Economia e finanza
Un iPad Mini in regalo con Hello Bank!
Martedì 04 Novembre 2014 15:58
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Hello bank! la banca digitale nata dal Gruppo BNL BNP Paribas festeggia il suo primo anno di attività con una interessante iniziativa rivolta a chi aprirà un conto tra il 3/11/2014 e il 9/11/2014; la promozione si chiama Hello! One e prevede un regalo che farà sicuramente gola ai più giovani, ma non solo, stiamo parlando di un super tecnologico tablet iPad Mini di Apple.
Chi aderirà all'iniziativa potrà inoltre aprire il conto gratuitamente e senza spese per canone, prelievi e bancomat. Per avere diritto al premio basta cliccare il seguente link: https://hellobank.it/sitefactory/hello-one, in questa pagina è possibile trovare tutte le informazioni necessarie per completare la procedura di registrazione, sono presenti inoltre le domande più frequenti e le relative risposte. Il conto Hello Bank! è un vero must per gli amanti della tecnologia, è possibile, ad esempio scaricare l'efficacissima app per la gestione del bilancio personale Hello! Personal e controllare con un semplice click il saldo, i movimenti, ricevere bonifici, ricaricare il cellulare e le carte prepagate e tant'altro. Un'altra caratteristica interessante del conto è la possibilità di attivare il servizio di SMS Alert, per rendere a prova di intrusione il proprio conto ed essere costantemente aggiornato su tutti i movimenti. Attivando il servizio riceverai infatti un sms di notifica per ogni accesso effettuato all'home banking. La caratteristica più interessante di questo prodotto, garantito dal Gruppo BNL BNP Paribas è comunque la semplicità , ogni informazione è offerta in maniera semplice, chiara e precisa, davvero in sintonia con le esigenze di tutta la clientela.
Allora, per riepilogare, se vuoi aderire a questa iniziativa collegati alla pagina: https://hellobank.it/sitefactory/hello-one , utilizza il codice promozionale da inserire al momento della richiesta di apertura conto, segui tutte le chiare istruzioni e ricorda, una volta attivato il conto, di effettuare un versamento oppure l'accredito dello stipendio, tutto con la semplicità che contraddistingue il conto Hello Bank.
6 maggio - Partono gli Incentivi per Autovetture di nuova generazione
Domenica 04 Maggio 2014 12:21
Il 6 maggio 2014 partiranno gli Incentivi auto grazie al " Decreto di Ripartizione Crescita" firmato a Febbraio scorso .
Riguarderà le auto IBRIDE , ELETTRICHE, GPL, METANO, IDROGENE, BIOCOMBUSTIBILI, BIOMETANO e potranno usufruire degli incentivi sia Aziende che Privati.
Sono escluse le auto a Benzina e i Diesel e Autovetture a Km 0
C'è da chiedersi fino a che punto questo Incentivo sortirà l'effetto voluto visto che in Italia scarseggiano strutture di Reti di rifornimento che "dovrebbero" alimentare, ad esempio, le autovetture elettriche incluse nel Decreto .
VINCOLI PER INCENTIVI PRIVATI
Gli incentivi vengono applicati per acquisti di Autovetture Nuove, non ancora immatricolate
Le Autovetture dovranno rientrare nelle seguenti soglie emissione Anidride Carbonica (Co2)
fino a 50 g/Km di Co2
fino a 90 g/km di Co2
Incentivi pari al 20% del Costo dell'Autovettura, prima dell'applicazione di Imposta e con un tetto massimo pari a :
€4000.00 per le autovetture fino a 90 g/km Co2
€ 5000.00 per le autovetture fino a 50 g/Km Co2
VINCOLI PER INCENTIVI ALLE IMPRESE
Gli incentivi vengono applicati per acquisti di Autovetture Nuove, non ancora immatricolate
Obbligo di Rottamazione (auto usate vecchie di 10 anni e possedute da almeno 1 anno ) , obbligo valido SOLO per le autovetture da 91 g/km Co2 fino a 120 g/km di Co2
Le Autovetture dovranno rientrare nelle seguenti soglie emissione Anidride Carbonica (Co2)
fino a 50 g/Km di Co2
fino a 90 g/km di Co2
fino a 120 g/km di Co2
Incentivi pari al 20% del Costo dell'Autovettura, prima dell'applicazione di Imposta e con un tetto massimo pari a :
€4000.00 per le autovetture fino a 90 g/km Co2
€ 5000.00 per le autovetture fino a 50 g/km Co2
€ 2000.00 per le autovetture fino a 120 g/km Co2 ( con obbligo di rottamazione )
Spariti 500 mila posti di lavoro: il grido di allarme della confesercenti Angri
Domenica 09 Marzo 2014 17:22
I dati allarmanti nella provincia di Salerno dei livelli del tasso di disoccupazione; il presidente della Confesercenti di Angri Aldo Severino lancia un grido di allarme: fate presto! I rimedi del nuovo governo con il “Jobs Act".
