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La favola dell': "Organico" - Terza parte


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La favola dell': "Organico"
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Tornando però a pummarole, melanzane, cucuzzielli ecc. mi viene da pensare che mentre per me potrebbe pure essere rassicurante sapere che la carcioffola che ingurgito è campana, per il brianzolo medio sarebbe una bella preoccupazione, e ci penserebbe due volte prima di comprarsela. Vicino a casa = genuino? È questo l’assioma del cucuzziello? Se è così, per certe zone questo assioma non vale, anzi funziona al contrario. Tracciare l’albero genealogico della carcioffola - non sia mai transgenica! -, conoscere il luogo di semina e di scoppamiento, chi ci ha menato sopra cosa, chi l’ha raccolta, come l’ha trasportata, come è stata conservata ecc. è roba davvero complicata. A un certo punto si sconfina nella fede, ti devi fidare e basta. Uno allora cerca di tornare alla fonte, sperando che la parlata avventurosa e il viso schietto del parzunaro che si ha di fronte siano garanzia di genuinità, e che si stiano portando a casa soppressate senza stress, pomodori amichevoli, vruoccoli innocenti. O il pescatore ancora umidiccio che ti mostra il pescato guizzante, il capitone fuggitivo, più fresco di così! Poi magari il vruoccolo ti fa fesso anche se aveva una bella faccia, o il capitone si rivela metallifero nonostante la vivacità, che ne so. L’ho detto, ad un certo punto è fede, uno decide che sarà il capitone ad avere la peggio, e se lo mangia senza paura. Non sarà questo vruoccolo a fermarmi, giammai! Roba così, insomma. Sennò come si fa? Uno dice: io mangio solo biologico. Ora, non è che lo smog o le falde acquifere inquinate si fermano a distanza di sicurezza per rispetto delle coltivazioni “biologiche” . Dipende da dove stanno i cacchio dei campi coltivati, se sono troppo vicini ad una fonte di inquinanti ci puoi stare attento quanto ti pare, ci troverai comunque degli inquinanti. Hai voglia a chiamarlo “biologico”. Ergo, gente, a questo punto magnate senza troppi pensieri. “Biologico” o meno, davvero non sarà il vruoccolo ad estinguere il genere umano, non abbiate paura. Al massimo potrete passare una brutta nottata a causa di quelle cozze che vi sembravano così veraci, ma morire proprio la vedo difficile. È altro, purtroppo, ciò che ci secca in corpo certe volte. Sarebbe bello arrendersi soltanto all’assalto del cibo, più spesso ti ciacca la qualità di merda dell’aria e anche del suolo, oltre alla caterva di danni autoinflitti. Se qualcosa deve nuocermi, che almeno abbia un buon sapore, dico io. Ma ripeto, non ci pensate troppo a questi fatti pesanti. Non ne vale la pena, e non si modifica poi tanto la situazione. Magari evitate ai vostri cuccioli, se ne avete, di intossicarsi come ha fatto la nostra generazione, che di tante cose non sapeva un catanazzo. Fatevi l’orto, se appena potete. Pure sul balcone. Cercate di produrre il più possibile da voi ciò che mangiate, oppure fatevi la camminata settimanale fino al parzunaro di cui vi fidate di più. Idem per pescivendolo e chianchiere, se siete carnivori. Andate a fiducia, ma soprattutto annusate. Il vostro nasino non mente, se non è cosa ve lo farà capire chiaramente. Perdete un po’ di tempo a scegliere cosa mangiare, vi prenderete più cura di voi stessi e delle persone che amate. Guardate le vostre verdure nelle palle degli occhi mentre crescono e maturano, se è possibile. Crescersi anche solo una piantina di peperoncino è una bella soddisfazione, ci metti la cura, ti adegui ad un ritmo naturale. Insomma, cercate di difendervi, ma continuate a gustarvi la cena nel frattempo. La vita è breve e spesso stronzella, anche se sei salutista.

Ora scusatemi, è il momento del sacchetto. Mi incappotto per bene, agguanto l’organico per le recchie e, sapete, in questo momento non mi fa nessuna paura il possibile contenuto di scorie di quelle bucce di patata, culi di pomodoro, resti di uova e scorze di formaggio che mi accingo a conferire nell’apposito ecc. ecc.. Sacchetto, sappi che non mi fai più paura di quello della signora del primo piano. A giudicare dall’odore di quella munnezza, tu sei un sacchetto a salve, caro mio. 180 passi, più o meno, ed ecco che ho trasferito la mia puzza in campo neutro. Rincaso infreddolito, e al posto del vecchio sacchetto ce n’è subito un altro, vuoto, pulito, ancora ignaro di ciò che sta per inzaccherarlo. Domani è un altro giorno, si vedrà. Non vi disturbate ad andare in ansia, a quello ci penso io. Ci vediamo dall’altra parte dello specchio.

Luca Buoninfante



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