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GiveBack! - puntata del 18 marzo

Scienze e Ambiente


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Giveback il podcast del 18 marzo

A Giveback si parla del Petrolio in Basilicata con il Prof. Enzo Alliegro, Antropologo Università Federico II di Napoli e autore di Totem Nero, petrolio, sviluppo e conflitto in Basilicata Dr. Giambattista Mele, medico, fondatore nel 2008 dell'Associazione "Laboratorio per Viggiano", membro di ISDE-Medici per l'Ambiente - sezione Basilicata Mimmo Nardozza, giornalista e autore del docuvideo Mal d'Agri


GiveBack! E’ il momento di sostenere il Pianeta.

Programma live dedicato alle buone pratiche di salvaguardia del Pianeta. Il titolo è un invito a prestare attenzione ai temi ambientali anche in un momento di crisi come questo, ricordandosi di quanto le risorse del Pianeta abbiano contribuito al nostro benessere. Ogni settimana esperti, studenti e docenti si confrontano su un tema specifico, lanciando il loro GiveBack!

Autore e curatore: Beatrice Benocci
Redazione: Carolina Trotta, Arianna Casaburi, Ludovica Ferraro, Sara Inverso, Roberto Altavilla

il programma è realizzato da unis@und web radio dell'università di Salerno

Unisound webradio Salerno

Live: il mercoledì alle ore 11.00
Replica: il venerdì alle 15.00
podcast: iunisa.unisa.it

Petrolio in Basilicata con
Prof. Enzo Alliegro, Antropologo Università Federico II di Napoli e autore di Totem Nero, petrolio, sviluppo e conflitto in Basilicata
Dr. Giambattista Mele, medico, fondatore nel 2008 dell'Associazione "Laboratorio per Viggiano", membro di ISDE-Medici per l'Ambiente - sezione Basilicata
Mimmo Nardozza, giornalista e autore del docuvideo Mal d'Agri

Mercoledì 18 marzo 2015, Teatro Nuovo di Napoli Ambra Angiolini in La misteriosa scomparsa di W di Stefano Benni

Cultura e spettacolo

Mercoledì 18 marzo 2015, Teatro Nuovo di Napoli Ambra Angiolini in La misteriosa scomparsa di W di Stefano BenniDopo i consensi di critica e pubblico ottenuti nella passata stagione, Ambra Angiolini torna a “vestire” i panni della signorina V, la creatura immaginata per lei dalla scrittura fantastica e tagliente di Stefano Benni, ne La misteriosa scomparsa di W, in scena da mercoledì 18 marzo 2015 alle ore 21.00 (repliche fino a domenica 22) al Teatro Nuovo di Napoli.

Presentato dal Teatro dell’Archivolto, lo spettacolo, per la regia di Giorgio Gallione, si avvale delle scene di Guido Fiorato, le luci di Aldo Mantovani e le musiche di Paolo Silvestri, che contribuiscono a creare l'atmosfera di un mondo sospeso tra realtà e fantasia.

"V" è il nome della problematica donna protagonista dello spettacolo: un nome criptico ma neppure tanto, perché "V" è alla ricerca di "W", ossia del suo completamento. Una donna incompiuta, quindi, insoddisfatta e tormentata, che sul palco si racconta, mostrando una vita variopinta e accidentata, a tratti improbabile e immaginifica, in cui il suo cammino si è sempre fermato a un passo dalla felicità, deragliando costantemente verso la sofferenza.

C'è di tutto nel percorso di questa ragazza: il disincanto verso la realtà e gli uomini che la popolano, disincanto che compare già poche ore dopo esser stata messa al mondo, gli psicofarmaci come sostegno e come prigione, amicizie e amori che finiscono in maniera traumatica, ma anche il confronto, fra sarcasmo e paradosso, con i grandi temi sociali, dal razzismo alla guerra.

"Come regista – spiega Giorgio Gallione – ho sempre desiderato parlare di contemporaneità in modo comico, ma preferendo un linguaggio alto, che esulasse dal semplice sketch. Stefano Benni con i suoi libri mi è apparso proprio come il prototipo di queste qualità. V è una donna giovane, una figura tragicomica che offre al pubblico una lunga confessione, e Ambra riesce ad interpretarla con grande naturalezza e profonda sincerità".

