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6 Febbraio: Giornata contro le mutilazioni genitali femminili


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6 Febbraio: Giornata contro le mutilazioni genitali femminili Il 6 Febbraio è la Giornata internazionale contro le Mutilazioni Genitali Femminili, al mondo oltre 125 milioni di bambine e donne vivono con le conseguenze devastanti nel fisico e nella psiche di tale pratica che viene inflitta alle bambine dall’età infantile fino ai 15 anni, queste vittime vivono in 29 Paesi africani e nel Medio Oriente: in Egitto, Eritrea, Mali, Sierra Leone e nel nord del Sudan il fenomeno tocca quasi la totalità della popolazione femminile (più dell’80%).

A volte vi è uno spiraglio che fa intravvedere una luce: è notizia di pochi giorni fa che in Egitto un medico è stato condannato dal tribunale per la morte di Soheir El-Bataa, deceduta a 13 anni a causa delle complicanze insorte dopo essere stata mutilata. Il tribunale ha condannato il medico a 2 anni per omicidio colposo e a 3 mesi per aver praticato la mutilazione genitale femminile (MGF). Anche il padre della bambina è stato condannato per lo stesso reato e la clinica del medico è stata chiusa per un anno. Questa sentenza è stata definita “storica” e questo è stato il primo caso di MGF ad avere avuto un processo, nel 2008 in Egitto le MGF sono state proibite tuttavia rimane una pratica molto radicata nella popolazione: oltre il 90% di bambine vengono mutilate.

Anche nella tranquilla e civile Inghilterra un medico di 32 anni, Dhanuson Dharmasena, è sotto processo per aver praticato la MGF a una donna: il fatto risale al novembre 2012 quando una donna di 24 anni – residente inglese, ma di origini somale e che subì nel suo Paese la MGF a 6 anni – dopo il parto fu ricucita dal medico praticandole ancora la FGM su insistenza del marito.

Le MGF seguono il flusso migratorio, per cui in Europa vi sono moltissimi casi di MGF e, purtroppo, l’Italia ne detiene il primato: se ne contano almeno 50.000 bambine vittime di mutilazione genitale femminile.
Ecco perché Plan crede che a un problema globale occorre rispondere con una soluzione globale e Plan Italia, ancora una volta, rinnova la sua petizione affinché l’attuale governo si impegni ad affrontare la sfida della riduzione ed eliminazione delle MGF in Italia e in tutti i Paesi in cui esse vengono ancora praticate, mediante leggi e sanzioni rigorose per i trasgressori e l’istituzione di assistenza sanitaria gratuita per tutte le vittime che soffrono per le complicanze, favorendo, inoltre, la diffusione di informazioni sul tema insieme alla condivisione di esperienze che dimostrano l’efficacia dell’abbandono delle MGF.

E per ultimo il racconto di Nkatha: vive in una comunità di Tharaka Nithi, in Kenya, a nove anni fu costretta a subire la mutilazione per volere della nonna “provai in quel momento un dolore acuto che mi accompagnò per giorni. Solo all’età di 14 anni iniziai a riflettere su quella violenza, chiesi a mia madre perché non si oppose e lei mi disse che non voleva andare contro le norme della comunità.
Una parte del mio corpo è stata rimossa contro la mia volontà, i miei diritti sono stati violati” racconta Nkatha, ora sedicenne, con gli occhi velati dalle lacrime. La ragazzina ha rischiato di lasciare la scuola, ma ha deciso di continuare gli studi perché vuole diventare dottoressa. “Ho minacciato mia nonna di denunciarla” – continua – “se farà la stessa cosa alla mia sorellina”. Nkatha ha chiesto aiuto a Plan Kenya: “a 9 anni la bambina era troppo piccola per capire cosa le stava succedendo” – spiega Tom Okeyo, responsabile dei programmi di Plan Kenya e che lavora nell’area di Tharaka Nithi dove vive Nkatha – “Ragazzine come lei hanno bisogno di assistenza psicologica per superare l’esperienza traumatica vissuta e far fronte alle tremende conseguenze dovute alla mutilazione”. A novembre 2014 Plan ha raggiunto 280 bambine e 350 ragazzi tramite corsi di formazioni sulle MGF.

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