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ART. 18: REINTEGRO, IMPRESE E BANCHE CONTRARIE


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ART. 18: REINTEGRO IMPRESE E BANCHE CONTRARIE Si prospetta un accordo tra il Governo Monti e l'ABC della politica sull'art. 18.

Sembrerebbe che nella stesura definitiva del ddl, il professore e la Ministro Fornero avrebbero accettato di reinserire il reintegro nei casi in cui il giudice dovesse accertare che i problemi economici dell'azienda non fossero reali.

Inoltre in caso di licenziamento disciplinare se il giudice dovesse accertare la non veridicità dell'accaduto, al lavoratore, oltre al reintegro già previsto, andrebbero riconosciuti anche i danni.

Immediata la presa di posizione di imprese e banche. Con il reintegro la riforma è inutile, quindi meglio non farla.

Cosa significa ciò?

Che imprese e banche sono chiaramente in mala fede.

Come da noi già paventato più volte a loro questa riforma non serve, come afferma il professor Monti, per il rilancio del Paese, la crescita e l'aumento dell'occupazione, ma viceversa per risparmiare sulla pelle dei lavoratori, e poterli licenziare a seconda della loro necessità di aumentare gli utili ed i dividendi per gli azionisti.

Infatti la modifica paventata dal Governo in accordo con i partiti della maggioranza trasversale, non prevede che il giudice possa sempre reintegrare il lavoratore, ma solo nel caso in cui l'azienda abbia abusato di tale possibilità non avendone chiaramente diritto.

Quindi se un'impresa è davvero in crisi economica nessun giudice si sognerà di fargli reintegrare del personale, diverso se avesse abusato di tale norma di legge. Per cui la presa di posizione sembra proprio dettata dalla preoccupazione di non poter agire a proprio favore, ossia di poter mandare via i dipendenti anche in assenza di vere e proprie necessità economiche.

Meditate cari professori, meditate. Con le vostre leggi acuirete in maniera abnorme la lotta di classe.

Per ora si manifesta con suicidi, poi...

RR

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