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Canta ancora il mare


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Ho indigestione di vuoto

avendo scavato il pieno

per cercare senza sapere

e amare dove prima era nero

Abbiamo piantato semi nel cemento

irrorato con sofferenze gioia e pianto

Deposto croci e costruito cattedrali

analizzato passati e dipinto stole

ricavando ancora dal nero colore

e colore a volte stintosi in nero

e mani su mani e carne abbracci

strette e fame di noi nel domani

un domani generazionalmente

incerto e sprotetto da affrontare

eretto e folle fatto di Amore

di cio’ che chiamavamo Amore

di ore che non passano

di treni che non passano

di passi che non s’odono

e silenzio assordante

di bicchieri aggiunti

di ruote quadrate

di fiumi in secca

di occhi asciutti

per l’ultimo boccone di energia

e giĂ  parole confuse

contratte

astratte

problemi che non ci sono

ci chiudiamo a scrigno

pagando a caro pegno

calpestando un sogno

pregno un tempo

mentre ora sbaglio

o forse è un raglio

di un testardo illuso

solitario clown

fatto per ridere

su di una quinta

fatto per piangere

dietro un sipario.


         --Valeriano Forte--

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