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Clochard


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clochard #1

Mi chiedo se ho mai davvero visto una stella cadente, sdraiarmi su di una panchina ed osservare il cielo, cadente, sono qui rinchiuso nei miei pensieri mentre la vita mi scorre a fianco.

Il vicinato della movida scivola lentamente o velocemente, mosso dall'alcool di questa strana serata, mentre mi accorgo che dei miei anni non ne sono rimasti molti, fa freddo, e non mi accorgo più di chi mi addita, di chi mi guarda inorridito, clochard, mi suona strana questa parola, non so neanche bene cosa significhi, una parola francese per descrivere cosa sono, chi sono.

Chi ero? Neanche più me ne ricordo, avrò avuto anch'io una famiglia, ma ora so solo di essere invisibile anche a me stesso.

Il portico di questo mondo è la strada che ospita altri che hanno i miei stessi occhi, lo stesso passato, la stessa puzza. E la gente mi tira bottiglie dietro la schiena, mi apostrofano, mi deridono, e io scappo, mostro la mia linguaccia, la mia dignità l'ho persa dietro un respiro che non riconosco più.

Su di me ne raccontano di tutti i colori, in tutti i temi, uno scienziato, un uomo famoso, ricco, non lo so chi ero, so solo che ora non vorrei che essere al caldo, pulito, vorrei non avere più nella mia anima questo senso di solitudine che porto sulle spalle come un macigno, vorrei sentirmi un uomo, vorrei che mi chiamassero col mio nome, vorrei sapere qual'è il mio nome, vorrei sapere da dove vengo, l'ho dimenticato, l'ha dimenticato il mondo che mi ha creato.

Ognuno di noi ha nomi da leggenda metropolitana, ognuno di noi non viene da qua, ma ora ne fa parte, come ne fanno parte i marciapiedi, le statue, i palazzi, la cacca degli uccelli, e scopro che la notte è mia nemica, e scopro che il giorno è mio nemico, e capisco che la gente è quanto di più cattivo ci sia al mondo, e la mia mente è lenta, allentata dall'alcool che ho buttato in petto per riscaldarmi. Porto una foto sul cuore non so di chi sia, l'ho trovata nella spazzatura, la sua faccia serena mi dà la dolcezza che non posso trovare altrove, mi rasserena, anche se non sono in effetti arrabbiato, sono solo abituato alla mia condizione di clochard, rassegnato. Brutta vita? Una vita come le altre, c'è chi fa il medico, chi l'avvocato, chi lo scrittore, e c'è chi fa lo straccione, nulla di male, è il ruolo che evidentemente ho scelto, ma non ricordo perché, non credo che mi piacesse, non credo che da piccolo, semmai sia stato bambino anch'io, volessi essere un clochard.

Cosa mi ha accompagnato a vivere sul marciapiedi, neanche me lo chiedo più con chiarezza, neanche ci provo a darmi una spiegazione, non so se arriverò a veder la luce di domani, fa freddo, m'interessa solo scaldarmi col po' di alcool che m'è rimasto, e tenerlo per me, ognuno badi a sé.

Guardo il cielo, provo a contare le stelle per addormentarmi, ma fa troppo freddo, ascolto il mio cuore che ancora batte, vorrei sentirlo davvero, e legare a lui una poesia che parli di me, ma fa freddo, mi battono i denti, e le mani sono viola, le unghie sono corrose da tutta la sporcizia che ho trovato lungo il mio percorso. Ho voglia di dormire, e tra poco così sarà, ne sono certo, mentre la gente che mi scorre a fianco si diverte, tornerà poi nei suoi appartamenti veri, non di cartone come il mio, tornerà e starà al caldo e non penserà a me che sto qui a morire di freddo, soprattutto a morire nell'incredulità di me stesso che si chiede come ho potuto vivere così, senza ricordar più neanche il mio nome.

Ma vorrei solo guardare il cielo e vedere una stella cadente ed esprimere un desiderio.

Lino Grimaldi Avino

Lino Grimaldi Avino


 

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