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Eccezionali ritrovamenti archeologici nel Parco del Treja

Paese che vai...


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Eccezionali ritrovamenti archeologici nel Parco del TrejaDal 1985, anno in cui fu scoperto il santuario suburbano di Monte Li Santi-Le Rote, situato su un’ansa del fiume Treja in località Narce, nel territorio di Mazzano Romano, la Soprintendenza ha dato vita a delle indagini archeologiche che sono state condotte fino al 2004.

Il Parco regionale Valle del Treja nel 2014 per quest’area ha promosso e finanziato dei lavori di riqualificazione finalizzati anche alla realizzazione di una nuova copertura per la zona del santuario. Durante i sondaggi preventivi per la realizzazione della copertura, sono tornate alla luce più di 300 maschere dipinte, teste in terracotta offerte alle divinità del santuario e una sorprendente serie di chiavi e spiedi in ferro. Gli eccezionali ritrovamenti, grazie alla disponibilità della Soprintendenza per i Beni Archeologici dell’Etruria Meridionale, sono stati depositati presso il laboratorio del Museo Civico Archeologico-Virtuale di Narce (MAVNA) a Mazzano.

Con il contributo dell’American Institute of Archaeology, tra novembre e febbraio, nove giovani allievi dell’Istituto Superiore per la Conservazione e il Restauro hanno restaurato le antiche superfici e gli spettacolari colori dei manufatti rinvenuti. Questi ritrovamenti contribuiscono al racconto dei “tempi del rito”, quell’insieme di momenti rituali, celebrati dagli antichi fedeli nell’area del santuario, spesso durante grandi cerimonie collettive.  Nasce così, dopo soli cinque mesi dall’inizio dello scavo, una grande mostra.

La mostra sarà inaugurata sabato 14 marzo alle ore 17 al Museo Civico Archeologico di Mazzano. Rimarrà aperta fino al 30 giugno con i seguenti orari: venerdì, sabato e domenica dalle 9,00 alle 13,30 e dalle 15,30 alle 19,00.

Il Governo blocca l'innovazione fermando il passaggio alla fibra ottica

Informatica e Tecnologia

Il Governo blocca l'innovazione fermando il passaggio alla fibra ottica Nonostante l’Italia navighi in internet più lentamente della Namibia il governo, per salvare il capitale di Telecom, ha deciso di cancellare l’unica misura che avrebbe aiutato il nostro Paese a colmare il divario nei confronti del resto del mondo. E pensare che, questa volta, ci avevamo creduto davvero. Il progetto di spingere il passaggio alla fibra sembrava davvero serio.

Invece, in perfetto stile Italiano, tutto va in fumo in pochi secondi. Il governo fa dietro-front e cancella dall’agenda digitale il passaggio alla fibra attraverso l’intervento pubblico, dando come motivazione le solite inutili scuse inventate, a partire da quella ai limiti del ridicolo che distingue “banda larga” e “banda ultra larga”. Un gioco di parole mediatico che vorrebbe spacciare l’Adsl a 30 Mb come una connessione ottima e la fibra come un “prodotto di super lusso”. Questo ha permesso al ministro Federica Guidi di dichiarare con sicurezza: “lasciamo al mercato e agli operatori la scelta della tecnologia più efficiente”.

L’Adsl è una tecnologia vecchia e inadeguata, che penalizza gli utenti soprattutto in fase di upload (l’invio di dati verso la rete) impedendo di utilizzare Internet in maniera adeguata ai tempi. A spiegarlo al ministro potrebbero essere per esempio le aziende che nell’evoluta Lombardia si trovano ad affrontare tempi biblici (un giorno o più) per la trasmissione di dati che con la fibra potrebbero essere inviati nel giro di un’ora scarsa. Dubito però ministri ed il loro staff abbiano bisogno di spiegazioni in merito. È solo che quando si tratta di scegliere tra l’innovazione del paese e gli interessi finanziari, curiosamente finiscono sempre per scegliere i secondi.

