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Padova. Indagini su neonato nato morto. Claudia è ancora in coma farmacologico.


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Malasanità ospedale di Padova, neonato nasce morto Il presidente della Giunta regionale del Veneto Luca Zaia ha dichiarato: " Seguirò con la massima attenzione il lavoro della magistratura. Qualora emergessero negligenze, leggerezze, omissioni saremo inflessibili nel colpire duramente i responsabili della morte di un neonato e dei danni irreversibili subiti dalla madre". Questo è quanto dichiarato dal politico, ma è anche ciò che la famiglia delle due vittime del probabile caso di malasanità si aspetta.

La cronaca. E' il primo pomerigggio di venerdì 3 settembre; Claudia, 27 anni, originaria  di Campagna Lupia, in provincia di Venezia, è incinta di 29 settimane, ottavo mese di gestazione. Avverte impreviste contrazioni uterine e dolori. Marito e moglie pensano subito si tratti delle doglie: il bambino vuole nascere; ma come tanti altri neonati che godono d'ottima salute anche questo bimbo sta per nascere prematuro.

L'ospedale in cui si recano la puerpera ed il futuro papà è quello di Piove di Sacco, vicino Padova. I sanitari qui, però, effettuata l'ecografia, non ritengono ci sia alcun problema tale da fornire alla partoriente assistenza, o meglio minimizzano la serietà dello stato della paziente non essendo l'ospedale fornito delle attrezzature necessarie al parto prematuro. I due devono recarsi perciò nella vicina Padova.

A questo punto il marito, un giovane di 28 anni, pur comprendendo la situazione, chiede almeno un'ambulanza. Richiesta non accolta: le ambulanze sono tutte impegnate altrove, così gli dicono. La coppia viene quindi nuovamente esortata a recarsi all'ospedale di Padova, ma dovranno usare, se proprio intendono arrivarci, la propria automobile.

I due arrivano nel tardo pomeriggio del 3 settembre da soli al pronto soccorso dell'Ospedale di Padova, dal quale la partoriente viene portata d'urgenza in Clinica Ginecologica e immediatamente sottoposta a parto cesareo. Il figlio non ce l'ha fatta, è nato morto. La signora subisce contestualmente un'isterectomia, indispensabile ai medici per salvarle la vita. Ginecologo e anestesista procedono dunque d'urgenza con l'asportazione dell'utero a causa di un imponente emorragia interna.

La giovane donna che è in prognosi riservata, non potrà avere più figli ed è tutt'ora in coma farmacologico.
Lo choc del marito è stato ed è enorme, ma l'uomo il giorno dopo ha trovato la forza di raccontare tutto scrivendo un esposto-denunzia alla Procura della Repubblica di Padova.

La Procura di Padova non solo lo ha accolto, ma ha già avviato le indagini seguite dal Pubblico ministero Sergio Dini, il quale dopo aver ascoltato il padre del piccolo ha ordinato il sequestro delle due cartelle cliniche e la perizia medico legale sul corpo del neonato e sulle condizioni cliniche della madre al fine di accertare eventuali responsabilità penali dei sanitari. Le più evidenti intanto, quelle morali, sono già chiare all'opinione pubblica: quelle del primo ospedale causa sicuramente dello stress e del ritardo procurato alla donna in procinto di partorire.

Il Ministero della Salute ha inviato ispettori per verificare l'adeguatezza o meno delle procedure eseguite in entrambe le strutture ospedaliere.

Nel caso di omissioni e negligenze accertate i responsabili rischieranno pesanti condanne e sanzioni penali; a nulla utili al giovane padre, nè alla madre in coma di un bambino morto, ma auspicabili deterrenti per una malasanità sempre meno tollerata dagli italiani. Assunta Di Vito

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