Per la prima volta sola in palcoscenico, Ambra Angiolini fa rivivere le lotte di una donna fragile ma combattiva, determinata a ritrovare il suo "tutto", in un'atmosfera completamente bianca, quasi irreale.

Il testo di Stefano Benni riesce a trasformare l'angoscia di un dramma interiore in una risata liberatoria, in cui, però, la donna s’interroga, con dolore e paradossi, sul senso d'incompletezza che percepisce, e sulla sua vita che continua, nonostante tutto, a "perdere pezzi".

 

Eccezionali ritrovamenti archeologici nel Parco del Treja

Paese che vai...

Eccezionali ritrovamenti archeologici nel Parco del TrejaDal 1985, anno in cui fu scoperto il santuario suburbano di Monte Li Santi-Le Rote, situato su un’ansa del fiume Treja in località Narce, nel territorio di Mazzano Romano, la Soprintendenza ha dato vita a delle indagini archeologiche che sono state condotte fino al 2004.

Il Parco regionale Valle del Treja nel 2014 per quest’area ha promosso e finanziato dei lavori di riqualificazione finalizzati anche alla realizzazione di una nuova copertura per la zona del santuario. Durante i sondaggi preventivi per la realizzazione della copertura, sono tornate alla luce più di 300 maschere dipinte, teste in terracotta offerte alle divinità del santuario e una sorprendente serie di chiavi e spiedi in ferro. Gli eccezionali ritrovamenti, grazie alla disponibilità della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale, sono stati depositati presso il laboratorio del Museo Civico Archeologico-Virtuale di Narce (MAVNA) a Mazzano.

Con il contributo dell’American Institute of Archaeology, tra novembre e febbraio, nove giovani allievi dell’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro hanno restaurato le antiche superfici e gli spettacolari colori dei manufatti rinvenuti. Questi ritrovamenti contribuiscono al racconto dei “tempi del rito”, quell’insieme di momenti rituali, celebrati dagli antichi fedeli nell’area del santuario, spesso durante grandi cerimonie collettive.  Nasce così, dopo soli cinque mesi dall’inizio dello scavo, una grande mostra.

La mostra sarà inaugurata sabato 14 marzo alle ore 17 al Museo Civico Archeologico di Mazzano. Rimarrà aperta fino al 30 giugno con i seguenti orari: venerdì, sabato e domenica dalle 9,00 alle 13,30 e dalle 15,30 alle 19,00.

Il Governo blocca l'innovazione fermando il passaggio alla fibra ottica

Informatica e Tecnologia

Il Governo blocca l'innovazione fermando il passaggio alla fibra ottica Nonostante l’Italia navighi in internet più lentamente della Namibia il governo, per salvare il capitale di Telecom, ha deciso di cancellare l’unica misura che avrebbe aiutato il nostro Paese a colmare il divario nei confronti del resto del mondo. E pensare che, questa volta, ci avevamo creduto davvero. Il progetto di spingere il passaggio alla fibra sembrava davvero serio.

Invece, in perfetto stile Italiano, tutto va in fumo in pochi secondi. Il governo fa dietro-front e cancella dall’agenda digitale il passaggio alla fibra attraverso l’intervento pubblico, dando come motivazione le solite inutili scuse inventate, a partire da quella ai limiti del ridicolo che distingue “banda larga” e “banda ultra larga”. Un gioco di parole mediatico che vorrebbe spacciare l’Adsl a 30 Mb come una connessione ottima e la fibra come un “prodotto di super lusso”. Questo ha permesso al ministro Federica Guidi di dichiarare con sicurezza: “lasciamo al mercato e agli operatori la scelta della tecnologia più efficiente”.

L’Adsl è una tecnologia vecchia e inadeguata, che penalizza gli utenti soprattutto in fase di upload (l’invio di dati verso la rete) impedendo di utilizzare Internet in maniera adeguata ai tempi. A spiegarlo al ministro potrebbero essere per esempio le aziende che nell’evoluta Lombardia si trovano ad affrontare tempi biblici (un giorno o più) per la trasmissione di dati che con la fibra potrebbero essere inviati nel giro di un’ora scarsa. Dubito però ministri ed il loro staff abbiano bisogno di spiegazioni in merito. È solo che quando si tratta di scegliere tra l’innovazione del paese e gli interessi finanziari, curiosamente finiscono sempre per scegliere i secondi.

