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Mediazione civile: la giustizia italiana rapida ed economica

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Mediazione, conciliazione civile e commerciale LA RIVOLUZIONE DEL SISTEMA GIURIDICO: una definizione più rapida delle controversie grazie alla mediazione civile.

Pubblicato lo scorso giovedì 4 novembre, sulla Gazzetta Ufficiale n. 258/2010, il decreto ministeriale 18 ottobre 2010 n. 180; il provvedimento, firmato dal ministro della Giustizia Angelino Alfano di concerto con il ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani, è entrato in vigore da venerdì 5 novembre, segnando un nuovo corso nella storia della giustizia italiana: da marzo 2011 diventerà obbligatorio il tentativo di mediazione fra le parti in caso di controversie che riguardino condominio, diritti reali, divisione, successioni ereditarie, patti di famiglia, locazione, comodato, affitto di aziende, risarcimento del danno derivante dalla circolazione di autoveicoli e natanti, risarcimento del danno derivante da responsabilità medica, risarcimento del danno derivante dalla diffamazione con il mezzo della stampa o altro mezzo di pubblicità, contratti assicurativi bancari e finanziari.

Il Marat Sade - talk Show - in scena al Teatro Elicantropo di Napoli fino al 19 dicembre.

Cultura e spettacolo

Marat Sade - talk show Grande prima nel piccolo Teatro Elicantropo. Nel seicentesco complesso dei Gerolomini, nel cuore di Napoli, a due passi dal Duomo, si è rappresentato il Marat-Sade di Peter Weiss nell'adattamento e regia di Carlo Cerciello, prodotto dal Laboratorio teatrale permanente del Teatro Elicantropo e da Vesuvioteatro. Il capolavoro di Weiss è stato rovesciato come un guanto e riproposto come talk show  dell'italietta berlusconiana che tutto consuma e banalizza con l'arroganza e la volgarità della telecrazia quotidiana.
Anni luce da quella mitica rappresentazione (1967) del Marat Sade di Peter Brook che accendeva fuochi per una rivoluzione che sembrava proprio dietro l'angolo - ma anche da una quasi sconosciuta messinscena (1971) del nostrano Teatrogruppo di Salerno - Per non parlare poi della più recente (1993) rappresentazione de La Compagnia della Fortezza formata dai detenuti del carcere di Volterra per la regia di Armando Punzo e recentemente riproposta.
E così, nella messinscena di Cerciello, il Dirigente dell'emittente televisiva (il Minzolini-Masi di turno), patetica  controfigura del Direttore del manicomio di Charenton, apre le danze di uno spettacolo parodico che sbeffeggia, con indecente volgarità, la rivoluzione francese. Ed un azzimato presentatore introduce i personaggi e commenta, alla sua maniera, lo svolgersi dell'azione, come l'originario banditore di Weiss.
Marat - nella prima efficacemente interpretato da un'attrice -  si muove, sempre accompagnato dalla fedele Simonne, su una sedia a rotelle (emblematica intuizione)  intento a scrivere le sue arringhe rivoluzionarie. Sade (uno e trino) è uno smilzo ed effeminato cicisbeo di fine settecento che si riflette e si rappresenta, come controcanto fisiognomonico, nelle sovrabbondanti rotondità di due scollacciate ballerine d'avanspettacolo televisivo che duettano con lui. Non c'è alcuna traccia, se non parodica, di quella rivoluzionaria violenza della sessualità sadiana che valse, allo scrittore Sade, l'internamento a Charenton e la fama postuma.
Inutile richiamare quindi Artaud, la follia manicomiale ed il teatro della crudeltà: la flagellazione di Sade o il supplizio di Damiens sono spariti o richiamati parodicamente...


 

Al Nuovo Teatro Nuovo di Napoli, Giorgio Albertazzi è Lear di Shakespeare, regia di Antonio Latella.