Risultato, 60 milioni di italiani possono continuare a impiccarsi al doppino di rame, mentre la fibra e’ e resterà un privilegio per pochi fortunati.

 

GEC 2015: a Milano un'occasione da non perdere per imprese, startup e istituzioni

Economia e finanza

GEC 2015: a Milano un'occasione da non perdere per imprese, startup e istituzioni Ancora pochi giorni e Milano sarà al centro dell'imprenditoria internazionale. Dal 16 al 19 marzo, infatti, la città meneghina ospiterà il Global Entrepreneurship Congress, evento organizzato dalla Kauffman Foundation che ha come obiettivo quello di “celebrare l'imprenditorialità, costruire una community e dare una spinta alla creazione di un ecosistema globale”.

Le parole – come riporta il magazine Energie Sensibili – sono di Jonathan Ortmans, senior fellow della Kauffman Foundation, che ha aggiunto “L'idea di connettere diverse comunità di startup ed ecosistemi imprenditoriali è il miglior modo per imparare.”

L'evento, scrive il magazine, sarà un'occasione che aziende, startup e istituzioni potranno sfruttare per entrare a far parte di un sistema imprenditoriale innovativo. Parteciperanno, tra gli altri, i ministri italiani Federica Guidi e Stefania Giannini. Interessanti le iniziative previste: tra queste, particolare attenzione sarà data al primo SME Ministerial e al progetto H-Ack School. Quest'ultimo affronterà il tema del futuro delle scuole in ottica di innovazione.

Marzo nel giardino della storia

Scienze e Ambiente

Marzo nel giardino della storia Da posto edenico, luogo di quiete e rifugio dai pericoli esterni, il giardino è il riflesso del concetto “uomo è misura di tutte le cose” fino ad arrivare ad essere il simbolo del potere e prestigio del sovrano assoluto, fastosa scenografia verde che ne celebra la gloria.

Microcosmo verde, risultato dell’accostamento di materiali fragili e mutabili con l’architettura fatta di marmo e mattoni, il giardino difficilmente riesce a conservare il suo aspetto nel tempo e lungo la storia si conserva nei dipinti e nei disegni degli artisti.

La raffigurazione delle attività svolte nel giardino comincia ad apparire in modo consistente nell’età medievale in particolare nei dipinti destinati a essere usati nelle illustrazioni mensili dei calendari del tempo. La creazione di giardini e la coltivazione agricola sono state tra i primi trionfi della cultura e del sapere umano e il design del giardino è stato sviluppato già dalle grandi civiltà antiche. Come opere d’arte uniche nel loro modo, i giardini erano sia fragili che evanescenti per il naturale ciclo della crescita e del decadimento. Pitture che raffigurano i giardini sono lo specchio del contesto sociale, storico ed estetico nel quale venivano concepiti i giardini.
Dall’Antica Roma e Pompeii dove i dipinti raffiguranti orti e giardini venivano considerati opere d’arte a Frida Kahlo con i significati dei suoi dipinti come la fertilità e l’eredità culturale, i giardini hanno sempre avuto complessi significati nei dipinti lungo la storia dell’umanità: serenità, moralità e coltivazione degli interessi intellettuali.


Il culto della fecondità e della fertilità nel giardino si trova anche in Flora, divinità romana della primavera, protettrice per eccellenza di orti e giardini fioriti. Il contesto nel quale questa bellissima dea italica viene rappresentata, il suo giardino, conosce una varietà tale di fioriture che nemmeno lei stessa riesce a contare. L’immagine di Flora si manifesta come dea della primavera, in bellissime immagini inerenti a vari elementi della natura e in particolare in quelli che descrivono l’abbondanza e la ricchezza della terra sottolineando il miracolo della fioritura.

Il mese di marzo è solitamente destinato alla cura e alla risistemazione del giardino, al taglio delle viti, alla potatura, alla preparazione dell’orto e a tutte le attività legate all’innesto delle piante che tra qualche mese saranno in fiore per poi regalarci i loro frutti.

