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Fabiola, l'amico omeopata e le storie di ordinaria malasanità


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Malasanità veniale: ordinaria inciviltà.


Ho avuto un malore. Erano circa le 15 quando poco dopo pranzo ho perso i sensi, probabile calo pressorio … probabile.


Il mio medico di base apre lo studio alle 16. Mio marito quindi pensa bene di caricarmi in auto e portarmi da lei. Sì, è una lei. Una dottoressa presso la quale risulto come paziente dallo scorso dicembre, ma che né io né mio marito abbiamo mai ancora avuto l'onore di conoscere di persona. Ne conosciamo forse la “probabile” grafia. Quella sì. La grafia con cui prescrive i farmaci che le si possono richiedere tramite due segretarie.

Oggi però, dopo sette mesi dalla avvenuta scelta del medico di “fiducia” ho avuto bisogno di essere visitata. Siamo arrivati con 10 minuti di anticipo, pochissimi pazienti in sala d'attesa. Bene. Una delle segretarie mi dice di attendere, perché sebbene occorra prendere appuntamento giorni prima, c'è anche un 'altra paziente in sala senza appuntamento.
Trascorsa oltre mezz'ora, una segretaria mi chiede intanto di registrarmi, prende il mio recapito, mentre intanto mi devo sedere per evitare di svenire una seconda volta. Peggioro, il senso di debolezza aumenta.

L'altra signora, che attendeva, era una paziente in confidenza con la dottoressa, purtroppo per me. Il grave problema della signora “raccomandata” riguardava una disquisizione sulla opportunità di rivolgersi ad un omeopata, un omeopata conoscente, o amico come dir si voglia, di Fabiola. E chi è Fabiola ? La nostra protagonista, il medico di base. Conversazione sulle categorie di antidolorifici che una volta esaurita con la compiacente segretaria sarebbe stato evidentemente simpatico proseguire con l'amica Fabiola.

Trascorrono altri dieci minuti quando attraversando la sala d'attesa ormai vuota, si avvicina, con fare mortificato, la segretaria. “ Purtroppo oggi la dottoressa non ha proprio tempo, deve tornare un'altra volta”.

“Scusi ma ho fatto davvero tanta strada, mi prescriva almeno le analisi del sangue da fare domattina” altrimenti passerà una settimana ed io sto abbastanza male. “Non sa quanto mi dispiace” risponde la segretaria, farfugliando e visibilmente in difficoltà, prima di riprendere la dotta chiacchierata omeopatica.

Sulla via del ritorno ho continuato a peggiorare, ma finalmente un medico, semplicemente indignato, mi ha soccorso, notando una visibile condizione anemica.

Subito dopo la misurazione della pressione arteriosa, scesa a 60/80 mmHg, mi sono state prescritte tutte le analisi da effettuare domattina, al più presto. L'Italia è fatta anche di questo: brave persone.


Lettera firmata

Dovere di cronaca

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