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Facebook: false gift cards di Starbucks che rubano i dati personali


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Facebook: false gift cards di Starbucks che rubano i dati personali Bochum (Germania)- Stavolta nell’occhio del ciclone è finita la nota catena internazionale di caffè Starbucks. La falsa campagna che la interessa si sta diffondendo in tutto il mondo attraverso Facebook, ormai diventato uno dei mezzi preferiti dai truffatori per le frodi online. Dopo l’ultima ai danni di Media Markt dilagata nelle scorse settimane, i G Data SecurityLabs hanno scoperto una nuova truffa ai danni degli utenti del social network ideato da Zuckerberg.

La pagina principale della campagna ha un design molto semplice e in perfetta armonia con lo stile del social network. Gli utenti vengono invitati a condividere il post sulla propria bacheca e poi a dare il loro "Like".
I testi utilizzati negli annunci sono in inglese, così da aumentare il numero di utenti che possa effettivamente cliccare e accettare il "messaggio esca".

Seguendo i passaggi, viene visualizzata una finestra pop-up in cui si dice all’utente di essere il vincitore della giornata e invitandolo, pertanto, a scegliere uno dei premi in palio (prodotti hi-tech, gift cards, ecc.).
A questo punto, il riferimento a Starbucks scompare e l’utente viene incalzato, attraverso un timer, a cliccare velocemente sul premio che desidera ricevere, prima che il tempo scada. Nessuno, ovviamente, riceverà nulla, a prescindere da quanto sia stato veloce a cliccare.

Cosa succede se si sceglie un premio e si seguono le istruzioni?
Scegliendo una delle offerte sopra descritte, inizialmente l’utente viene dirottato verso quiz o piccoli test che alla fine chiederanno informazioni personali per attestare la propria partecipazione. Se l’utente fornisce dettagli come nome, cognome, email, indirizzo, numero di telefono, ecc., diventerà vittima di campagne di spam o alti tipi di truffe. In Germania, all’utente è stato richiesto, talvolta, solo l’inserimento del numero di cellulare con la sottoscrizione di un abbonamento del costo di 4.99 euro a settimana, per esempio, che spesso approva senza leggere effettivamente il testo dell’accordo.

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