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Amnesty: business delle torture, coinvolte cinque aziende italiane


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amnesty business torture Amnesty International, l'organizzazione mondiale per la difesa dei diritti dell'Uomo, e la Omega Research Foundation hanno pubblicato un rapporto intitolato "From Words to Deeds" ("Dalle parole ai fatti") che denuncia un vero e proprio business delle torture messo su da alcune compagnie del Vecchio Continente: alcuni Paesi europei, tra cui anche l'Italia, sarebbero infatti coinvolti nel commercio di strumenti utilizzati in metodi disumani di interrogatorio. In particolare nel mirino di Amnesty ci sarebbero la Germania, la Repubblica Ceca ma anche l'Italia, dove sarebbero 5 le aziende denunciate nel rapporto.

Manganelli arpionati, cuffie da elettroshock, spray chimici: sono solo alcuni degli strumenti che Paesi membri dell'Ue commercializzano in almeno 9 Stati del mondo che adottano queste pratiche. Tutto ciò avviene nonostante l'introduzione nel 2006 della normativa europea che vieta l'esportazione di questo tipo di "attrezzature". Secondo Riccardo Noury, portavoce della sezione italiana di Amnesty International, l'Italia produce manette o manicotti da elettroshock che emettono scariche da 50.000 volt: questi scambi illeciti sarebbero avvenuti all'insaputa del Governo che ha dichiarato di non essere a conoscenza di alcun produttore o esportatore attivo in questo campo.

Il rapporto di Amnesty verrà preso in esame domani a Bruxelles, nel corso della riunione del Sottocomitato sui diritti umani del Parlamento europeo. Le cinque aziende italiane sono menzionate nella tabella pubblicata a pagina 34 del rapporto (Defence System Srl, Access Group srl, Joseph Stifter s.a.s/KG, Armeria Frinchillucci Srl e PSA Srl) i cui prodotti sono apertamente commercializzati su Internet.

Roberta Iannarone

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