 

La nebbia a gl’irti colli

Racconti

La nebbia a gl’irti colli


In certe mattinate d’inverno Calcata sembra galleggiare tra le nebbie del fiume Treja. È inutile cercare di guardare i dettagli. È meglio fermarsi, chiudere gli occhi e respirare il sapore pungente dell’aria umida che sale dalla valle. Anche se non si vede quasi niente, non ci si sente soli!

La nebbia vaga sfuggente nei pendii delle forre e confusi tra cielo e terra, nel baluginio di qualche timido raggio di sole, si intuiscono i profili dei tetti delle case, si percepisce odore di legna dai comignoli. Più in alto, le creste indistinte delle cime degli alberi appaiono in un neutro color indaco. In basso, sotto un velo nebbioso ancora più denso, si sente l’ansito del fiume. Sopra il fiume una mano di gigante ha tratteggiato il corso dell’acqua, con una pennellata di vapore: la nebbia rispecchia sospesa l’alveo del Treja.

I vecchi del luogo dicono scherzando che per piacerti, in un posto così ci devi essere nato. Ma forse non è vero. Devi amare il senso di mistero e un po’ perturbante dell’ignoto, o più semplicemente ti devi adattare all’imprevedibilità del futuro, di cui la nebbia è metafora. Sei ripagato dall’incanto fiabesco, fantastico, di un luogo senza tempo in cui forse tutto può apparire, basta raggiungere la prossima curva del sentiero; non c’è nessuna fretta.







Jobs Act: Il Contratto a Tutele Crescenti

Cronaca e attualità

Jobs Act: Il Contratto a Tutele Crescenti Si attende la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto attuativo della legge 183/2014 (c.d. Jobs Act) che comprende anche le norme sul nuovo contratto lavorativo a tutele crescenti.

Cos’è e a chi si applica il Contratto a Tutele Crescenti

E’ un contratto a tempo indeterminato che si differenzia da quello precedente per quanto riguarda i licenziamenti e che prevede degli incentivi contributivi (fino a 8.060,00 € all’anno) per i primi tre anni.

Il reintegro sarà previsto solo per alcuni casi limitati, per tutti gli altri motivi di licenziamento, invece, sarà previsto un risarcimento economico che aumenterà a seconda dell’anzianità lavorativa (da qui il nome del contratto).

La nuova disciplina in materia di contratto a tutele crescenti si applica ai lavoratori assunti con contratto di lavoro subordinato a tempo indeterminato a decorrere dal 1° marzo 2015, cioè dalla data di entrata in vigore del decreto attuativo.

Il decreto si riferisce anche ai casi di conversione di contratto a tempo determinato o di apprendistato in contratto a tempo indeterminato, che avvengono successivamente all’entrata in vigore. Vediamo ora cosa è previsto per i licenziamenti illegittimi e ingiustificati.

Licenziamento illegittimo

Esistono tre casi di illegittimità del licenziamento:

se è considetato discriminatorio;

se è riconducibile a casi di nullità previsti dalla legge;

se è inefficace, poichè dichiarato in forma orale.

Se un giudice reputa che un licenziamento sia illegittimo, può intimare al datore di lavoro il reintegro del lavoratore e la corresponsione di un’indennità sulla base dell’ultima retribuzione, calcolata dal giorno del licenziamento fino al giorno dell’effettiva reintegrazione, con un minimo di 5 mensilità. Su questo periodo così calcolato, il datore dovrà anche versare i contributi previsti.

In alternativa al reintegro il lavoratore può chiedere, oltre all’indennità obbligatoria appena descritta, un’ulteriore indennità sulla base dell’ultima rettribuzione, pari a quindici mensilità, sulla quale però non verranno calcolati anche i contributi.

Licenziamento ingiustificato

Questo è il tipo di licenziamento che ha subito la maggiore trasformazione con l’introduzione del contratto a tutele crescenti.

