle, con crescente difficoltà di approvvigionamento da parte della popolazione.

Nel novembre del 2011, costretto dalla situazione interna e dalle pressioni internazionali Saleh ha rassegnato le dimissioni. La guida del paese è passata nelle mani di Abdrabbuh Mansour Hadi che ha formato un governo di unità nazionale e condotto gli yemeniti alle elezioni dello scorso febbraio; elezioni pacifiche e non contestate che hanno confermato alla guida del paese lo stesso Adbrabbuh Mansour Hadi.

Nel mese di gennaio Saleh aveva lasciato lo Yemen garantito da un'immunità concessagli dal Parlamento, anche contro il volere della piazza.


beatrice benocci

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