E’ di quindici giorni fa la partecipazione dell’associazione di categoria alla manifestazione tenutasi a Roma in piazza del popolo: “riprendiamoci l’Italiaâ€, dove il presidente Aldo Severino si è fatto portavoce delle istanze di commercianti, artigiani, piccoli imprese del nostro territorio, sempre più in crisi e sempre più schiacciati da tasse e pagamenti vari destinati allo Stato, che tolgono tranquillità , ma soprattutto generano un’ emorragia continua di perdite di posti di lavoro. Ora si chiede di attivare tutta la filiera delle istituzioni , da quelle locali per arrivare a quelle centrali, con un solo grido fateci ripartire e fatelo presto!
Il nuovo anno, sul fronte del lavoro, è cominciato nel peggiore dei modi, ai massimi dal 1977 il tasso di disoccupazione che, a gennaio, rileva l'Istat, sale al 12,9%, con quasi 3,3 milioni di persone in cerca di un impiego; la timida ripresa di fine 2013 non è riuscita a invertire la drammatica tendenza della disoccupazione. E così l'Istat ha certificato che a gennaio la disoccupazione ha continuato a macinare record. Infatti i numeri diffusi dicono che l’anno scorso è stato il peggiore dell'era della crisi con quasi mezzo milione di posti di lavoro persi. E’ calata soprattutto l’occupazione maschile (-350.000) mentre quella femminile è scesa dell’1,4% (-128.000 unità ), un dato peggiore anche di quello del 2009 che finora risultava il momento più nero della crisi. Boom del tasso di disoccupazione giovanile tra i 15 e i 24 anni che schizza al 42,4% con un picco del 51,6% nel Sud (e del 53,7% per le giovani donne nel Mezzogiorno), calo anche dei precari, -200mila in un anno; mentre al lavoro aumentano i più anziani (+239.000 gli over 50) a causa delle regole più rigide per andare in pensione. Si accentua la flessione nelle costruzioni (-163.000 unità pari a un -9,3%) e i posti di lavoro si riducono anche nel terziario (-1,2% cioè 191.000 unità in meno) con cali soprattutto nella pubblica amministrazione e nel commercio. Altro dato preoccupante è la rassegnazione: forte l’aumento di coloro che rinunciano a cercare un lavoro perché pensano di non trovarlo, a quota 1,79 milioni. Rispetto alla media europea che si attesta al 12%, in Italia la disoccupazione cresce di più e più in fretta!
Il lavoro sommerso torna a salire: dopo due anni in calo il fenomeno si fa risentire soprattutto al Sud, dove è al 20,9% con picchi in Calabria (30,9%). Tradizionalmente l’incidenza delle unità di lavoro irregolari risulterebbe maggiore nell’agricoltura, in alcuni servizi (commercio e pubblici esercizi) e nell’edilizia.
Ma quanto è possibile riconoscere questi numeri sulla disoccupazione nel nostro territorio? Quello che emerge dai dati Istat è un quadro a tinte fosche: la Campania è sul podio per mancanza di lavoro, seguita da Calabria e Sicilia, dato allarmante se confrontato con le altre regioni d'Italia, la più virtuosa delle quali risulta essere il Trentino.
Ma analizziamo ora la situazione fotografata nei centocinquantotto comuni presenti nella nostra vasta provincia: a Salerno un giovane su tre non trova lavoro, con una media provinciale di disoccupazione che si attesta intorno al 17,6%. Dalla classifica stilata vediamo al primo posto Pertosa con il più alto tasso di disoccupazione pari al 28,3%, al terzo posto Sant'Egidio del Monte Albino 24,1%, al quinto Pagani 23,7%, Angri al 26°posto col 19,7%, 34° Sarno 19,3%, 58° Nocera Inferiore 18,1%, 62° San Marzano sul Sarno 17,7%, 75° Cava de' Tirreni 17,3%, 81° Salerno 16,8%, 91° Scafati 16,3%. Tra i comuni più virtuosi vi sono: Ravello 153°, Positano 156°, Controne 157° e infine Campora 158° con percentuali che si attestano intorno all' 11%.