Se il dipendente viene licenziato per un giustificato motivo oggettivo ingiustificato (ad esempio una crisi economica che prevede riduzione del personale, ma quel lavoratore poteva essere impiegato in un’altra mansione senza bisogno di licenziarlo) non ci sarà più il reintegro del lavoratore, come era previsto dall’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori.

Il datore di lavoro dovrà pagare un risarcimento sulla base dell’ultima retribuzione, pari a due mensilità per ogni anno lavorativo in azienda:

con un minimo di due mensilità e un massimo di sei, per le piccole aziende e un minimo di quattro mensilità e un massimo di diciotto, per le grandi aziende.

 

IN LIBRERIA “MI PUOI LEGGERE FINO A TARDI” DI ENRICO DEREGIBUS: FRANCESCO DE GREGORI COME NON È MAI STATO RACCONTATO

Cultura e spettacolo

IN LIBRERIA “MI PUOI LEGGERE FINO A TARDI” DI ENRICO DEREGIBUS: FRANCESCO DE GREGORI COME NON È MAI STATO RACCONTATODall'adolescenza negli anni 60 ai concerti nei localini romani, da Alice alle tante canzoni inedite; dallo storico exploit di “Rimmel” alle contestazioni a metà degli anni 70 (per la prima volta descritte in modo esaustivo), dalla leggendaria tournée con Lucio Dalla nel '79 all'enorme successo de La donna cannone: Francesco De Gregori come non è mai stato raccontato.
È in libreria “Francesco De Gregori. Mi puoi leggere fino a tardi” di Enrico Deregibus (Giunti editore). Una narrazione incalzante e ricca di aneddotica, anche grazie a migliaia di dichiarazioni dell'artista romano. 352 pagine, ogni anno un capitolo, quasi 1500 documenti consultati e citati, moltissime testimonianze inedite su di lui. Un ritratto per molti versi inatteso di uno dei maggiori artisti italiani, che sfata molti luoghi comuni su di lui.
Francesco De Gregori in occasione della prima edizione del libro ha dichiarato: “L'ho letto con molta curiosità. È un libro scritto molto bene, fatto con il rigore dello storico. L'autore ha costruito un controcanto fra quella che è la mia storia personale e gli avvenimenti storici paralleli: una bella idea”.
Ma è una storia affascinante anche per chi non ama De Gregori: Baglioni, Battiato, Battisti, Califano, Celentano, Ciampi, Cocciante, Paolo Conte, Dalla, Daniele, De André, Donà, Fellini, Fiorello, Fossati, Gaetano, Graziani, Jannacci, Jovanotti, Leali, Ligabue, Luci della centrale elettrica, Mannoia, Marini, Mia Martini, Morandi, Nomadi, Piovani, Patty Pravo, Ramazzotti, Ron, Vasco Rossi, Sparagna, Van De Sfroos, Vecchioni, Venditti, Checco Zalone, Zucchero. Sono alcuni degli artisti che De Gregori ha incrociato in tutti questi anni e che sono veri coprotagonisti di questo libro.
Il volume è la riedizione della biografia di Deregibus pubblicata nel 2003, un successo editoriale che ora torna completamente rivisto e arricchito. Ed aggiornato agli ultimi dodici anni, fitti di avvenimenti, dischi, collaborazioni: il rock, la dimensione live sempre più centrale, il cambiare continuamente per rimanere se stesso. È il primo di due libri di Deregibus che analizzano il percorso di De Gregori. Il secondo, in preparazione, racconterà canzone per canzone tutto il repertorio del cantautore romano.