Cultura e spettacolo

Lear con Giorgio Albertazzi al Nuovo Teatro Nuovo, Napoli Al Nuovo Teatro Nuovo di Napoli il 22 di ottobre c'è stata la prima di Lear da Shakespeare (con traduzione di Ken Ponzio) regia di Antonio Latella. Lo spettacolo, prodotto dal Teatro di Roma e dal Nuovo Teatro Nuovo sarà in scena fino al 27. 

Sul palcoscenico un grande tavolo rettangolare dove giovani attori seduti discorrono amabilmente tra loro.
Solo ad uno sguardo più attento appare, al centro, la chioma bianca del Grande Vecchio. E' lui, Giorgio Albertazzi, il decano del teatro italiano dal fisico ancora asciutto che sembra quasi confondersi coi giovani interpreti del King Lear.
Si tratta della nuova, straordinaria sfida che il Teatro di Roma e il Nuovo Teatro Nuovo di Napoli hanno proposto con l'inedita coppia Albertazzi-Latella: lo sposalizio del vecchio teatro di tradizione e la sperimentazione più avanzata nel panorama drammaturgico contemporaneo.
Dopo l'esordio romano, l'ormai mitico spazio dei Quartieri a Montecalvario presenta, con un tutto esaurito, la prima napoletana della tragedia shakesperiana nella traduzione di Ken Ponzio.
E' un capocomico garbato ma esigente l'Albertazzi-Lear che riprende le varie Goneril, Regan e Cordelia ironizzando ed autoironizzando sui primi tentativi delle interpreti femminili di ricerca del personaggio di figlia.
Ma è anche la prima chiave di lettura della splendida messinscena di Latella-Ponzio (assistiti da un pregevole staff tecnico) del Lear come Testo/Testamento inciso sulla pelle del maestro Albertazzi che interpreta contemporaneamente se stesso ed il re di Britannia.
Poi, gradualmente, la fascinazione del testo shakesperiano cattura gli interpreti che procedono alla rappresentazione di alcune scene emblematiche della tragedia, con sempre più progressiva intensità drammaturgica tra momenti di grande teatro.
La cacciata di Cordelia ed il successivo scontro tra Lear, Goneril e Regan, Il duello-scontro tra i fratelli Edgar ed Edmund (il bastardo) con colpi violenti sempre più intensi di blocchi di carta, la tempesta con lancio di innumerevoli fogli svolazzanti fra gli alberi-tavole puntati al cielo. E poi scene di raffinato erotismo nei tentativi di seduzione reciproci tra le sorelle Goneril, Regan ed il bastardo oggetto di desiderio Edmund. Il tutto sotto lo sguardo di Albertazzi-Lear uscito di scena e comodamente seduto in poltrona tra lusingati spettatori. Infine l'intenso e dolcissimo canto di solitudine di Edgar con l'uso fortemente straniante del microfono.
Ma più spiazzante di tutto è la fine-non fine della tragedia: il grande vecchio abbandona la scena su cui i giovani attori compongono, con gli alberi-tavole, il palcoscenico del futuro spettacolo.
Con grande teatralità, tra applausi di commozione l'Albertazzi-Lear ritorna sul palcoscenico per prendere per mano ognuno dei bravi e giovani interpreti e consegnare loro la maschera tragica della sua straordinaria carriera di attore.
Uno spettacolo da non perdere.
Attilio Bonadies

Il dramma di Michelle Philpots la donna senza memoria.

Cronaca e attualità

Michelle Philpots, la donna senza memoria Quella di Michelle Philpots sembra la storia tratta da un film, ogni mattina al suo risveglio crede di essere nell'anno 1994. Michelle, una donna inglese di 47 anni è reduce da due incidenti stradali che le hanno causato un trauma cranico che ha indotto in breve tempo un'amnesia che le impedisce di formare nuovi ricordi.