Una situazione certamente non felice ma migliore rispetto a quella della provincia napoletana che registra una disoccupazione pari al 22,6%. Migliora la situazione in Irpinia con un tasso del 15,2%, Benevento si attesta poi intorno al 14,5%, ma vediamo che la provincia in assoluto più virtuosa della Campania risulta essere Caserta con un tasso pari al 14%.
Le cifre sulla disoccupazione che, potrebbe peggiorare nei prossimi mesi, allarmano i sindacati i quali hanno chiesto al Governo interventi urgenti sulla riduzione del cuneo fiscale con conseguente inversione di rotta dell'economia nazionale. Una prima sterzata è stata invocata dalla mobilitazione promossa da Rete Imprese Italia, la confederazione di imprese guidata in questo momento da Marco Venturi (Confesercenti) che il 18 febbraio scorso ha portato in piazza oltre 60mila piccole e medie imprese, per chiedere, pacificamente, una svolta nella politica economica del governo.
Quelli della disoccupazione sono numeri definiti «allucinanti» dal premier Matteo Renzi il quale nel corso del Cdm via twitter ha annunciato che il primo provvedimento del nuovo Governo sarà il Jobs Act: un pacchetto di misure volto a semplificare e rilanciare il mercato del lavoro, cui dovrebbe accompagnarsi una riduzione del cuneo fiscale di "almeno 10 miliardi". Il Governo, spiega il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, conferma l'intenzione di «promuovere gli investimenti delle imprese, ridurre il cuneo fiscale, migliorare l'efficienza del mercato del lavoro, ridefinire il sistema degli ammortizzatori sociali e sviluppare le politiche attive per il lavoro: in sostanza far partire il Jobs Act»
Finora si tratta di una bozza che contiene una serie di riforme per creare occupazione e rendere più efficiente il mercato del lavoro. Tuttavia siamo ancora nel campo delle ipotesi e delle intenzioni. Il mondo delle imprese si aspetta grandi risposte ma soprattutto si aspetta la celerità nei provvedimenti perché si è stanchi. Si è logori di un sistema che ha portato allo sfinimento totale delle realtà commerciali piccole ma anche di quelle grandi. Si è stanchi di seguire sempre i soliti criteri di assegnazioni di poltrone e poteri, mentre l’Italia economica fatta di commercio e di imprese, lentamente muore.
ECONOMIA: 2013 annus horribilis per il commercio!
Martedì 04 Marzo 2014 16:41
Soldi in giro ce ne sono pochi, la gente spende meno e le fabbriche chiudono i battenti o delocalizzano in quei paesi dove le tasse sono più basse che qui da noi.
Il 2013 è stato uno degli anni più neri della crisi economica per le grandi, piccole e medie imprese: fallimenti, procedure non fallimentari e liquidazioni volontarie hanno superato tutti i record negativi e complessivamente si contano 111mila chiusure aziendali, il 7,3% in più rispetto al 2012. Lo affermano i dati Cerved-Group, gruppo specializzato nell'analisi delle imprese e nella valutazione del rischio di credito: male l'industria, crolla il Nord Est.
Nell'intero 2013 si è registrato un boom dei concordati preventivi (+103% rispetto all'anno precedente) mentre per quel che riguarda i fallimenti anche nell'ultimo trimestre i fallimenti hanno proseguito la loro corsa con tassi a due cifre, portando il totale dell'anno oltre quota 14mila, il 12% in più rispetto al precedente massimo, toccato nel 2012.
Secondo i dati Cerved, il fenomeno è in forte aumento in tutti i settori e in tutte le aree del Paese, riguardando anche segmenti in cui nel 2012 si erano manifestati timidi segnali di miglioramento come l'industria (fallimenti in calo del 4,5% nel 2012 rispetto al 2011 mentre ora sono in aumento del 12,9%) e il Nord Est (da -3,6% di 'crack' tra 2011 e 2012 a una crescita del 19,7%).
Nel 2013 si contano inoltre circa 3mila procedure concorsuali non fallimentari, il massimo da oltre un decennio e il 53,8% in più rispetto all'anno precedente. ''All'origine di questo boom vi è sicuramente l'introduzione del 'concordato in bianco' - affermano al gruppo Cerved, - che ha trovato ampio utilizzo'' presso le aziende italiane: la procedura, che consente alle imprese di bloccare le azioni esecutive dei creditori in attesa di preparare un piano di risanamento, ha visto nell'intero 2013 più di 4.400 domande, ma nel terzo e quarto trimestre il numero di domande si è comunque fortemente ridotto, probabilmente a causa delle correzioni apportate a livello legislativo e, in particolare, all'introduzione della facoltà di nominare un commissario giudiziale che possa controllare la condotta del debitore anche nelle fasi di pre-ammissione.