Risultato, 60 milioni di italiani possono continuare a impiccarsi al doppino di rame, mentre la fibra e’ e resterà un privilegio per pochi fortunati.

 

GEC 2015: a Milano un'occasione da non perdere per imprese, startup e istituzioni

Economia e finanza

GEC 2015: a Milano un'occasione da non perdere per imprese, startup e istituzioni Ancora pochi giorni e Milano sarà al centro dell'imprenditoria internazionale. Dal 16 al 19 marzo, infatti, la città meneghina ospiterà il Global Entrepreneurship Congress, evento organizzato dalla Kauffman Foundation che ha come obiettivo quello di “celebrare l'imprenditorialità, costruire una community e dare una spinta alla creazione di un ecosistema globale”.

Le parole – come riporta il magazine Energie Sensibili – sono di Jonathan Ortmans, senior fellow della Kauffman Foundation, che ha aggiunto “L'idea di connettere diverse comunità di startup ed ecosistemi imprenditoriali è il miglior modo per imparare.”

L'evento, scrive il magazine, sarà un'occasione che aziende, startup e istituzioni potranno sfruttare per entrare a far parte di un sistema imprenditoriale innovativo. Parteciperanno, tra gli altri, i ministri italiani Federica Guidi e Stefania Giannini. Interessanti le iniziative previste: tra queste, particolare attenzione sarà data al primo SME Ministerial e al progetto H-Ack School. Quest'ultimo affronterà il tema del futuro delle scuole in ottica di innovazione.

Marzo nel giardino della storia

Scienze e Ambiente

Marzo nel giardino della storia Da posto edenico, luogo di quiete e rifugio dai pericoli esterni, il giardino è il riflesso del concetto “uomo è misura di tutte le cose” fino ad arrivare ad essere il simbolo del potere e prestigio del sovrano assoluto, fastosa scenografia verde che ne celebra la gloria.

Microcosmo verde, risultato dell’accostamento di materiali fragili e mutabili con l’architettura fatta di marmo e mattoni, il giardino difficilmente riesce a conservare il suo aspetto nel tempo e lungo la storia si conserva nei dipinti e nei disegni degli artisti.

La raffigurazione delle attività svolte nel giardino comincia ad apparire in modo consistente nell’età medievale in particolare nei dipinti destinati a essere usati nelle illustrazioni mensili dei calendari del tempo. La creazione di giardini e la coltivazione agricola sono state tra i primi trionfi della cultura e del sapere umano e il design del giardino è stato sviluppato già dalle grandi civiltà antiche. Come opere d’arte uniche nel loro modo, i giardini erano sia fragili che evanescenti per il naturale ciclo della crescita e del decadimento. Pitture che raffigurano i giardini sono lo specchio del contesto sociale, storico ed estetico nel quale venivano concepiti i giardini.
Dall’Antica Roma e Pompeii dove i dipinti raffiguranti orti e giardini venivano considerati opere d’arte a Frida Kahlo con i significati dei suoi dipinti come la fertilità e l’eredità culturale, i giardini hanno sempre avuto complessi significati nei dipinti lungo la storia dell’umanità: serenità, moralità e coltivazione degli interessi intellettuali.


Il culto della fecondità e della fertilità nel giardino si trova anche in Flora, divinità romana della primavera, protettrice per eccellenza di orti e giardini fioriti. Il contesto nel quale questa bellissima dea italica viene rappresentata, il suo giardino, conosce una varietà tale di fioriture che nemmeno lei stessa riesce a contare. L’immagine di Flora si manifesta come dea della primavera, in bellissime immagini inerenti a vari elementi della natura e in particolare in quelli che descrivono l’abbondanza e la ricchezza della terra sottolineando il miracolo della fioritura.

Il mese di marzo è solitamente destinato alla cura e alla risistemazione del giardino, al taglio delle viti, alla potatura, alla preparazione dell’orto e a tutte le attività legate all’innesto delle piante che tra qualche mese saranno in fiore per poi regalarci i loro frutti.