Il caso, rarissimo, è stato presentato lunedì sulla NBC nel corso della trasmissione televisiva Today Show; il professore di psichiatria dell'Università di Los Angeles, Gary Small, ha spiegato che Michelle è stata colpita da “amnesia anterograda” ovvero la perdita di memoria relativa a tutti i ricordi acquisiti successivamente al trauma che l'ha colpita, la donna è costretta ad annotare ogni evento della sua vita per evitare di ripetere le stesse cose, non riesce a leggere un libro perché dimentica il contenuto delle pagine precedenti e soprattutto non riconosce suo marito, non ricorda di essersi sposata con Ian l'uomo che ricorda solo di aver conosciuto prima del suo trauma e che oggi, ogni giorno cerca con pazienza di riconquistare il suo amore mostrandole le foto del matrimonio.



 

La Russia a confronto con il XXI secolo

Cronaca e attualità

altLa Russia a confronto con il XXI Secolo

Incontro con Sergey Baburin, Rettore della RUTSE (Russian State University of Trade and Economics) - Facoltà di Scienze Politiche, Università di Salerno
19 maggio 2010

risorse energetiche, materie prime, sicurezza internazionale, scambi culturali e partnership con i paesi europei, questi alcuni dei temi affrontati da Baburin nell'interessante incontro con gli studenti salernitani

Prima di addentrarci nelle tematiche che hanno caratterizzato la conferenza tenuta da Baburin pochi giorni fa a Salerno, due parole sull'uomo. Appena cinquantenne, già rettore dell'Università di Mosca, ex deputato, sostenitore di Putin, non estimatore di Gorbaciov, Baburin entra subito in sintonia con la platea di studenti, esperti e docenti, affermando che tutto ciò che ha fatto e tutto ciò che dirà è passione. Sicuramente una grande passione per la politica che lo porta appena trentenne dalla lontana Siberia al parlamento sovietico, dove è tra gli oppositori di Eltsin. Ma chiarisce subito che non sopporta Gorbaciov. I motivi? L'uomo sovietico più amato in occidente, a suo dire, è colpevole per aver permesso il disfacimento dell'URSS. E la passione traspare ancora: che cosa è la Russia? Domanda al suo pubblico. La Russia, dice Baburin, non è semplicemente una federazione russa, è un sistema di civilizzazione, è un insieme di stili di vita, di tradizioni, di vicende storiche, caratterizzato dalla lingua russa e dalla religione ortodossa. La Russia è un continuum sostiene Baburin, essa è esistita per secoli come tale, poi come URSS, e oggi è di nuovo Russia. Il crollo dell'URSS è stato il crollo della Russia. Ed è bene sapere che Baburin fu tra i pochi a votare contro il dissolvimento dell'URSS.

La Russia di oggi, ricorda Baburin, è un paese stabile che guarda al futuro, pronto a riaffermare la propria geopolitica. La Russia è un paese di mezzo, tra l'Europa e l'Asia, essa non può non guardare a queste due grandi realtà quali propri interlocutori. Così uno degli obiettivi russi è quello di creare una base di proficua collaborazione con l'Europa, da un lato, e con la Cina, dall'altro.
La creazione di relazioni stabili e reciprocamente vantaggiose tra la Russia e l'Europa ci conduce ad un altro aspetto della geopolitica russa, quello delle risorse energetiche. In un futuro non molto lontano, ricorda il rettore di Mosca, si giocherà una grande partita internazionale sulla questione delle risorse. E mentre i russi lavorano per la definizione di uno status quo delle risorse energetiche, altri paesi, come gli Stati Uniti, guardano alla possibilità di aumentare le proprie riserve energetiche. E per spiegare meglio la questione Baburin ha ricordato che, in uno dei suoi ultimi incontri, l'ex segretario di stato americano Condoleeza Rice aveva parlato della necessità di pensare a come suddividere le risorse russe una volta che questo paese avesse cessato di esistere. Affermazione che aveva chiaramente irritato i sovietici. E' chiaro quindi che la composizione di relazioni forti e stabili in tema di risorse energetiche - l'Europa rappresenta un partner molto importante per le materie prime russe - rappresenta il primo passo per la definizione di uno status quo sulle risorse energetiche.