L'anno scorso è stato ritoccato anche il record negativo delle liquidazioni volontarie: nel 2013 hanno chiuso l'attività in questo modo 94mila aziende, il 5,6% in più rispetto all'anno precedente, con un aumento del 7% tra le 'vere' società di capitale, cioè quelle che hanno depositato almeno un bilancio valido nel triennio precedente alla liquidazione.
A livello territoriale i fallimenti mostrano una forte accelerazione in Emilia Romagna (+25%) e in Trentino Alto Adige (+21%) e un incremento a tassi a due cifre in Veneto (+16%) e in Friuli (+14%). Crescono a ritmi sostenuti anche i fallimenti nelle regioni del Centro (+13%) e del Sud (+10%): qui i maggiori aumenti si registrano in Toscana (+18%) e nel Lazio (+13%), mentre nel Mezzogiorno l'aumento registrato in Sicilia (+27%) viene in parte attenuato dal calo delle procedure in Abruzzo (15%) e Basilicata (+3%). Nel Nord Ovest i fallimenti superano quota 4mila (+8% rispetto al 2012): pesa soprattutto l'aumento della Lombardia (+12%), mentre in Piemonte si registra un incremento molto più modesto (+2%). Fallimenti in calo in Liguria (-8%) e in Valle d'Aosta.
La doppia faccia della crisi, nel 2013 diminuisce il numero dei mancati pagamenti ma aumentano gli importi medi
Giovedì 20 Febbraio 2014 14:32
Milano - Report dei Mancati pagamenti, per settore e Regione.
• Il secondo anno consecutivo di recessione (PIL 2012 -2,6% e PIL 2013 -1,9%) ha contribuito al deterioramento delle transazioni commerciali tra le imprese, innalzando i livelli di insoluti.
• Al calo del numero dei mancati pagamenti (frequenza -18% vs 2012) corrisponde la crescita degli importi medi (severità +9% vs 2012). Dal pre-crisi a dicembre 2013, i livelli medi dei debiti non onorati sono cresciuti in Italia del 78%.
• Il comparto più colpito all’interno è quello della Siderurgia (severità +22% vs 2012) a causa del calo della domanda interna e delle Commodities (severità +42% vs 2012), con il settore petrolifero toccato dalla riduzione dei consumi, dall’eccesso di produzione e dall’elevata volatilità dei prezzi.
• Food e tessile sono i settori nei quali i mancati pagamenti hanno registrato trend in contrazione o in stabilizzazione. Per entrambi il canale export rimane la via principale di crescita.
• Emilia Romagna, Lombardia e Lazio sono le Regioni dove costa di più, in media, un mancato pagamento.
Oggi, Euler Hermes Italia ha presentato i dati dell’edizione 2014 del Report dei Mancati Pagamenti, una ricerca trimestrale sui trend dei debiti non onorati delle imprese italiane. Un’attenta analisi condotta su ogni singola Regione, comprensiva di un approfondimento per i diversi settori merceologici che ha come base il monitoraggio giornaliero dei pagamenti, tratto dalla banca dati proprietaria costituita da circa 450.000 aziende.
I mancati pagamenti delle imprese italiane nel 2013 segnano, rispetto all’anno 2012, un calo sul fronte della frequenza sia sul mercato nazionale (-18%) sia nell’export (-17%). L’indicatore della severità , invece, registra sia un incremento in Italia (+9%) sia nei confronti dei mercati esteri (+ 6%). A destare maggiore preoccupazione è il livello degli importi medi, in Italia, rispetto al 2007 (pre-crisi), che a dicembre 2013 era superiore del 78%.
“Lo shift dei mancati pagamenti sulla severità è essenzialmente dovuto a due fenomeni: la contrazione della crescita economica e il credit crunch finanziario, afferma Michele Pignotti, Capo della Regione Paesi Mediterranei, Medio Oriente e Africa di Euler Hermes. “La leva del credito è sempre più sotto pressione: da un lato le aziende devono fronteggiare gli eventuali ritardi o mancati pagamenti, dall’altro, per dare vita al business, devono comunque rispettare gli impegni a breve termine, come i pagamenti delle materie prime e dei fornitori. Il tutto comporta una riduzione della liquidità che va a indebolire ulteriormente la situazione finanziaria dell’aziendaâ€, conclude Pignotti.