Enrico Deregibus è giornalista e operatore culturale, si occupa principalmente di musica italiana. È consulente del Mei e del Club Tenco, per il quale è anche responsabile dell'ufficio stampa, collabora con il festival “Collisioni” e con molte altre rassegne come il Premio Bindi. Ha curato il progetto “La leva cantautorale degli anni zero”. Come giornalista, ha scritto e scrive per varie testate. In campo editoriale, per Giunti ha realizzato la prima edizione di questa biografia nel 2003 ed il "Dizionario completo della canzone italiana" nel 2006. Con Enrico de Angelis e Sergio S. Sacchi nel 2007 ha curato “Luigi Tenco. Il mio posto nel mondo” (BUR). Ha inoltre pubblicato nel 2013 “Chi se ne frega della musica?” (NdA Press), una raccolta di suoi scritti.

Furti Auto: ne spariscono 298 al giorno, 12 ogni ora. Come difendersi?

Società e costume

Furti Auto: ne spariscono 298 al giorno, 12 ogni ora. Come difendersi? In Italia diminuiscono i furti d’auto, anche se resta l’emergenza soprattutto in Campania, Lazio e Puglia, le regioni più a rischio. Roma, Napoli e Milano, invece, sono le Province più “gettonate” dai ladri che si accaniscono soprattutto con le piccole di casa Fiat: Panda, Punto e 500. Come ci si difende? Con la tecnologia satellitare, l’unica in grado di contrastare bande sempre più agguerrite e senza scrupoli. Sono questi i titoli principali che emergono dalla 10° edizione della Guida alla Sicurezza Stradale promossa da Viasat Group.

I FURTI D’AUTO - Entrando nel dettaglio della Ricerca – secondo gli ultimi dati disponibili della Direzione Centrale della Polizia Criminale – nel 2014 sono state 107.383 le autovetture rubate (quasi 9mila al mese, 298 al giorno, oltre 12 l’ora) con una riduzione di 4.772 auto rispetto all’anno precedente, quando i furti erano stati 112.155.
La Campania si conferma in cima al “podio” come la Regione più a rischio con i suoi 20.982 furti d’auto l’anno, segue il Lazio con 18.315 e la Puglia con 15.546. Segue la Sicilia (15.389) e la Lombardia (14.221). Roma, così come l’anno precedente, si conferma la Provincia in cui vengono rubate più auto: ben 16.923. Segue la provincia di Napoli (15.683) e di Milano (8.503). Appena dopo Catania (7.280) e Bari (6.452).

LE AUTOVETTURE PIU’ RICERCATE
- Le autovetture in assoluto più “ricercate” continuano ad essere quelle di medio-piccola cilindrata: Fiat Panda (11.813 auto sottratte), Fiat Punto (9.855), Fiat Cinquecento (6.805). Seguono Lancia Y (4.439) e Fiat Uno (4.267). Tutte sommate il 34% del circolante. Queti modelli d’auto sono molto ricercati generalmente per farne un uso temporaneo: per commettere reati (rapine o furti) o per la vendita dei pezzi di ricambio. Quelle più pregiate, di medio-alta gamma, invece, spariscono generalmente “su commissione”, o per essere rivendute all’estero.

LE AUTO RITROVATE - Sul fronte recuperi, nel 2014 si sono ritrovate 46.461 auto (il 43% del totale). Un dato questo migliore di quel 41% dell’anno precedente. I numeri – si legge nella Guida alla Sicurezza di Viasat – stanno li a confermare come negli anni si sono fatti notevoli passi avanti grazie a tecniche investigative sempre più all’avanguardia e alla sempre maggiore diffusione della telematica satellitare, un “optional” ormai irrinunciabile sulle auto piccole o grandi che siano. “L’installazione di dispositivi di sicurezza satellitare Viasat – ci dice il Presidente, Domenico Petrone – sono indispensabili per arginare il fenomeno. In caso di allarme, infatti, la Centrale Operativa Viasat attiva le forze dell’Ordine in meno di 120 secondi, riuscendo a recuperare il 68% delle auto entro la prima ora dalla segnalazione di furto. Non solo protezione dell’auto, però. È bene infatti ricordare che chi installa dispositivi satellitari oltre a innalzare la sicurezza personale e dei propri cari, può ottenere consistenti sconti sulla polizza RC Auto anche in assenza di una specifica legge”.

 

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