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Economia e finanza

Indagine sul credito bancario (BLS)

Mercoledì 30 Ottobre 2013 20:40


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L'indagine ha preso il via nel gennaio del 2003 ed è condotta dalle banche centrali nazionali dei paesi che hanno adottato la moneta unica in collaborazione con la Banca centrale europea. Si rivolge ai responsabili delle politiche del credito delle principali banche dell'area (oltre 110); per l'Italia partecipano le capogruppo di otto gruppi creditizi.
L'indagine consente di evidenziare in maniera distinta, da un lato, i fattori che influenzano l'offerta di credito nonché i termini e le condizioni praticate alla clientela e, dall'altro, l'andamento della domanda di credito con le relative determinanti.
Il questionario contiene diciassette domande con risposta multipla suddivise in due sezioni: una si riferisce ai prestiti concessi alle imprese, l'altra al credito concesso alle famiglie. È inclusa inoltre una domanda "aperta" con la quale gli intermediari possono evidenziare aspetti congiunturali del mercato del credito non contemplati negli altri quesiti. I responsabili del credito sono chiamati a esprimere valutazioni sia sugli andamenti del trimestre trascorso sia sulle prospettive per quello successivo.


Risultati per l’Italia (ultimo aggiornamento - Ottobre 2013)

 

Con aumento Iva famiglie meno abbienti più penalizzate

Sabato 31 Agosto 2013 19:28

Aumento IVAIn termini assoluti saranno i percettori di redditi elevati a subire l’aggravio di imposta più pesante. Infatti, ad una maggiore disponibilità economica si accompagna una più elevata capacità di spesa. Ma la situazione si trasforma completamente se si confronta, come ha fatto l’Ufficio studi della CGIA, l’incidenza percentuale dell’aumento dell’Iva sullo stipendio netto annuo di un capo famiglia.

zoom In termini assoluti saranno i percettori di redditi elevati a subire l’aggravio di imposta più pesante. Infatti, ad una maggiore disponibilità economica si accompagna una più elevata capacità di spesa.

La situazione si trasforma completamente se si confronta, come ha fatto l’Ufficio studi della CGIA, l’incidenza percentuale dell’aumento dell’Iva sullo stipendio netto annuo di un capo famiglia. Ebbene, l’eventuale aumento dell’imposta peserà maggiormente sulle retribuzioni più basse e meno su quelle più elevate. A parità di reddito, inoltre, i nuclei famigliari più numerosi subiranno gli aggravi maggiori.

"Bisogna assolutamente trovare la copertura per evitare questo aumento – esordisce Giuseppe Bortolussi segretario della CGIA di Mestre – non si possono penalizzare le famiglie ed in particolar modo quelle più in difficoltà. Nel 2012 la propensione al risparmio è scesa ai minimi storici. Se dal primo ottobre l’aliquota ordinaria del 21% salirà di un punto, subiremo un ulteriore contrazione dei consumi che peggiorerà ulteriormente il quadro economico generale. E’ vero che l’incremento dell’Iva costa 4,2 miliardi di euro all’anno, ma questi soldi vanno assolutamente trovati per non fiaccare la disponibilità economica delle famiglie e per non penalizzare ulteriormente la domanda interna".

Le simulazioni realizzate dalla CGIA riguardano tre tipologie famigliari (single, lavoratore dipendente con moglie e un figlio a carico, lavoratore dipendente con moglie e 2 figli a carico). Per ciascun nucleo sono stati presi in esame 7 fasce retributive: in relazione alla spesa media risultante dall’indagine Istat sui consumi delle famiglie italiane, su ognuna è stato misurato l’aggravio di imposta in termini assoluti e l’incidenza percentuale dell’aumento dell’Iva su ogni livello retributivo.

In queste simulazioni si sono tenute in considerazione le detrazioni e gli assegni familiari per i figli a carico, le aliquote Irpef e le addizionali regionali e comunali medie nazionali. A seguito dell’aumento dell’aliquota Iva al 22%, si è ipotizzata una propensione al risparmio nulla per la prima fascia di reddito, pari al 2,05% per il reddito annuo da 20.000 euro, del 4,1% per quella da 25.000 euro e dell’ 8,2% per le rimanenti fasce di reddito. Quest’ultima percentuale corrisponde al dato medio nazionale calcolato dall’Istat nell’ultima rilevazione su base nazionale.

In buona sostanza si è ipotizzato che a fronte dell’aumento dei prezzi di beni e servizi a ridurre le spese saranno principalmente le fasce di reddito medio-alte. Infine, l’analisi della CGIA non ha considerato eventuali spinte inflazionistiche che una scelta di questo tipo potrebbe produrre.

