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Il dottor Domenico Princi indagato per la morte di Eleonora Tripodi


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Inchiesta Eleonora TripodiCatanzaro. Un mesa fa. Il medico legale Katiuscia Bisogni effettuò l'autopsia sul corpo di Eleonora Tripodi che risultò morta per choc emorragico dopo il taglio cesareo.

La giovane mamma aveva 33 anni ed era originaria di Santa Domenica di Ricadi poco distante da Tropea, è spirata venerdì pomeriggio durante la disperata corsa verso l'U.O. di Rianimazione e Terapia intensiva dell'ospedale di Lamezia Terme. Ha lasciato tre figli e il marito Mario Mazzitelli.

Il suo caso ha suscitato la stessa indignazione della morte di Tiziana Tumminaro a Roma, che morì, sempre poco dopo il parto dopo la nascita di due gemellini in una struttura privata. 

La 33enne calabrese invece ha dato alla luce, anche lei con parto cesareo ed in una struttura privata, la piccola Noemi, che sta bene e non ha corso pericolo di vita alla nascita. Sul caso di Eleonora la direzione sanitaria della casa di cura Villa dei Gerani e l'Azienda Sanitaria Provinciale di Catanzaro hanno subito nominato una commissione d'indagine interna per l'accertamento delle responsabilità.

Fabrizio Garofalo, sostituto procuratore di Vibo Valentia, dopo aver sentito i medici presenti all'intervento effettuato alle 11.30 di venerdì 20 agosto nella sala operatoria della casa di cura "Villa dei Gerani" ha proceduto con la notifica di un avviso di garanzia.



Il chirurgo Benito Gradia e Bashkim Krashiqi l'anestesista, avevano affermato di aver fatto il possibile per salvarle la vita e dalle indagini in corso risulterebbe vero. La responsabilità pare attribuibile soltanto al dottor Princi, suo ginecologo, che ha testimoniato così: “La signora aveva già avuto due cesarei. Il terzo rappresentava, dunque, un intervento a rischio che comunque eravamo in grado di affrontare. Il problema è sorto perché la placenta si è impiantata in parte fuori dall'utero. Questo ha provocato una immediata e imponente emorragia che ha messo a rischio gravissimo la vita della madre e del feto. Siamo intervenuti tempestivamente per bloccare l'emorragia alla madre con l'isterectomia chiudendo le fonti emorragiche provocate dalla placenta che aveva infiltrato gli organi vicini, fra cui anche la vescica. Una volta provveduto a bloccare l'emorragia e avere effettuato varie trasfusioni, perché la donna aveva perduto molto sangue, ne abbiamo disposto il trasferimento nel reparto di rianimazione più vicino. Ci siamo prodigati per salvare la bambina e ci siamo riusciti. Per la madre la situazione, a causa dell'imponente emorragia, si presentava molto critica, ma abbiamo fatto di tutto per salvarla. Tra l'altro, quando ne abbiamo disposto il trasferimento in ospedale, i parametri vitali erano normali ed avevamo quindi la speranza concreta che in un centro attrezzato si potesse salvare la vita della signora. Se questo poi non è avvenuto non dipende da noi”.

Princi ha inoltre aggiunto: "ai familiari della donna è stato spiegato che prima di ieri il parto cesareo non poteva essere fatto perchè, in caso contrario, ci sarebbero stati problemi per il nascituro". Ad avvalorare la testimonianza del ginecologo le parole del legale del medico indagato per il quale si sarebbe presentata "un'evenienza assolutamente atipica ed eccezionale non rilevabile strumentalmente in via preventiva: l'aderenza della placenta all'utero". La placenta accreta ha causato l'emorragia, dunque. Si sarebbe presentata così l'urgenza “imprevista” di una struttura dotata dell'Unità Operativa di Rianimazione, e poiché a Vibo Valentia non c'era posto in quel preciso momento, la vana corsa in ambulanza alla volta di Lamezia Terme.

Questa è invece la voce della testimone Vincenzina Loiacono, mamma di Eleonora che non mette in discussione la gravità del  quadro descritto dai medici, anzi : "Era dal 24 luglio -dice la mamma- che mia figlia aveva sofferenze. Quello stesso giorno Eleonora era stata ricoverata a Villa dei Gerani, dove aveva dato alla luce gli altri due figli sempre col parto cesareo, ed era rimasta ricoverata per cinque giorni. Il 4 agosto, persistendo contrazioni e dolori, l'avevamo portata di nuovo a Villa dei Gerani ed il ricovero si era protratto fino al 13 agosto, giorno in cui i medici hanno deciso di dimetterla. Una decisione - dice la madre della donna - che non so spiegarmi visto che Eleonora continuava a stare male. Sono convinta che le sue condizioni non consentivano di dimetterla...Il 17 agosto Eleonora era tornata sempre nella stessa clinica per un'ecografia. Gliel'hanno fatta e poi l'hanno di nuovo rimandata a casa. Sono convinta, invece, che avrebbero dovuto tenerla ricoverata. Il ginecologo, Domenico Princi, quando gli esprimevo le mie perplessità sulle condizioni di Eleonora, mi diceva di stare tranquilla e che ero una mamma troppo apprensiva".

Dalle indagini in corso starebbe insomma emergendo che le complicanze che hanno causato la gravissima emorragia non erano forse imprevedibili al terzo cesareo da parte del ginecologo di fiducia (come tra le righe era già trapelato dalle sue parole). Domenico Princi però, ciò nonostante, avrebbe deciso ugualmente di operare Eleonora in una struttura privata. Per questo genere di interventi a rischio la prassi prevederebbe l'opportuno ricovero in ospedale dove gli standard di sicurezza sono per normativa vigente adeguati a simili evenienze, ma soprattutto dove esiste la concreta possibilità di far fronte a tali complicanze, con notevole abbassamento della percentuale di rischio per la vita.

La famiglia si è costituita parte civile, a rappresentarla gli avvocati Luigi La Scala e Giovanni Vecchio per i quali ''non ci sono dubbi sulla responsabilità professionale del medico".

Domenico Princi  è indagato per omicidio colposo.

Doveredicronaca


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