Interessante è anche la lettura di Baburin dell'attuale crisi economica. Secondo il rettore di Mosca l'attuale crisi economica non esiste; si tratta di una crisi finanziaria: il sistema di Bretton Woods è crollato, il dollaro è in crisi e solo un cambiamento di rotta potrà portare ad superamento della crisi. Secondo Baburin la soluzione risiede nel passaggio da un mondo monopolare a un mondo multipolare, da un sistema fondato sul dollaro ad un sistema più complesso basato su più monete: il dollaro, l'euro e lo yen, con la possibilità di utilizzo di monete regionali, intendondo per regioni vaste aree del mondo.
In definitiva, dalle parole di Baburin, apprendiamo che la Russia è ormai nuovamente pronta ad assumere un ruolo di primo piano nel panorama internazionale, pronta a confrontarsi sul tema delle risorse energetiche, pronta a creare un nuovo capitolo di coesistenza pacifica, questa volta economica.

Nel frattempo, in piena sintonia con l'idea di rafforzamento delle relazioni tra Europa e Russia, Baburin propone l'avvio di uno scambio di docenti e studenti tra l'Università di Salerno e l'Università di Mosca, assegnando al polo salernitano, primo in Italia, il compito di aprire la strada di una special relationship culturale con i russi.

beatrice benocci


beatrice.benocci@libero.it

Evoluzione: siamo tutti discendenti dello stesso antenato?

Scienze e Ambiente

Nuova teoria evoluzione Da circa 150 anni gli studi, a livello molecolare delle varie forme di vita, hanno accumulato sempre più prove della somiglianza biologica di tutti gli organismi viventi. Gli evoluzionisti dibattono sui rapporti evolutivi sostenendo talvolta il singolo albero genealogico, altre una serie di alberi interconnessi (rete della vita). Nel secondo caso la vita primordiale sarebbe dovuta ad un notevole trasferimento orizzontale di geni, come avviene tuttora fra organismi unicellulari, e dimostrerebbe che la vita sia sorta da diversi antenati indipendenti.

Una recente ricerca effettuata alla Brandeis University, pubblicata su Nature, teorizza che pur essendo possibile che la vita si sia originata più volte indipendentemente tuttavia nell'evoluzione ci sia stato un collo di bottiglia tale da far sopravvivere i discendenti di una sola di queste origini. Oppure popolazioni separate potrebbero essersi mescolate scambiandosi nel corso del tempo abbastanza materiale genetico da diventare un'unica specie che alla fine è stato l'antenato di tutti noi. In entrambi i casi tutte le forme di vita sarebbero geneticamente correlate.

La conclusione si basa sullo studio di un gruppo di 23 proteine essenziali universalmente conservate, presenti in tutti gli organismi conosciuti, prendendo in esame organismi rappresentativi degli eucarioti, dei batteri e degli archea ed analizzando i percorsi che hanno portato a variazioni della loro struttura.

Quindi un unico antenato, ma non sembra un pò tendenzioso? Innanzi tutto è chiaro che geneticamente tutti gli esseri viventi sono formati delle stesse sostanze, ma questo è dovuto proprio alla caratteristica della terra che ha permesso che alcuni elementi presenti in natura si combinassero tra loro attraverso reazioni chimiche. Però non si può escludere che ogni reazione abbia dato luogo ad una diversa forma di vita, seppur composta dagli stessi elementi ed adattatasi in maniera differente all'ambiente. Quindi sicuramente siamo fatti della stessa sostanza, ma non per questo discendiamo dallo stesso antenato.

Solo ulteriori studi, potranno portare un pò di luce sul'evoluzione delle specie viventi, molto si è fatto, ma il più resta da fare.