 

La nebbia a gl’irti colli

Racconti

La nebbia a gl’irti colli


In certe mattinate d’inverno Calcata sembra galleggiare tra le nebbie del fiume Treja. È inutile cercare di guardare i dettagli. È meglio fermarsi, chiudere gli occhi e respirare il sapore pungente dell’aria umida che sale dalla valle. Anche se non si vede quasi niente, non ci si sente soli!

La nebbia vaga sfuggente nei pendii delle forre e confusi tra cielo e terra, nel baluginio di qualche timido raggio di sole, si intuiscono i profili dei tetti delle case, si percepisce odore di legna dai comignoli. Più in alto, le creste indistinte delle cime degli alberi appaiono in un neutro color indaco. In basso, sotto un velo nebbioso ancora più denso, si sente l’ansito del fiume. Sopra il fiume una mano di gigante ha tratteggiato il corso dell’acqua, con una pennellata di vapore: la nebbia rispecchia sospesa l’alveo del Treja.

I vecchi del luogo dicono scherzando che per piacerti, in un posto così ci devi essere nato. Ma forse non è vero. Devi amare il senso di mistero e un po’ perturbante dell’ignoto, o più semplicemente ti devi adattare all’imprevedibilità del futuro, di cui la nebbia è metafora. Sei ripagato dall’incanto fiabesco, fantastico, di un luogo senza tempo in cui forse tutto può apparire, basta raggiungere la prossima curva del sentiero; non c’è nessuna fretta.







Jobs Act: Il Contratto a Tutele Crescenti

Cronaca e attualità

Jobs Act: Il Contratto a Tutele Crescenti Si attende la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto attuativo della legge 183/2014 (c.d. Jobs Act) che comprende anche le norme sul nuovo contratto lavorativo a tutele crescenti.

Cos’è e a chi si applica il Contratto a Tutele Crescenti

E’ un contratto a tempo indeterminato che si differenzia da quello precedente per quanto riguarda i licenziamenti e che prevede degli incentivi contributivi (fino a 8.060,00 € all’anno) per i primi tre anni.

Il reintegro sarà previsto solo per alcuni casi limitati, per tutti gli altri motivi di licenziamento, invece, sarà previsto un risarcimento economico che aumenterà a seconda dell’anzianità lavorativa (da qui il nome del contratto).

La nuova disciplina in materia di contratto a tutele crescenti si applica ai lavoratori assunti con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato a decorrere dal 1° marzo 2015, cioè dalla data di entrata in vigore del decreto attuativo.

Il decreto si riferisce anche ai casi di conversione di contratto a tempo determinato o di apprendistato in contratto a tempo indeterminato, che avvengono successivamente all’entrata in vigore. Vediamo ora cosa è previsto per i licenziamenti illegittimi e ingiustificati.

Licenziamento illegittimo

Esistono tre casi di illegittimità del licenziamento:

se è considetato discriminatorio;

se è riconducibile a casi di nullità previsti dalla legge;

se è inefficace, poichè dichiarato in forma orale.

Se un giudice reputa che un licenziamento sia illegittimo, può intimare al datore di lavoro il reintegro del lavoratore e la corresponsione di un’indennità sulla base dell’ultima retribuzione, calcolata dal giorno del licenziamento fino al giorno dell’effettiva reintegrazione, con un minimo di 5 mensilità. Su questo periodo così calcolato, il datore dovrà anche versare i contributi previsti.

In alternativa al reintegro il lavoratore può chiedere, oltre all’indennità obbligatoria appena descritta, un’ulteriore indennità sulla base dell’ultima rettribuzione, pari a quindici mensilità, sulla quale però non verranno calcolati anche i contributi.

Licenziamento ingiustificato

Questo è il tipo di licenziamento che ha subito la maggiore trasformazione con l’introduzione del contratto a tutele crescenti.

Se il dipendente viene licenziato per un giustificato motivo oggettivo ingiustificato (ad esempio una crisi economica che prevede riduzione del personale, ma quel lavoratore poteva essere impiegato in un’altra mansione senza bisogno di licenziarlo) non ci sarà più il reintegro del lavoratore, come era previsto dall’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori.

Il datore di lavoro dovrà pagare un risarcimento sulla base dell’ultima retribuzione, pari a due mensilità per ogni anno lavorativo in azienda:

con un minimo di due mensilità e un massimo di sei, per le piccole aziende e un minimo di quattro mensilità e un massimo di diciotto, per le grandi aziende.

 

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