Google+

Il Marat Sade - talk Show - in scena al Teatro Elicantropo di Napoli fino al 19 dicembre.


clicca qui per le news su Kayenna.com

Marat Sade - talk show Grande prima nel piccolo Teatro Elicantropo. Nel seicentesco complesso dei Gerolomini, nel cuore di Napoli, a due passi dal Duomo, si è rappresentato il Marat-Sade di Peter Weiss nell'adattamento e regia di Carlo Cerciello, prodotto dal Laboratorio teatrale permanente del Teatro Elicantropo e da Vesuvioteatro. Il capolavoro di Weiss è stato rovesciato come un guanto e riproposto come talk show  dell'italietta berlusconiana che tutto consuma e banalizza con l'arroganza e la volgarità della telecrazia quotidiana.
Anni luce da quella mitica rappresentazione (1967) del Marat Sade di Peter Brook che accendeva fuochi per una rivoluzione che sembrava proprio dietro l'angolo - ma anche da una quasi sconosciuta messinscena (1971) del nostrano Teatrogruppo di Salerno - Per non parlare poi della più recente (1993) rappresentazione de La Compagnia della Fortezza formata dai detenuti del carcere di Volterra per la regia di Armando Punzo e recentemente riproposta.
E così, nella messinscena di Cerciello, il Dirigente dell'emittente televisiva (il Minzolini-Masi di turno), patetica  controfigura del Direttore del manicomio di Charenton, apre le danze di uno spettacolo parodico che sbeffeggia, con indecente volgarità, la rivoluzione francese. Ed un azzimato presentatore introduce i personaggi e commenta, alla sua maniera, lo svolgersi dell'azione, come l'originario banditore di Weiss.
Marat - nella prima efficacemente interpretato da un'attrice -  si muove, sempre accompagnato dalla fedele Simonne, su una sedia a rotelle (emblematica intuizione)  intento a scrivere le sue arringhe rivoluzionarie. Sade (uno e trino) è uno smilzo ed effeminato cicisbeo di fine settecento che si riflette e si rappresenta, come controcanto fisiognomonico, nelle sovrabbondanti rotondità di due scollacciate ballerine d'avanspettacolo televisivo che duettano con lui. Non c'è alcuna traccia, se non parodica, di quella rivoluzionaria violenza della sessualità sadiana che valse, allo scrittore Sade, l'internamento a Charenton e la fama postuma.
Inutile richiamare quindi Artaud, la follia manicomiale ed il teatro della crudeltà: la flagellazione di Sade o il supplizio di Damiens sono spariti o richiamati parodicamente...



Marat Sade talk show Sade - nel dialettico scontro con Marat sulla rivoluzione - vuole prevalere solo con l'ostentata lascivia delle sue alter-ego femminili. Perciò Charlotte Corday è una sensuale star televisiva che ostenta compiaciuta le sue virtù seduttive e le sue doti canore esibendo il pugnale come gioioso strumento di appaganti pratiche sessuali. Anche Duperret, con la chitarra, si presenta col canto ed il suono di un cantautore di regime come (in Weiss) il controrivoluzionario deputato girondino, amoroso della Corday.
Solo Jacques Roux, qui nelle vesti di magistrato continua, come Marat, ad arringare in maniera sempre più ossessivamente inutile una plebe che vive solo fiammate di rivolta e sarà facile preda delle seduzioni napoleoniche.
Uno spettacolo corale, scandito dallo scorrere sullo schermo delle singole scene, alla maniera del Brecht didattico: un'equilibrata partitura vocale e musicale che una trentina di interpreti, quasi tutti in scena contemporaneamente - e che saranno sostituiti da altri attori nel prosieguo delle repliche - rappresentano con grande senso del ritmo e consapevole partecipazione collettiva.
Una nota per i costumi, in particolare quelli del trino Sade e per gli indovinati arrangiamenti musicali.
In chiusura un interrogativo che mi accompagna e che rivolgo problematicamente a Cerciello, come interprete (registicamente parlando) di un teatro impegnato e politico. E un Marat Sade con le sue ghigliottine, le sue teste mozzate, i suoi supplizi, le sue frustate, le sue crudeltà, le sue camicie di forza  non potrebbe essere, catarticamente, una medicina più efficace per aggredire i virus berlusconiani nel nostro sangue? 


Il Marat Sade - talk Show -  sarà in scena al Teatro Elicantropo di Napoli Vicolo Gerolomini tutti i giovedì ed i sabato alle ore 21 e la domenica alle ore 18 fino al 19 dicembre.


Attilio Bonadies

fbPixel