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Tra Albano e Castel Gandolfo, attraverso i Castelli Romani...


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"Ma cosa sono i Castelli Romani?"       
di   Massimiliano Liverotti

paese che vai...sul lago di  nemi La denominazione dei Castelli Romani sta ad intendere un insieme di paesi dei Colli Albani, situati sulla campagna romana, dove vi furono delle fortificazioni edificate da varie famiglie baronali romane.
In questi luoghi sono situate le ville tuscolane e albane che sono di grande valore artistico e botanico ma vi è anche il grande valore architettonico delle strutture di molte chiese, dove vi è un importante patrimonio di sculture, dipinti e oggetti sacri di valore. Vi sono anche i resti di costruzioni di età romana, medievale e rinascimentale, palazzi, fontane e giardini sparsi ovunque.
La zona rappresenta anche una meta, particolarmente amata dai Romani, per gite e scampagnate.

Presso il lago tra Albano e Castel Gandolfo si trova un opera idraulica risalente intorno al 397 a.C. ancora oggi funzionante. Il condotto serve a mantenere costante il livello del lago attraverso un geniale sistema di saracinesche. L’opera fa defluire l’acqua in eccesso tramite un emissario lungo 1425 metri nel Tevere nella località La Mole. Il mistero è la tecnica di costruzione usata dagli antichi per creare questa incredibile opera in rapporto ai mezzi ingegneristici del tempo forse imitando una tecnica etrusca.

Tale emissario sarebbe stato realizzato perché l’Oracolo di Delfi avrebbe fornito un responso secondo il quale le legioni romane avrebbero espugnato la città di Veio quando le acque del lago di Albano avrebbero raggiunto il mare. L’emissario può essere oggi visitato solo con una speciale autorizzazione da parte del Comune. Il tunnel è preceduto da una camera di manovra di tarda età repubblicana.

L’emissario del lago Albano colpì la fantasia di molti artisti come il Belli che ne parlò in un suo sonetto:


E’ un gran gusto er viaggià! St’anno so stato

Sin a Castèr Gandorfo co’ Rimonno

Ah! Chi nun vede sta parte de monno

Nun sa nemmanco pe che cosa è nato.


Ciànno fatto un bèr lago, contornato

Tutto de peperino, e tonno tonno;

congegnato in magnèra, che in ner fonno

ce s’arivede er monno arivortato.


Se péscheno lì giù certe alicette,

co le capocce, nun te fo bucia.

Comme veramiette de rosario


E poi c’è un bùcio, indove ce se mette

Un moccolo sull’acqua che va via:

e sto bùcio se chiama er commissario.


Altri artisti, come pittori ed incisori, furono ispirati dal particolare fascino dell’opera idraulica che fu al centro di alcune loro opere.


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