La Libia è nel caos, dilaga la corruzione e la popolazione è stremata.

Venerdì 16 Dicembre 2011 11:13

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La questione della sicurezza interna e la ripresa delle esportazioni di petrolio sono le due priorità delle nuove autorità libiche, ma le sfide sono enormi per un paese dove nulla funziona correttamente, un paese sotto dittatura da quattro decenni di Gheddafi, e prima dalla monarchia di re Idris (1951-1969).

Il Consiglio nazionale, l'organo che sovrintende la transizione è in grave difficoltà, si sospetta la presenza di ex uomini del tiranno nel governo, il CNT deve poi riuscire nel difficile compito di coniugare le ambizioni di diverse regioni ed etnie.

Ma sono i problemi di sopravvivenza quotidiana della popolazione ad avere grande importanza; due mesi dopo la morte di Gheddafi sono sempre più frequenti le dimostrazioni della popolazione contro i nuovi leader politici, il ministro della Salute, è stato accusato di non dare le giuste cure alle centinaia di persone ferite nel corso del lungo conflitto; anche il ministro dei trasporti è sotto attacco per via della disastrosa situazione che persiste e che si aggrava col passare del tempo.

I problemi si accumulano, i soldi mancano, la paura e che la corruzione dilagante possa far sparire in mille rivoli l'ingente tesoro accumulato dalla famiglia Gheddafi, ad oggi, solo 3.000 milioni di dollari dei 18.000 scongelati sono stati effettivamente consegnati al CNT.

Sono ostacoli che possono essere superati; la realtà più complicata da risolvere è quella delle lotte interne tra le diverse tribù del paese, le rappresaglie e gli scontri a fuoco sono all'ordine del giorno, antichi e nuovi rancori rendono questo aspetto difficilmente superabile.

Per questi motivi sarà molto difficile rispettare le scadenze fissate dal CNT per celebrare le prime elezioni legislative previste per l'inizio della prossima estate e qualcuno comincia a rimpiangere il defunto dittatore.