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Questione meridionale. Il documento della Conferenza Episcopale Italiana


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On. Bassolino, Monsignor Cacucci, Prof. MaddaloniQuestione meridionale, Chiesa e politica, Il documento della Conferenza episcopale italiana sul Mezzogiorno.

Facoltà di Scienze Politiche, Università di Salerno

Convegno, mercoledì 12 maggio 2010

E' ancora attuale, oggi, parlare di questione meridionale? E in che modo? Questo il quesito posto dal Convegno svoltosi presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Salerno, a cui hanno preso parte, tra gli altri, Monsignor Francesco Cacucci, Arcivescovo di Bari e l'Onorevole Antonio Bassolino, Fondazione SUDD.

Il Convegno proposto dalla Facoltà di Scienze Politiche prende spunto dalla recente pubblicazione del documento intitolato "Per un paese solidale, Chiesa italiana e Mezzogiorno" elaborato dalla Conferenza Episcopale Italiana (CEI). Il documento rappresenta una nuova riflessione sullo stato del paese a distanza di venti anni dal primo elaboroto proposto dalla CEI nel 1989. Se venti anni fa la CEI sosteneva che il paese non poteva crescere se non insieme, oggi essa ribadisce che questo principio rimane fortemente valido. Esiste, affermano i vescovi italiani, un problema meridionale, che fa si che il Sud possa essere gradualmente estromesso da tutti i processi di sviluppo oggi in atto. Il Mezzogiorno è gravato da tutta una serie di mali: dalla criminalità organizzata che permea il tessuto sociale, alla cattiva gestione delle risorse umane e ambientali, dalla cattiva gestione della cosa pubblica alla povertà endemica del Sud; ciò comporta forte emigrazione giovanile, esclusione dai processi economici nazionali e internazionali. Il Sud avrebbe, ricorda il documento, una vocazione ad essere ponte tra l'Europa e il Mediterraneo, ma oggi esso è nell'impossibilità di assolvere questo compito. Si tratta in definitiva, affermano i vescovi di consentire al SUD di uscire da questa incompiuta modernizzazione; si tratta di dar vita ad un crescere insieme, Nord e Sud, che oggi non viene perseguito, anzi di fatto allontanato da politiche di ulteriore divisione, come la proposta di un federalismo fiscale.

Il tema, ha sottolineato in apertura di Convegno il Prof. Rossi, preside della Facoltà di Scienze Politiche, è di grande attualità, sia per le questioni dibattute a livello nazionale, sia per i giudizi espressi quotidianamente da commentatori stranieri, non sempre lusinghieri, sui politici e sulle vicende meridionali. Ora, sebbene la questione meridionale trovi una sua ragion d'essere nella storia o nei processi antropologici, ha sottolineato Rossi, non si può nascondere che essa non sia anche il risultato di una società civile problematica. Del resto, ha sottolineato il Prof. De Lucia, tra gli organizzatori del Convegno, ciò è confermato anche dal recente dibattito apertosi sull'opportunità o meno di festeggiare i centocinquanta anni dell'Unità d'Italia.

Ma il Sud non è omogeneo, ha affermato Monsignor Cacucci, allargando la questione alle tante realtà che compongono il Mezzogiorno d'Italia; realtà diverse che rappresentano risorse per il paese e che andrerebbero ascoltate, come quella giovanile, unica, che a parere del documento CEI, esprime capacità di reazione contro la malavita e una reale capacità di solidarietà civile. Il problema, ha sottolineato Cacucci, è recuperare la capacità di pensare insieme, la capacità di dialogare su questi temi, che sembrano essere completamente scomparsi dal dibattito politico. Il documento CEI, ha affermato l'Onorevole Bassolino, rompe un silenzio assordante sul Mezzogiorno. La condizione del Sud non è valutabile se non nel quadro di un ragionamento sulla condizione del paese. Il nostro paese, ha affermato Bassolino, è un paese bloccato da quindici anni. In questi quindici anni vi sono stati governi di centro-destra e centro-sinistra. Ed è in quest'Italia che non cresce che risiede la questione meridionale. Tra il 1996 e il 2000, nella stagione dei Sindaci, come ha ricordato Bassolino, si è registrata una crescita più forte del Mezzogiorno rispetto al resto del paese. Ma la classe politica meridionale non ha saputo far fruttare questo periodo, trasformandolo in un processo di superamento del gap già esistente tra Nord e Sud. E' questa una responsabilità della classe politica meridionale, ma anche della classe dirigente nazionale. E' vero, ha aggiunto Bassolino, che il Meridione rischia di essere estromesso dai flussi verso il Mediterraneo, per cui si rendono necessari ingenti investimenti pubblici e fare rete. Sempre secondo Bassolino, è opportuno ragionare attorno a una terza fase del regionalismo: mezzogiorno differenziato e impegno unitario; un'azione unitaria delle regioni meridionali, un dialogo costante tra le regioni meridionali e tra queste e il governo nazionale. Un impegno, ha concluso Bassolino, a creare infrastrutture che devono essere portate a termine indipendemente dal colore politico.

L'ipotesi di un Mezzogiorno, ponte verso il mediterraneo, rappresenta uno scenario di grande interesse. Per questo abbiamo chiesto ai relatori presenti al Convegno in che modo, data anche la difficile situazione di dialogo esistente in questo momento, il Sud potrebbe essere indicato dal Paese quale interlocutore privilegiato tra l'Europa e il bacino del Mediterraneo, questione questa che rientra nel suggerimento posto dalla CEI di crescita insieme del Paese, ma che ruota intorno ad un principio ben preciso, che è quello della fiducia.

Alla nostra domanda ha risposto l'Onorevole Bassolino:

Bisogna muovere dal basso e dall'alto nel grande tema della fiducia; durante la stagione dei Sindaci, Milano, Bergamo dicevano dobbiamo fare come a Napoli, a Salerno, a Reggio Calabria. Quando il paese è bloccato economicamente si blocca politicamente e il Sud soffre maggiormente. Anche se va ricordato che anche negli anni di crescita politica il Sud non è decollato dal punto di vista economico. Muoversi dal basso e dall'alto, insieme per raggiungere l'obiettivo, perché solo così anche l'Europa potrà guardare al Mezzogiorno, al Sud, quale ponte verso il Mediterraneo.


beatrice benocci


beatrice.benocci@libero.it


La foto è di beatrice benocci

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