1) Single

I 7 casi riguardano un lavoratore dipendente. L’incidenza percentuale dell’aumento dell’Iva sullo stipendio netto annuo si farà sentire maggiormente per le fasce meno abbienti. Infatti è dello 0,29% su un reddito annuo di 15.000 euro, si abbassa allo 0,27% su un reddito annuo di 55.000 euro. In termini assoluti l’aumento di imposta cresce man mano che aumenta il livello retributivo. L’aggravio oscilla tra i 37 e i 99 euro.

2) Lavoratore dipendente con moglie ed 1 figlio a carico

Nei 7 casi presi in esame l’incidenza percentuale dell’aumento è inversamente proporzionale al livello di reddito. E’ dello 0,33% per un reddito annuo di 15.000 euro, scende allo 0,30% per un reddito di 55.000 euro. In termini assoluti l’aggravio d’imposta, man mano che cresce il reddito, sale da 51 a 113 euro.

3) Lavoratore dipendente con moglie e 2 figlio a carico

Anche in questa tipologia famigliare l’incidenza percentuale dell’aumento dell’Iva è inversamente proporzionale al livello di reddito. Si attesta allo 0,34% su un reddito annuo di 15.000 euro, diminuisce fino a toccare lo 0,31% su un reddito di 55.000 euro. Man mano che cresce il reddito, in valore assoluto la maggiore Iva annua passa da 61 a 120 euro.

Da queste simulazioni emerge un altro risultato molto intuitivo: a parità di reddito, più aumenta il numero dei componenti di una famiglia, più si fa sentire il peso dell’aumento dell’Iva.

 

Banche: prestiti giù, ma è boom acquisto titoli di stato

Martedì 06 Agosto 2013 09:35

Imprese sempre più insolventi: le sofferenze bancarie superano i 104 miliardi di euroLe banche non si fidano più delle imprese. Queste ultime sono sempre più insolventi ed allora molti istituti hanno deciso di non rischiare investendo sui titoli di stato.

A dirlo è la CGIA che sottolinea: dal dicembre 2011 al maggio di quest’anno (ultimo dato disponibile) i titoli di Stato detenuti dalle banche residenti in Italia sono aumentati dell’88,5%: all’inizio del periodo di osservazione i titoli posseduti ammontavano a 209,6 miliardi, ora hanno raggiunto quota 395,1 miliardi (variazione assoluta +185,5 miliardi). Per contro, i prestiti erogati dal nostro sistema creditizio alle imprese sono diminuiti del 5%, che in termini assoluti corrispondono a meno 49,3 miliardi di euro erogati. Sempre in questo periodo, le sofferenze in capo al sistema imprenditoriale sono aumentate del 29,4% (variazione assoluta + 23,7 miliardi) che, a maggio di quest’anno, hanno raggiunto un volume di 104,2 miliardi di euro.

Dalla CGIA fanno notare che l’analisi ha avuto inizio dal dicembre 2011. Questo periodo, infatti, coincide con la prima operazione realizzata dalla Bce che ha portato nelle casse delle nostre banche 58 miliardi di euro di rifinanziamento netto a cui si sono aggiunti altri 74 miliardi di euro prestati nel febbraio del 2012. Complessivamente, i due prestiti hanno consentito di “rafforzare†le casse dei nostri istituti di credito per 132 miliardi di euro netti ad un tasso dell’1%.

La tendenza, fa notare la CGIA, si è rafforzata anche in questa prima parte dell’anno: tra il dicembre 2012 e il maggio 2013, lo stock dei titoli di Stato in possesso delle banche è cresciuto di 64 miliardi di euro; le sofferenze in capo alle aziende sono cresciute di 4,2 miliardi; mentre gli impieghi alle imprese sono diminuiti di 17,1 miliardi.

"Quel mare di denaro erogato dalla Bce tra il dicembre 2011 e la fine di febbraio 2012 – afferma Giuseppe Bortolussi segretario della CGIA – è stato investito dalle nostre banche soprattutto in Bot, in Btp o in Ctz. Investimenti redditizi ed a basso rischio. Tuttavia – prosegue Bortolussi – sarebbe ingeneroso criticarle per queste scelte. Se hanno deciso di acquistare i nostri titoli di Stato in maniera così massiccia, non possiamo disconoscere che ciò a contribuito ad immettere una forte dose di liquidità nel sistema salvando l’Italia dal crack finanziario. Ora, però, è indispensabile ritornare ad investire nell’economia reale. Sono consapevole che le banche non sono degli istituti di beneficenza, ma delle imprese private che devono fare utili. Ciò detto, il nostro sistema produttivo è sempre più in difficoltà e i dati relativi all’aumento delle sofferenze lo dimostrano. Pertanto, è necessario che tutti gli istituti di credito, così come hanno continuato a fare in questi durissimi anni di crisi le Banche di Credito Cooperativo, le Popolari e le Casse di Risparmio, ritornino a rischiare assieme il sistema produttivo, altrimenti corriamo il pericolo di non essere in grado di superare questo momento così difficile".

