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Dopo Fukushima il Giappone spegne il nucleare. Nell'aria boom di emissioni inquinanti.


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Dopo Fukushima il Giappone spegne il nucleare. Nell'aria boom di emissioni inquinanti. A 14 mesi dal disastro di Fukushima, il Giappone ha scelto cambiare drasticamente la fonte primaria di energia del Paese, oggi, dei 54 reattori nucleari dislocati nel territorio, uno solo è operativo; il governo ha chiuso per manutenzione tutti gli altri, promettendo una legge che manterrà in vita una centrale per un massimo di 40 anni. Le intenzioni sono buone, il problema è che, senza energia nucleare,  il Giappone produrrà fino a 210 milioni di tonnellate di emissioni in più rispetto all'anno di riferimento del 1990, potrebbe cioè superare 1,400 miliardi di tonnellate di sostanze inquinanti, vanificando, di fatto, la promessa di Copenaghen del 2009, quando garantì di poter tagliare le emissioni del 25% rispetto al 1990.

Greenpeace chiede al Governo giapponese «Di cogliere l'opportunità di un Paese denuclearizzato per ascoltare finalmente i suoi stessi esperti e il popolo giapponese che chiede di tenere spenti i reattori e di concentrare ogni sforzo per aumentare l'efficienza energetica e l'uso delle energie rinnovabili».

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