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ART. 18 SUL LAVORO CE LO ASPETTAVAMO


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ART. 18 SUL LAVORO CE LO ASPETTAVAMO Come avevamo già previsto si è acceso il dibattito sull'art. 18, ossia sulla possibilità da parte delle grandi imprese di licenziare senza giusta causa i dipendenti.

Infatti cosa poteva servire alle imprese dopo il prolungamento dell'età pensionabile? Come avevamo già predetto la possibilità di licenziare i lavoratori che non gli servono più, magari quelli con più anzianità e quindi con stipendi più elevati.

La miccia la ha accesa il Ministro del Lavoro Fornero che dopo le fasulle lacrime per i pensionati e pensionandi ora parte all'attacco dichiarando che l'art. 18 non può essere un tabù. Alla risposta piccata dei sindacati la stessa Fornero ribatte di essere rammaricata e che si risentono parole che ricordano tempi che non devono tornare.

Come se le legittime rivendicazioni e le lotte che hanno intrapreso i lavoratori negli anni 60 e 70 fossero state una rivoluzione violenta.

Ovviamente la Confindustria, intervenuta immediatamente per bocca della Presidente Marcegaglia, si è subito unita all'appello del Ministro, ribadendo che l'articolo 18 non deve e non può essere un tabù.

Vorrei vedere la super impellicciata Marcegaglia dall'alto dei suoi miliardi di euro come poteva non richiedere di poter mandare a casa qualche centinaio di migliaia di lavoratori a medio/basso reddito?

Ancora una volta, dopo l'affaire pensioni, sembra che il problema del Paese e della sua crisi siano i dipendenti.

Da quando si è affermata la teoria che per far crescere i profitti si deve diminuire il personale tutte le aziende si sono uniformate, infatti per ogni uscita, oggi tramite pensioni, mobilità e casse integrazioni, non un assunzione. Immaginiamoci per un attimo una riforma del lavoro che consenta alle aziende di licenziare i lavoratori. Accadrebbe che molte imprese userebbero tale possibilità per sostituire i propri dipendenti più anziani e costosi con giovani sottopagati.

Che dire poi delle dichiarazioni per mettere contro le generazioni, per creare una invidia sociale tra chi lavora ed i giovani disoccupati. Non è con questo che si risolvono i problemi di crescita del Paese.

Il problema italiano è la sua classe politica e manageriale ingorda e corrotta, che a furia di intascarsi l'impossibile ha ridotto il Paese alla stregua di quelli più arretrati e ad essere il fanalino di coda dell'Europa in tutto, dai servizi sociali alle paghe, dai diritti delle famiglie al diritto allo studio.

Le nostre Università sono le più care d'Europa, per la diagnostica si è costretti, per anticipare i tempi, a pagare, i farmaci diventano sempre più a pagamento anche quelli obbligatori per determinate patologie, i mezzi pubblici sono pochi ed il prezzo è talmente lievitato da far preferire comunque i mezzi privati.

Ma con tutti questi problemi di cosa si dibatte della possibilità da parte delle imprese di poter licenziare.

Sapete a cosa serve? Ad aumentare gli utili da dividersi tra i ricchi che ne posseggono le quote. La spirale che hanno creato è quella di un abbattimento del conto economico a scapito anche di una riduzione della produzione, tanto se ci sono sempre più disoccupati chi potrà comprare?

Complimenti è proprio il modo giusto per far ripartire il Paese, ma del resto alla impellicciata Marcegaglia cosa importa, per Natale sicuramente andrà a festeggiare al mare in qualche meraviglioso paese esotico.

RR

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