 

Equitalia vs Italiani:arriveremo alla rivoluzione?

Venerdì 12 Luglio 2013 11:00

Oggi - L’Italia si impicca, si da fuoco, si uccide a causa della pressione di Equitalia!

Ma ecco che sembrano arrivare delle protezioni per i cittadini: poco tempo fa abbiamo letto sui giornali che si impediva al suddetto ente di rifarsi dei suoi crediti sulla prima casa con espropriazioni immobiliari che rappresentavano l’esecuzione forzata da parte degli agenti di riscossione. Adesso ecco che sembrano arrivare anche dilazioni importanti e di un certo valore. Sembra, infatti, che per coloro più in difficoltà ci sarà la possibilità di ottenere dilazioni fino a 120 rate mensili ! Si potrebbe allora pensare ad una iniezione di umanità nella torre di controllo! MA, perché nel nostro Paese c’è sempre un ma, questo momento non è ancora giunto: bisognerà aspettare...  l'apposito decreto ministeriale per definire le modalità di attuazione...

Ovviamente l’Ente si oppone, senza far troppo rumore. Non dimentichiamo che Equitalia è una società pubblica, detenuta al 51% dall’Agenzia delle Entrate,  al 49% dall’ INPS, e opera in tutta Italia, tranne che in Sicilia. Durante il Governo Berlusconi III (05-06) era privata e si chiamava Riscossione S.p.a.; con il Governo Prodi nel 2007 è civentata ciò che è ora. L’idea di Equitalia riguardo l’espropriazione immobiliare è quella di far riferimento alla classe catastale dell’immobile di proprietà del debitore, e non di guardare all’utilizzo finale di tale bene, andando ovviamente a classificare come pignorabili le classi come la A10, che sono classificate catastalmente uffici, a prescindere dal fatto che una famiglia abbia deciso di creare lì il suo nucleo e quindi la prima casa.

Seguirà, inoltre, un aumento del numero di rate non pagate prima di vedere movimenti ed atti, che passerà da 2 a 8 rate “saltateâ€, da ritenersi valida anche per le dilazioni effettuate prima.

Per quanto riguarda le nuove dilazioni l’Ente non si espone e prende tempo utilizzando le istruzioni precedenti.

Per accedere ai piani suddetti di dilazione straordinaria, fino a 120 rate, occorre, ovviamente, l’accertamento della condizione di difficoltà legata a questo momento economico, mentre per i pignoramenti il discorso è diverso: se riguarda imprenditori e professionisti, se i beni non strumentali non sono sufficienti a colmare il debito, gli strumentali, ovvero necessari a creare il proprio reddito o eseguire il proprio lavoro, sono pignorabili fino ad un quinto del valore complessivo di esse stessi.

Speriamo che qualcuno (Lassù!) abbia capito che l’Italia e gli Italiani non ce la fanno più, che non solo non è soddisfacente affatto, ma anche squalificante, e per una intera nazione direi, lavorare così, sempre che si riesca a lavorare. La regressione, in altre parole, ci sta rendendo un popolo di alienati, che svolgono attività in nulla gratificanti; lavori remunerativi ormai solo al fine del saldo dei conti. Quali? Bollette, tasse, more, multe, velox, tutox, iva, inps, inail, e, se avanza qualcosa … il cibo per oggi.
A. Asborno

"Se le troppe delusioni logorano le fibre e gettano la sfiducia nell'animo; se le soverchie ricchezze di alcuni, e la miseria spaventevole dei molti, troncano ogni nerbo alle moltitudini, e succede una solitudine di pensieri e d'interessi che distrugge affatto la coscienza nazionale: allora le rivoluzioni sono impossibili." Carlo PisacaneLa rivoluzione, 1858

Ma…quel ma che c’è sempre in Italia…
"Tutte le rivoluzioni moderne hanno avuto per risultato un rafforzamento del potere statale."
Albert CamusL'uomo in rivolta, 1951




 

In arrivo il pressing del fisco sulle imprese

Lunedì 01 Luglio 2013 14:32

In arrivo il pressing del fisco sulle imprese. Scadenze novembre e dicembre 2013 Per le piccole imprese le scadenze di novembre/dicembre imporrano pagamenti fino a 56.000 euro.

