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Crash


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Crash, una parola che dà l'idea di un suono.

Cos'è crash?

E' un attimo in cui la vita cambia. Così, senza avvertimenti e avvertenze.

E ricordo esattamente un attimo prima chi ero, e un attimo dopo cosa sono diventato.

Crash, un suono univoco, di quelli che quando ti capita di sentirli vien fuori un tonfo nello stomaco.

Crash, la vita dopo ti appartiene ancora se hai avuto la forza di lottare per conquistare una cosa che già ti appartiene. Come un invasore che vuole fotterti la terra, come uno stronzo qualsiasi in discoteca che vuole soffiarti la ragazza, come il respiro, è già tuo, ma qualcuno vuole togliertelo, perché quella sera non ha di meglio da fare.

Le due di notte.

Che fai normalmente a quell'ora? Niente di straordinario se non una vasca di movida nelle vie del centro, una dopo l'altra, senza senso, avanti e indietro come un lobotomizzato commerciale. E quando sei fuori di testa abbastanza, realizzi che sei anche abbastanza fatto da poter andare a letto, certo non ti passa per la testa che alcool e cocaina non sono buoni compagni di viaggio!

Auto.

La strada diventa una linea da percorrere su di un filo, tagliando curve, col pedale giù a tavoletta… perché fa più figo! Fa più figo anche se sei solo in macchina, solo tu e i folletti della testa, frutto dell'alcool e della cocaina. Crash.

Le due di notte.

Che si fai normalmente a quell'ora? Se non puoi permetterti la movida, sarai senz'altro uno di quegl'altri che nei fine settimana lavora come cameriere in pizzeria. Infatti tornavi da lavoro a quell'ora, le due di notte. Ed eri anche abbastanza felice a pensarci. Non eri particolarmente stanco. Fumavi una sigaretta, sorridevi, facevi entrare il vento dal finestrino per refrigerare l'estate che, tanto dal caldo, sembrava essere tutta nella macchina.

Era finita la settimana, la calda stagione alle porte… si prospettava una bella settimana, e poi avevi anche un mezzo appuntamento con una tipa. Non ti potevi di certo lamentare. Eravate in tre in auto, come ogni sera.

Guardi avanti e vedi due fari di fronte, lontani. Tranquillo, abbassi la testa per scrollare la cenere nel portacenere, avverti lievemente uno sbandamento dell'auto, e sorridi sornione per un attimo pensando ad uno scherzo del guidatore. Invece.

Invece crash.

Vedi la luce dei lampioni. Provi a capire cosa è successo perché non hai visto i folletti di alcool e cocaina in compagnia del conducente dell'auto su cui viaggi. Già, dimenticavo, non sei tu a guidare, tu sei di fianco, avanti. E non puoi vederli i folletti di alcool e cocaina, perché non vi siete andati a divertire. Voi tornavate a casa da lavoro.

Crash.

Le luci dei lampioni iniziano a sbiadirsi, qualcosa si sta offuscando, certo non la tua voglia di vivere. E non capisci se è il sangue sugl'occhi, o qualcosa di più pesante che preme giù le palpebre, per cercare una strada verso gl'inferi.

Hai sentito un vetro andare in frantumi sulla tua faccia, e hai sentito un calore sulla fronte, tranquillo, era il cofano motore.

Non hai ancora capito cosa è successo. Non lo vorresti capire, non ti è chiaro. Non siete caduti giù per la scarpata, non state ancora cadendo o non avete preso sicuramente un palo.

Non ti è chiaro come mai sull'unico punto di rettilineo di questo tratto di strada qualcuno abbia confuso senso di marcia della corsia. Non vuoi pensare che qualcuno non aveva altro da fare che drogarsi proprio stasera per venirvi in faccia, non ti è chiaro perché un attimo prima fossi felice e soddisfatto della tua vita, e un attimo dopo, non sai neanche per quanto ancora ce l'avrai una vita.

Per un attimo pensi a come farai per avvertire la tipa, che non potrai andare a nessun appuntamento per un bel po', ci pensi per quell'attimo in cui non sei padrone più della tua vescica...

Le macchine non si fermano, hanno paura dei morti, ma qui non ce ne sono, ma hai paura che il primo sarai tu. E ti sforzi con tutte le tue forze di vedere ancora la luce di quel lampione, perché non sia una luce funesta a mezza via, ma la tua ancora, che ti dia la certezza che ci sei ancora, sei ancora qui.

Tutto questo mentre lo stronzo ubriaco e drogato nella macchina parcheggiata dentro la vostra vettura si lamenta perché ha un naso rotto, si lamenta come se stesse morendo. Mentre tu non sai davvero se hai ancora qualcosa d'intero, mentre i tuoi compagni d'auto non stanno certo tanto meglio di te.

E dopo tanti anni da quella notte e ti guardi allo specchio cercando in fondo al cuore una striscia di perdono, ti chiedi ancora cosa rimane.

Cosa rimane?

Rimane la paura dalla strada, dalla macchina, dal sangue che faceva paura guardare, che faceva paura capire a chi appartenesse.

A te.

Rimane la paura di una notte che rivivrai mille volte, in ogni sogno, in ogni giorno, in ogni frenata improvvisa che sentirai ancora per strada... avrai quel senso di vuoto nello stomaco che non andrà più via.

Avrai un dolore vivo nella carne ogni volta che racconterai cosa accadde quella notte, e ricorderai chi da quel momento non c'è più, e s'è portato via con sé anche parte della tua vita.

Non avrai più lacrime per piangere un momento della tua vita in cui senti d'aver combattuto davvero per difendere la stessa, come se l'avessi difesa dai lupi, per una notte intera.

Non c'è rabbia contro il mondo che ha costruito quello stolto, non c'è rabbia contro sempre quel drogato che non sapeva che fare quella notte se non correre a 140km/h in salita e contromano; quello che rimane ancora è solo la rabbia di una vita che non ha altro che paura di spegnersi, continuamente.

Senza motivo.

Lino Grimaldi Avino



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