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Muammar Gheddafi si avvinghia rabbiosamente al potere. Berlusconi lo rassicura niente missili ai rivoltosi.


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Gheddafi promette... morte ai ratti. Muammar Gheddafi si avvinghia rabbiosamente al potere e urla: "Non ti lascerò mai, morirò come un martire"; queste le parole del sessantottenne dittatore libico nel suo discorso televisivo di 75 minuti trasmesso ieri dall'emittente di stato, il primo intervento ufficiale dopo le rivolte scoppiate il 15 febbraio a Bengasi, parole e atteggiamenti da belva ferita: "… io sono il leader della rivoluzione, ... io resterò in Libia e verserò fino all'ultima goccia del mio sangue."

Consapevole della sua debolezza, Gheddafi ha tentato ieri di creare un clima di guerra civile per sedare la rivolta. Il dittatore è apparso in televisione per minacciare morte e distruzione e ha incoraggiato i suoi fedeli a cercare ovunque, in ogni casa, gli avversari, ratti e tossicodipendenti che minacciano il suo regno promettendo la pena di morte per tutti. Il regime sta utilizzando centinaia di mercenari provenienti da Niger, Ghana e Sudan per coprire l'escalation delle diserzioni dell'esercito. La comunità internazionale ha condannato la brutale repressione dei tumulti, anche il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha discusso possibili sanzioni economiche contro il regime, ma non è riuscito a raggiungere un accordo.

Il segretario generale della Lega Araba, Amr Moussa, ha detto ieri sera che l'organizzazione ha deciso di escludere Gheddafi dalle riunioni fino a quando non si rispetteranno le “esigenze democratiche della popolazione”, minacciando in caso contrario l'espulsione della Libia dall'organizzazione.

Il Perù è stato il primo paese ad annunciare la sospensione delle relazioni diplomatiche con la Libia fino a quando il regime non deciderà di abbandonare la violenza contro i dimostranti. Il presidente del paese andino, Alan Garcia, ha detto che chiederà al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di stabilire una zona di esclusione nello spazio aereo libico per impedire l'uso di aerei da combattimento contro la popolazione civile.

Il più conciliante è stato il Premier italiano Silvio Berlusconi, che ieri sera ha telefonato a Gheddafi per chiedere una soluzione pacifica alla difficile situazione ed evitare la guerra civile. Berlusconi ha anche assicurato il dittatore che l'Italia non ha mai consegnato armi o missili ai manifestanti, come invece evidenziato dal leader libico ieri.

Sono “più di mille le persone innocenti morte in Libia”nelle manifestazioni di questi giorni. Il Ministro degli Esteri Franco Frattini, riferendo in Aula sulla situazione libica, ha giudicato “verosimili” le stime dei morti fornita dalle emittenti televisive arabe, oltre 1000. Frattini ha sottolineato che in nostro paese “ha fatto quel che doveva fare” seguendo la linea tracciata dai governi Dini, D'Alema e Prodi.

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IL VIDEO CHE DIMOSTRA LA BRUTALITA'DELLE REPRESSIONI.

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