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Gli sfollati di Rosarno: senza soldi, disperati, arrabbiati: ORO PER I NUOVI "PADRONI".


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Dichiarazioni di Maroni sulla vicenda di Rosarno A Rosarno (RC), piccolo centro della Piana di Gioia Tauro, la sera di giovedì 7, centinaia e centinaia di extracomunitari, sono scesi in strada ed hanno cominciato a protestare e sfasciare tutto al grido: 'Razzisti, razzisti'. Ma cosa e' successo precisamente ? Dai racconti e le diverse testimonianze raccolte sul luogo, pare che questi immigrati africani ( per lo più braccianti "impiegati"li' per la raccolta di agrumi), pur essendo stati spesso oggetto di atteggiamenti di insofferenza da parte degli italiani residenti , abbiano stavolta reagito ad un episopdio in particolare: il ferimento di uno degli immigrati con un pallino esploso da un fucile ad aria compressa. Si sono riversarsi per le strade lanciando pietre contro le auto in fila sulla statale 18. Il bilancio e' stato di 36 feriti. Secondo la Questura, sarebberono ricorsi alle cure dei medici ospedalieri quattro extracomunitari, una quindicina di italiani, qualche agente di polizia ed anche alcuni carabinieri.
Gli uomini del Commissariato di Gioia Tauro hanno poi arrestato 7 extracomunitari per violenza e resistenza a pubblico ufficiale, devastazione e danneggiamento. Le proteste erano cominciate la sera di giovedì 7 e riprese la mattina dopo. Dal reportage del nostro inviato da Cosenza, C. Nipicchio, erano circa duemila le persone nelle strade di Rosarno; un italiano salito su di un tetto ha sparato due colpi di fucile in aria per disperdere la folla. Il fatto avrebbe pero'fomentato ulteriormente le ire degli africani che manifestavano. Un testimone poi ha raccontato che dopo l'esplosione dei colpi di fucile alcuni immigrati sono entrati nell'abitazione dove c'era la famiglia dell'uomo, spaventatissima, per protestare ad alta voce, dire la loro, ma senza senza ulteriori atteggiamenti violenti, ne'conseguenze di alcun tipo. Alcuni degli immigrati si sarebbero poi recati al Municipio, per spiegare le loro ragioni al commissario Domenico Bagnato. Il funzionario in questiona, del Comune gia'sciolto per infiltrazioni mafiose, ha invitato a sospendere la protesta, preoccupato per il clima di forte tensione. Il gruppo di manifestanti si è pero' riversato nuovamente per le strade e durante la manifestazione una troupe del Tg2 che era li' per riprendere "l'evento" è stata presa a sassate. A pochi giorni dall'esplosione al tritolo davanti alla Procura di Reggio Calabria cominciano ora ad emergere i primi risultati dell'inchiesta anche su quella che e' gia' stata definita la "Rivolta di Rosarno". Non e' un mistero che il business dei braccianti africani, ovviamente sfruttati e sottopagati ( l'orario di lavoro andava dalle 13 alle 18 ore giornaliere a fronte di retribuzioni da fame) , è da decenni gestito dalla 'Ndrangheta. Nell'ultima stagione pero' la crisi  o semplicemente le nuove esigenze economiche hanno portato le aziende agricole ad abbassare uteriormente "gli stipendi" di questi schiavi africani, rendendogli quasi impossibile la sopravvivenza. Piervincenzo Canale, direttore responsabile di 'Africa News' ha dichiarato all' agenzia di stampa Adnkronos che questi uomini da tempo chiedevano "diritti"... Alla sua, poi, si e' aggiunta la voce del parroco Pino Varrà, della Chiesa S. Giovanni Battista di Rosarno, il quale ha detto senza mezzi termini: "Non ci si può solo indignare per i danni che hanno fatto queste persone ma bisogna guardare oltre e vedere in che condizioni li hanno costretti a vivere...". Siamo andati allora a vedere come e dove vivevano questi poveracci: capannoni industriali in disuso, baracche e capanne di cartone... Ma quanti di loro vivevano cosi? Tutti: quasi 3000 immigrati che si trovavano nella Piana di Gioia Tauro; e di cui solo una metà  provvisti di permesso di soggiorno. Nella piana si distinguevano tre grossi nuclei di immigrati: un migliaio vivevano nei pressi di Gioia Tauro in capannoni di una fabbrica abbandonata; altre centinaia nella stessa Rosarno , in baracche o all'interno di capannoni abbandonati; altri mille circa si trovavano in ex capannoni industriali e capanne di cartone sparpagliati in zone limitrofe... Intanto il ministro dell'Interno Maroni in un intervista rilasciata a Maria Latella (Skytg24) ha dichiarato che la responsabilita' della situazione di degrado in cui questa persone si sono trovate per anni e' attribuibile solo alle autorita' locali. Il lassismo delle autorita' locali dunque avrebbe determinato l'aumento di numero di questi braccianti fino a tramutarli in vere e proprie bombe ad orologeria.. "E' vero che queste situazioni si conoscevano , ma noi - ha affermato- abbiamo dovuto agire con grande prudenza per evitare che la bomba scoppiasse , percio' stiamo svuotando questi bacini progressivamente, e questo -aggiunge- gia' da due anni. Abbiamo infatti reimpatriato oltre 40.000 clandestini!". Ma le accuse sulle responsabilita' paiono essere reciproche. I Calabresi dichiarano: "lo stao qui? e chi lo ha mai visto..!" Maroni a questo risponde cosi':" Le Regioni dovevano occuparsi degli aspetti sanitari di quelle bidonville, facendole sgomberare e chiudere, perche' la competenza sanitaria attiene alle Regioni mi riferisco alle Asl locali.."  Lo Stato  insomma, secondo quanto detto da Maroni stamane, sarebbe giustamente intervenuto "dopo, quando il problema e' diventato l'ordine pubblico e la sicurezza...in una situazione peraltro molto difficilile dove poteva davvero scapparci il morto". Oggi intanto continua la demolizione della baraccopoli . E sull'ipotesi avanzata sul Corrire della Sera dal vicepresidente di Confagricoltura, "Antonio Rubini", a propsito della "coincidenza" tra sbaraccamento e crisi economica, circa dunque la fine dell'utilita' di questi braccianti per la 'Ndrangheta in quelle zone adesso: " E' una delle piste possibili, le indagini sono incorso..." chiude in fretta Maroni. Di sicuro intanto si sa che moltissimi saranno reclute della'Ndrangheta e della Camorra, in tutti quei lavori" sporchi", che solo rabbia ignoranza sradicamento e rassegnazione possono rendere preda della criminalita'organizzata e dei "Capi dei delinquenti" in generale. 

DDC


 

 

 

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