A lanciare l’allarme è il segretario della CGIA, Giuseppe Bortolussi:
"Sta per arrivare il pressing del fisco sulle imprese: tra novembre e dicembre si concentreranno ben 24 scadenze fiscali/contributive. Molte di queste - come il pagamento dell’Iva, dell’Imu e della Tares – saranno più onerose delle precedenti. Inoltre, a seguito dello slittamento dell’aumento dell’Iva al prossimo 1° ottobre, pare di capire che anche gli acconti di fine anno di Irpef, di Ires e forse anche quelli dell’Irap subiranno dei rincari che, comunque, saranno compensati in sede di pagamento del saldo nel 2014. Tuttavia, verso la fine di quest’anno questa situazione darà luogo a degli effetti molto negativi per i bilanci delle aziende, in particolar modo per quelle di piccola dimensione. Già in affanno per la cronica mancanza di liquidità, tra novembre e dicembre le piccole imprese, che costituiscono la quasi totalità delle aziende presenti nel nostro Paese, dovranno versare, tra imposte tasse e contributi, tra i 10.800 e i 56.000 euro: una vera stangata che rischia di mettere definitivamente in ginocchio moltissimi operatori economici".

Analizziamo il quadro generale.

IVA - L’aumento dell’aliquota dal 21% al 22% doveva scattare dal 1° luglio. Nella bozza del Decreto legge approvato nei giorni scorsi dal Consiglio dei Ministri l’aumento è stato spostato al 1° ottobre. L’Erario riceverà i “benefici†di questo rincaro a partire dal mese di novembre, quando le imprese che versano l’Iva con cadenza mensile pagheranno l’imposta.
Nota: nei casi aziendali sotto riportati si è tenuto conto delle novità appena descritte.

IMU – Gli imprenditori stanno attendendo con fiducia la riforma che l’Esecutivo dovrà presentare entro la fine del prossimo mese di agosto. In questa rimodulazione dell’imposta potrebbe essere introdotta la deducibilità dell’IMU dalla determinazione del reddito di impresa. Si ricorda, inoltre, che, in seguito alla proroga del termine per l’approvazione del bilancio di previsione, i Comuni hanno tempo sino al 30 settembre 2013 per approvare le aliquote IMU da applicare per l’anno in corso.
Nota: per calcolare gli effetti dell’Imu, nei 4 casi aziendali sono state utilizzate le aliquote e le modalità di applicazione praticate nel 2012.

TARES - L’applicazione del nuovo tributo ambientale è stata di fatto posticipata a fine anno. La normativa, infatti, stabilisce che i Comuni hanno la possibilità di decidere liberamente il numero delle rate di versamento. Le prime due potranno corrispondere agli importi della vecchia TIA/TARSU, mentre la determinazione dell’ammontare complessivo dovuto a titolo di TARES avverrà con l’ultima rata, dalla quale saranno detratti gli importi già effettuati nei primi due versamenti. Non è da escludere che la riforma della tassazione sugli immobili, che dovrà essere approvata entro il prossimo mese di agosto, cancelli o riformi questa nuova imposta.
Nota: per misurare gli effetti della Tares si è deciso che l’ammontare complessivo sia calcolato con la rata di dicembre. Rispetto a quanto pagato nel 2012, per l’anno in corso si è ipotizzato un aumento del costo a carico dell’azienda del 15%. Così come stabilito dalla nuova normativa, questo è l’incremento minimo necessario affinchè il gettito della Tares copra interamente i costi del servizio di asporto e smaltimento dei rifiuti.

ACCONTI – Pare di capire che a novembre gli acconti IRPEF, IRES e forse IRAP subiranno un aumento. Infatti, il Decreto legge approvato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 25 giugno (il testo ufficiale non è ancora stato pubblicato) sembra prevedere:

- l’aumento dell’acconto IRPEF dal 99% al 100% dal 2013 (e quindi anche per il futuro);
- l’aumento dell’acconto IRES dal 100% al 101% solo per il 2013.

Il pagamento della prima rata non viene interessato dall’aumento: in questo modo il maggior esborso si farà sentire interamente con il pagamento della seconda rata di novembre.
Sembra che anche l’acconto IRAP aumenti di 1 punto %. Di conseguenza, per il calcolo effettuato più sotto, gli imprenditori individuali e le società di persone applicheranno l’aliquota del 100%, i soggetti IRES quella del 101%.

 

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