Lo scenario economico italiano
Dopo due anni di recessione, l’Italia sembra intravedere i primi segnali di ripresa che dovrebbero proseguire per tutto il 2014 (Pil +0,3%) e il 2015 (Pil + 0,8%), nonostante uno scenario politico ancora debole. L’export per l’anno appena cominciato sarà ancora il driver principale della crescita (+2,6% nel 2014 e +3,0% nel 2015), grazie all’apporto delle esportazioni nei paesi extra UE e alla ripresa delle economie avanzate, che ritorneranno sui livelli del 2010. Investimenti (-1,4% nel 2014 e -0,9% nel 2015) e consumi (-0,4% nel 2014 e +0,5% nel 2015) resteranno ancora in contrazione nel 2014, ma con variazioni più attenuate, sintomo che il Belpaese sta mostrando segnali di risveglio. La disoccupazione continuerà a crescere anche nel 2014 (12,4%) incominciando solo nel 2015 a invertire il trend (11,7%). Nel medio termine l’Italia avrà bisogno di proseguire l’attuazione di riforme strutturali al fine di guadagnare competitività nei confronti dei principali competitor internazionali.
I mancati pagamenti delle imprese
Nel mercato interno siderurgia e commodities sono i settori che presentano segnali di difficoltà , sul fronte insoluti e, soprattutto, negli importi medi. “Le commodities, - dichiara Massimo Reale, Direttore Fidi Euler Hermes Italia, e in particolar il comparto della distribuzione petrolifera, hanno fatto registrare i livelli di insoluti più elevati arrivando in media a 94.000 Euro. Contribuiscono all’incremento della rischiosità del settore il calo dei consumi, la volatilità dei prezzi delle materie prime e l’eccesso dell’offertaâ€. “La siderurgia, - prosegue Reale - soffre sia nel comparto dei “prodotti lunghi†e sia nei “pianiâ€. Alla riduzione dei consumi si aggiungono i trend negativi dei settori di sbocco come edilizia per i primi e automotive e elettrodomestici per i secondiâ€. Nel mercato estero crescono i mancati pagamenti nelle costruzioni e nell’automotive. Il primo settore paga le dinamiche in rallentamento registrate nel 2013 da alcune economie avanzate come Francia, Germania e Spagna, nelle quali l’Italia esporta materiali edilizi, come ad esempio le piastrelle provenienti dal distretto emiliano. Per l’automotive, invece, si registra una crescita dei debiti non onorati nel comparto ricambi e componentistica, specie nei paesi dell’Europa Orientale (Polonia e Romania).
Food e tessile sono i settori nei quali i mancati pagamenti hanno registrato trend in contrazione o in stabilizzazione. Per entrambi i settori il canale export rimane la via principale di crescita. Nel food, mercato interno, dopo la pressione sulla liquidità aziendale dovuta all’entrata in vigore perentoria della Direttiva sui pagamenti, sembra che anche le tensioni sugli insoluti siano rientrate. Restano alcuni problemi nella GDO di medie dimensioni. Il tessile continua con il suo trend in contrazione dei mancati pagamenti, iniziato già dal I trimestre 2013. Il Top di gamma nell’abbigliamento e nei tessuti continua a tirare, mentre, segnali di difficoltà si avvertono in Italia su alcuni distretti come le calzature del fermano, che peraltro si comportano meglio sui mercati esteri.
L’Emilia Romagna è la regione che ha registrato nel 2013 l’importo medio più elevato (35.000 Euro) anche se il trend, nell’ultimo trimestre, si è invertito. A contribuire i trend dei debiti non onorati Reggio Emilia, Piacenza e Modena, nei settori edilizia, meccanica e siderurgia. Seguono la Lombardia con 31.000 Euro e il Lazio con 29.000.
“L’outlook 2014 per i mancati pagamenti tra le imprese prevede un lieve miglioramento sul fronte della severità , grazie anche alla ripresa dell’economia nazionale. Sarà però determinante il Governo, che dovrà mettere a punto un piano di riforme strutturali economiche e fiscali per stimolare una maggiore occupazione, un’ampia internazionalizzazione e il recupero di competitività del sistema industriale italiano. L’ulteriore sblocco dei debiti della Pubblica Amministrazione e l’allentamento dei parametri di accesso al credito per le imprese, potranno garantire un nuovo slancio per ripartireâ€, – conclude Pignotti.
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