RR

 

 

Caracol: città Maya mappata a tempo di record

Scienze e Ambiente

Caracol, città Maya mappata in tempi record Una nuova tecnologia basata sull'uso del laser è stata sperimentata da una coppia di archelogi statunitensi per effettuare la mappatura della città Maya di Caracol in Belize. La tecnologia si chiama Lidar che montata su un aereo bimotore ha consentito in pochi giorni di effettuare in pochi giorni ciò che non si era riusciti a fare in 25 anni, ossia tracciare la mappa della città circondata e ricoperta dalla foresta.

Cosa c'è di nuovo? I rilevamenti aerei si sono sempre effettuati fin dai tempi di Lindberg primo trasvolatore atlantico.

Di nuovo c'è che i normali sistemi di rilevazione non consentivano di penetrare a fondo nel fitto fogliame della foresta del Belize, cosa che tramite il Lidar (rilevamento e classificazione della luce) si è riusciti a fare. Con questo sistema tramite una sessantina di voli nord-sud e circa altrettanti est-ovest, inviando al suolo un flusso continuo di impulsi radar, viene riflesso un segnale che registrato e triangolato da ricevitori Gps viene rinviato a computer in grado di produrre fotografie del suolo.

In poco più di dieci ore si sono ottenuti dettagli topografici molto chieri dell'antica città che si estendeva presumibilmente per circa 100 chilometri quadrati e tra il 550 ed il 900 d.C. raggiunse i 115mila abitanti.

L'uso di questa tecnologia secondo il parere della dottoressa Diane Chase rivoluzionerà l'archeologia Maya consentendo il ritrovamento di molti siti ancora coperti dalla vegetazione.

RR

Come funziona la tecnologia Lidar: il video

Neandertal e Homo Sapiens: Incrociati sì o no?

Scienze e Ambiente

neanderthal e sapiens Le ricerche archeologiche hanno oramai ampiamente dimostrato che le specie Homo Neandertal e Sapiens hanno vissuto contemporaneamente. Non solo, stanno venendo ultimamente alla luce altre specie di Homo, ad esempio il Floresiensis del Madagascar, vissute contemporaneamente ad essi.

Oltre a ciò si è dimostrato tramite il sequenziamento di una buona parte del genoma dell'uomo di Neandertal, realizzato dai ricercatori del Max-Planck Institut per l'antropologia evoluzionistica, a Lipsia, diretti da Svante Pààbo, che lo stesso si è incrociato con il Sapiens, cosa che in precedenza era stata esclusa dallo stesso Pààbo attraverso il sequenziamento del DNA mitocondriale.

Secondo lo studio dall'uno al quattro per cento del genoma di molte persone, che vivono al di fuori dell'Africa deriva dai Neandertal. L'incrocio avvenne probabilmente prima che i Sapiens si suddividessero in Europa ed Asia tra i 100000 ed i 50000 anni fa e che la sovrapposizione tra le due specie avvenne in questo periodo in Medio Oriente.

I ricercatori hanno cercato i geni che distinguono l'uomo moderno dai più stretti parenti e se questi hanno dato vantaggi evolutivi, ad esempio sulle funzioni cognitive, sul metabolismo ed altri sviluppi fisici. Sono stati utilizzati oltre un miliardo di frammenti di DNA ricavati dalle ossa di Neandertal rinvenute, separando lo stesso da quello di microrganismi che potevano averlo contaminato. In questo modo hanno ricostruito circa il 60 per cento del genoma di questa specie.

Resta evidentemente ancora molto da fare.

Alla luce di queste scoperte risulta evidente che la credenza che due specie di uomini potessero aver convissuto senza incrociarsi e che non vi fosse interfertilità tra di essi era molto improbabile. Quindi pur provenendo da due linee evolutive differenti questi nostri antenati si sono incrociati e probabilmente una specie ha tramandato i caratteri dominanti, l'altra si è estinta lasciando però traccia di sè in molti di noi.

RR

 

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